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Scivolare sulla risata

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Economia e Società

Scivolare sulla risata

Non c’è niente di più comico dell’infelicità, altrui naturalmente; lo diceva persino il serissimo Samuel Beckett. Sarà per questo, forse, che il logo dell’unico festival italiano dedicato all’umorismo, alla comicità e alla satira è una buccia di banana, su cui uno cade e su cui un altro ride.

Giunto alla seconda edizione, dopo il successo della passata, «Il senso del ridicolo» si chiude oggi a Livorno con l’ultima infornata di ospiti: Claudia de Lillo, alias Elasti; Paolo Nori; Matteo Caccia; Andrea Cane; Marianna Aprile; Alessio Viola; Gianni Canova; Davide Ferrario... in un calendario di satira ricco e saturo, dal cinema ai giornali, dalla televisione al teatro, dalle mostre ai laboratori per bambini: «Questa è una rassegna trasversale, non “a tema”», spiega il direttore Stefano Bartezzaghi, semiologo, giornalista, scrittore con la passione per l’enigmistica ereditata per via paterna.

Se l’anno scorso si è discusso di umorismo ebraico, quest’anno si passa a quello british, grazie alla penna esilarante, affilatissima di Alan Bennett: oggi pomeriggio, in piazza del Luogo Pio, Ottavia Piccolo leggerà una spassosa «storia di antiquariato» scritta appunto dall’autore britannico. Altro filo rosso è, infatti, l’arte, l’ironia e la burla d’artista, come le finte teste scolpite da Modigliani (rinvenute nella sua Livorno nel 1984, ma poi rivelatesi false) o gli «scherzi disseminati in alcune opere di Giotto, che oggi chiameremmo vignette».

Dalla satira non si scappa, insomma. Patria della satira canagliesca e vernacolare, Livorno ha fortemente voluto il «primo festival culturale di riflessione sull’umorismo. È stata la Fondazione Livorno a cercarmi più di un anno fa: all’inizio ero titubante; portare una rassegna sul ridicolo nella città che si crede la più spiritosa d’Italia era una sfida impegnativa, ma l’accoglienza è stata calorosa e l’esperienza stimolantissima. Credo che la comicità sia fortemente legata alla geografia, oltre che alla storia e alla cultura di un popolo».

Perciò oggi si confronteranno due guru dello spirito, nel senso di spiritoso: Mario Cardinali, fondatore e direttore de «Il Vernacoliere», e Bruno Gambarotta, istrione di tv, radio, stampa e quant’altro: l’incontro si intitola Senza Asti, né Livor, alludendo alle origini e alla diversa sensibilità comica dei due, Cardinali livornese e Gambarotta astigiano, e si giocherà come una «singolar tenzone» sul rapporto tra censura e satira.

Il «senso» cui allude il titolo della kermesse «è parola interessante, sia per l’ovvio rimando alla sfera sensoriale, corporea, pre-razionale, sia, viceversa, per la sua eco razionalissima, cioè nell’accezione di “direzione”, ma anche di “scopo”. Il “senso del ridicolo” viene prima di altre categorie e concetti più strutturati e tematizzati come “ironia”, “umorismo”, “arguzia”... Prima di tutto c’è la risata, il ridicolo, anche involontario».

Ma qual è il senso, il verso della comicità oggi? In quale direzione sta andando? «La comicità, oggi più che mai, è un’arma retorica potentissima, e non a caso anche la politica se ne serve: pensiamo alla campagna elettorale di Trump, che ha messo in ridicolo, appunto, gli avversari, li ha sbeffeggiati, ne ha fatto la caricatura sboccata, un po’ come da noi fa Grillo. La comicità è un’arma per conquistare la pancia del Paese».

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