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Biblioteca sacra di Don Lisander

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MANZONI E LA BIBBIA

Biblioteca sacra di Don Lisander

Scaffali manzoniani. La biblioteca della Villa Manzoni a Brusuglio alle porte di Milano
Scaffali manzoniani. La biblioteca della Villa Manzoni a Brusuglio alle porte di Milano

Non è ora nostro compito ricostruire la formazione teologica di Manzoni a partire dalla sua conversione per passare attraverso il fluire degli anni successivi (soprattutto col sostegno dell’abate Eustachio Degola e di mons. Luigi Tosi, poi vescovo di Pavia), un percorso per altro già interamente perlustrato.2 Ci accontenteremo, invece, prima di affrontare la questione specifica dell’uso delle S. Scritture nelle Osservazioni, di gettare uno sguardo nella biblioteca di Manzoni per un sondaggio di verifica degli eventuali sussidi biblici ed esegetici che egli aveva a disposizione. In questo ci aiuta l’essenziale catalogazione elaborata da C. Pestoni sui materiali della “Sala Manzoniana” della Biblioteca Braidense e sulle collezioni librarie presenti sia nella villa di Brusuglio sia nella casa di via Morone. È questo un curioso viaggio documentario che rivela qualche sorpresa.

Prima di fissare l’attenzione sulle edizioni della Bibbia, è interessante notare che tra quei volumi non mancano strumenti esegetici in uso allora, sia pure raccolti in forma un po’ dispersa. Cosí, ci imbattiamo in una selezione italiana dell’immensa opera esegetica di A. Calmet, in un’edizione di Giuseppe Flavio, lo storico giudeo-romano del I sec., in un paio di storie dell’Antico e Nuovo Testamento (quella di N. Alexandre e l’abrégé della sterminata storia dell’Antico Testamento in dieci volumi di F.Ph. Mesenguy, uscita nel 1737 e il 1753), nei commenti ai Salmi di s. Agostino, in quello al Miserere dell’Avrillon (1770), in alcune “spiegazioni” di Giobbe, dei Salmi, della Passione, in un saggio su 1Corinzi 13 e il tema della carità, persino in un testo sulla pasqua giudaica (Agneau pascal) e nell’opera Les Saints Evangiles traduits de la Vulgate dall’abbé Dessance (1836).

Si accumulano anche vari manualetti di pietà che contengono testi biblici, soprattutto quelli inerenti all’officiatura liturgica. Oppure si hanno libri di meditazione come quelli sulla Lettera ai Romani di Paolo di N. Le Gros (1735) e sulle Beatitudini (Matteo 5, 1-2) – un brano evangelico che appare spesso nelle Osservazioni –, di O. de Planta (1859). Affiorano anche versioni “letterarie”, piú o meno di qualità, di scritti biblici, come il Giobbe tradotto in terza rima di A. Fava (1851) e le Versioni dalla Bibbia di B. Barozzi (1870). Non manca anche qualche esempio di uso apologetico delle Scritture, uso che sarà ampiamente praticato da Manzoni nelle sue Osservazioni: citiamo La divinità della cattolica religione provata con la conversione e l’apostolato di s. Paolo di C. Maggi (1817).

Il nostro interesse, però, si orienta soprattutto sulle edizioni della Bibbia e qui ci imbattiamo in qualche sorpresa. Manzoni, certo, ha a disposizione nella casa di via Morone la classica Vulgata, della cui funzione teologica già si è detto. La possiede nell’edizione in 8 volumi pubblicata da Vitré a Parigi nel 1652 col titolo Biblia sacra. Vulgatae editionis, Sixti V Pont. Max. authoritate recognita [. . .]. Ma, sempre in via Morone, la libreria manzoniana rivela anche una notevole serie di Bibbie integrali o parziali in volgare. Cosí, incontriamo la Sainte Bible de Vence, en latin et en français in ben 28 volumi (è la quinta edizione di Mame e Delaunay-Valley del 1827- 1833) e Le Nouveau Testament en français, edito da J. Nicolay ad Amsterdam nel 1727 in 8 tomi.

Segnaliamo, poi, la Parafrasi delle epistole di s. Paolo aggiuntovi allato per la prima volta il testo latino (Vercelli, Panialis, 1770, 2 volumi) e una serie di versioni in italiano o francese di libri biblici singoli: Giobbe, a cura di S. Mevj (1858); i Salmi in una traduzione francese del 1762, nella volgarizzazione dall’ebraico di C. Varisco (1810) o dal francese a cura dello stesso autore (1810) o nella versione poetica di A. Fava (1870); Isaia, reso in terzine italiane da M. Villareale (1868).

Se ci spostiamo a Brusuglio, troviamo ancora la Vulgata nell’edizione di Anversa (F. Grasset 1592, in 6 tomi). Ci sono, però, anche The Holy Bible, destinata all’uso liturgico nella Chiesa anglicana, il solo III tomo di una Bible traduite sur les textes originaux, avec les différences de la Vulgate, edita a Colonia nel 1753, e un Abrégé de l’histoire et de la morale de l’Ancien Testament, una specie di prontuario antologico biblico (1816). Un cenno a parte merita – per concludere questa panoramica sulle raccolte di testi biblico-esegetici della biblioteca di Manzoni – un volume squisitamente filologico- critico, presente a Brusuglio: Gothicae versionis epistolarum divi Pauli ad Galatas, ad Philippenses, ad Colossenses, ad Thessalonicenses primae quae supersunt ex Ambrosianae Bibliothecae Palimpsestis deprompta cum adnotationibus edidit Carolus Octavius Castillionaeus (Mediolani, Regiis Typis, 1835). L’insieme della strumentazione biblica che il Nostro aveva a disposizione corrispondeva a quella che poteva avere in dotazione un teologo dell’Ottocento; per certi versi era anche superiore, anche se quest’ultimo poteva poi accedere alle biblioteche dei Seminari o delle istituzioni ecclesiastiche.

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