Cultura

Con «Help» Mozia mette in mostra l’età della plastica

  • Abbonati
  • Accedi
DAL 25 SETTEMBRE

Con «Help» Mozia mette in mostra l’età della plastica

L’ installazione HELP, l'Età della plastica, ideata dall'artista Maria Cristina Finucci, è ospitata dal 25 settembre all'8 gennaio dall'isola di Mozia, situata sulla costa occidentale siciliana nello stagnone di Marsala (Tp): l'opera, costituita dall'assemblaggio manuale di oltre 5 milioni di tappi usati di plastica colorata racchiusi in gabbioni metallici, delinea in uno spazio di forma quadrangolare la parola HELP, che si snoda sul terreno con grandi lettere tridimensionali (alte fino a 4 metri ciascuna per una estensione totale di circa 1.500 metri quadrati).

È promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con la Fondazione Whitaker, nell'ambito del progetto Wasteland - The Garbage Patch State diretto da Paola Pardini, che si è sviluppato a partire dal 2013 con il coinvolgimento di organismi internazionali, aziende, fondazioni, associazioni, università. In particolare l'Università Roma Tre e l'Università degli Studi di Palermo si sono impegnate attivamente nella promozione dell'evento di Mozia, creando una catena umana di sensibilizzazione per la raccolta dei materiali plastici su vasta scala.

Maria Cristina Finucci utilizza il linguaggio espressivo e radicale dell'arte per sensibilizzare i rappresentanti della società civile sul tema delle Garbage Patch, le enormi isole di plastica che galleggiano negli oceani di tutto il globo. L'agenzia ambientale governativa americana NOAA ha calcolato che queste isole, formate da spazzatura e composte al 90% da materiali plastici, possano arrivare a occupare una superficie totale pari a circa 16 milioni di chilometri quadrati. Per questo l'11 aprile del 2013 a Parigi, nella sede dell'Unesco, l'artista ha simbolicamente ufficializzato il Garbage Patch State come una vera e propria Nazione, dotata di una bandiera, una costituzione, delle leggi e delle ambasciate. Questo è infatti l'obiettivo finale del progetto e la novità dell'intervento creativo dell'artista: dare un'immagine a un fenomeno sfuggente - la plastica corrosa dal mare e disgregata nell'acqua a cui si aggiunge il pulviscolo della microplastica – attraverso la creazione di un'immagine concreta del Garbage Patch nelle installazioni come nella pubblica opinione (utilizzando materia, spazio, tempo per tracciare indizi dell'esistenza dello “stato” che non visualizziamo). Soltanto in questa maniera, infatti, si potrà cominciare a fare davvero i conti con la minaccia che questo fenomeno rappresenta.

© Riproduzione riservata