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Materia per la coscienza

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Scienza e Filosofia

Materia per la coscienza

Apollo al lavoro. Illustrazione dal volume di  Emil du Bois-Reymond «Untersuchungen über thierische Elektricität » (Ricerche sull'elettricità animale) , Reimer Berlin 1884 vol.II
Apollo al lavoro. Illustrazione dal volume di Emil du Bois-Reymond «Untersuchungen über thierische Elektricität » (Ricerche sull'elettricità animale) , Reimer Berlin 1884 vol.II

Lo storico Gabriel Finkelstein, dell’università di Denver, con la monografia sul neurobiologo berlinese Emil du Bois-Reymond (EdBr), traccia il profilo di uno dei grandi intellettuali dell’800. EdBr divenne famoso per due saggi sui limiti della conoscenza della natura. Nel primo del 1872 (I confini della conoscenza della natura), insuperato per rigore e concretezza, EdBr si chiede se la mente possa indagare l’origine della materia, da cui essa proviene, ed esprimere, con dati naturalistici e non descrittivi, che cosa sia la coscienza. EdBr pone il problema se la coscienza possa capire sé stessa: in termini tecnici, se i meccanismi cognitivi cerebrali possano indagare la loro origine dalla materia di cui sono formati. La seconda pubblicazione, I sette enigmi del mondo, del 1880, è possibilista su quanto la mente possa capire, ma circa materia e coscienza é altrettanto categorica. I due lavori (testi di conferenze) furono stampati in un unico libro, del quale uscirono in pochi anni una dozzina di edizioni in tedesco e traduzioni in molte lingue.

L’edizione italiana, in un’accurata traduzione e con introduzione di Vincenzo Cappelletti, uscì a Firenze nel 1957 e poi, a Milano, da Feltrinelli, nel 1973. Nel 1872 EdBr era già noto fra i biologi per i lavori sull’elettricità animale, in cui sono fondamentali sia i dati della ricerca che i galvanometri da lui ideati per la registrazione affidabile dell’elettricità animale. Queste ricerche e le discussioni col collega italiano Carlo Matteucci, autore di un saggio importante sui fenomeni elettrici negli animali, sono esposte da Finkelstein con molti dettagli. Grande fu la sorpresa che uno dei maggiori biologi, sulla base della concretezza della ricerca scientifica, sostenesse che la realtà della materia e il suo movimento e la coscienza sono, e rimarranno, incomprensibili.

Per EdBr coscienza e autocoscienza sono eventi naturali di un substrato materiale, il parenchima del cervello. Noi possiamo registrare, scrive EdBr, «quale gioco di carbonio, idrogeno, nitrati, ossigeno e fosforo corrispondono alla felicità d’ascoltar musica, quale movimento dei loro atomi provoca il piacere dei sensi, e quale tempesta molecolare il dolore della nevralgia del trigemino». Ma neanche la più perfetta conoscenza del cervello, che le neuroscienze de-vono perseguire, può dirci come «movimenti di particelle materiali possano introdurci nel regno della coscienza. [...] La scienza non può spiegare come la coscienza sia il frutto delle loro azioni coordinate. [...] La conoscenza [...] del cervello ci rivelerà in esso nient’altro che materia in moto. [...] Attraverso nessuna immaginabile disposizione o movimento delle particelle materiali è dato gettare un ponte nel regno della coscienza».

Il saggio del 1872 termina con l’ammonimento Ignorabimus, in corsivo, in mezzo alla pagina. La discussione che ne seguì fu chiamata per questo Ignorabimusstreit (Lite sull’Ignor). EdBr fu il primo scienziato a porsi il problema dei limiti della conoscenza non con l’introspezione o speculando e deducendo da teorie e speculazioni altrui, com’è costume di filosofi e teologi, ma avendo sperimentato, nella ricerca dei meccanismi nervosi della coscienza, che oltre certi limiti la mente non può andare.

Nello stesso saggio pone il dilemma, anch’esso senza risposta, della materia e della forza da cui la mente proviene. «La nostra conoscenza della natura è dunque racchiusa tra i due confini, che per sempre la natura ad essa impone: l’incapacità da un lato di comprendere la materia e la forza, dall’altro di dedurre processi psichici da condizioni materiali. All’interno di questi confini lo studioso della natura è signore e maestro, egli suddivide e ricompone, e nessuno sa dove siano le barriere del suo sapere e della sua potenza: però al di là di essi egli è e sarà sempre impotente». EdBr si chiede se «i due confini della nostra conoscenza della natura non siano per caso identici, cioè se, quando noi riuscissimo a concepire l’essenza della materia e della forza, non comprenderemmo anche come la sostanza che ne è fondamento senta, desideri, pensi».

L’impossibilità dei meccanismi cognitivi del cervello di capire come essi stessi funzionano è il fondamento verosimile dei limiti della conoscenza. L’Ignorabimusstreit, documentato con un’immensa bibliografia da Finkelstein, fu talora di un’asprezza insolita per argomenti del genere. Cattolici e protestanti, idealisti, positivisti, neokantiani e marxisti non potevano accettare i limiti alla mente umana di capire gli eventi naturali. Per molti biologi l’opinione di EdBr era un oltraggio all’evoluzione darwiniana. Per il fisico Maxwell le riflessioni di EdBr erano «ridicole». Di loro si interessarono comunque matematici e politici come Otto von Bismarck, Friedrich Engels, Walther Rathenau e Lenin, per il quale l’agnosticismo di EdBr era «reazionario».

Finkelstein trova influssi di EdBr in Flaubert, Fontane, Turgenev, Heinrich Mann, Musil, Schnitzler ed altri narratori. William James disse di non trovare obiezioni agli scritti di EdBr, che però lo deprimevano. Per lo storico marxista della filosofia Ludovico Geymonat la conclusione di EdBr è «pericolosa» perché rischia di riaprire la porta alla religione. (Storia del pensiero filosofico e scientifico Garzanti Milano 1971 vol.V p.519).

Per l’ammonimento Ignoramus ed ignorabimus EdBr è considerato dai neuroscienziati Giulio Tononi e Christof Koch un «defeatist» (Phil.Trans.B 370 2014.0167 2015) perché alla conoscenza umana non é lecito porre limiti. Le obiezioni, anche degli scienziati che si pronunciarono, non si riferiscono a dati della ricerca sulla coscienza e sul suo substrato materiale, ma sono speculazioni teoriche e spesso peregrine, quando non insulti per la presunta arroganza o faziosità di EdBr.

Finkelstein si chiede quanti di loro l’abbiano capito. Scienziati di grande levatura come Wolf Singer e Vernon Mountcastle sollecitano invece a riflettere sui limiti dei meccanismi della coscienza che studiano sé stessi. Riconoscere i limiti della conoscenza e il rifiuto di superarli con metodologie non scientifiche mette al riparo la scienza dalle accuse ricorrenti e assurde di onniscienza: la mente, per conoscere la natura e sé stessa, che della natura fa parte, ha la metodologia della scienza. Ciò che con essa non si può raggiungere (è il caso della coscienza) rimarrà sconosciuto.

È passato quasi un secolo e mezzo dal lavoro di EdBr, e il dilemma della coscienza e della materia che la forma è immutato. Conosciamo ora molte particelle, ma di nessuna sappiamo come ci faccia pensare. Sappiamo che nell’universo c’è un’energia oscura di cui il nostro cervello è in grado di percepire uno degli effetti (l’accelerazione del-l’espansione dell’universo) ma niente di più. Difficile immaginare una conferma più valida all’ignorabimus di EdBr. La vita familiare, l’immenso lavoro scientifico e divulgativo, l’opposizione all’antisemitismo dilagante anche nell’università, la fedeltà alla monarchia, sono aspetti della vita di EdBr di cui nel libro si parla diffusamente.

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