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Combattimento al museo

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Combattimento al museo

In scena sino a ieri, con Passione, a “Romaeuropa”, il Ballet National de Marseille, diretto da Emio Greco e Pieter C. Scholten, deve il suo ritorno in stagione a “Oriente Occidente”. Esaltante, al Teatro Zandonai di Rovereto, ove debuttò nel 2002, il recupero del loro Bolero. Quell'assolo, vera sfida alla più celebre musica di Ravel (mentre Passione del 2012 incalza Bach nelle sonorità di Franck Krawczyk) si è moltiplicato per nove. L'Uno che arranca e infierisce a terra lungo una striscia di luce perpendicolare al pubblico, galvanizzato dal suo sguardo feroce, è però sempre lui: Greco. A lato e spesso in una dorata penombra, i danzatori marsigliesi, risucchiati in tunichette via via sempre più madide di sudore, creano, a lato, un controcanto cui il solista-coreografo aderisce, o si dissocia.

I segni distintivi di Two
Allungamento del corpo ad arco, picchiettare dei piedi quasi per non disturbare la madre terra, avvicinamenti cauti, elusivi, rotazioni veloci delle braccia, nessun contatto di coppia: sono i segni distintivi di Two. Il duetto, come Bolero, appartiene a un'epoca in cui Greco e Scholten brandivano, in Olanda, il manifesto del loro “estremismo/massimalismo”, alla ricerca di un linguaggio in cui corpo e mente si fondessero in un'unità istintiva nella trasfigurazione scenica. E' la stessa via, dai presupposti però assai diversi, perseguita dal Butoh, la danza giapponese nata negli anni Cinquanta e divulgata anche in Europa, a esempio dal gruppo Ariadone di Ko Morobushi e Carlotta Ikeda. “Oriente Occidente” li ha celebrati - sono entrambi scomparsi di recente - con la ripresa del loro primo successo: Utt.

Ritorno a un passato remoto
Sotto la guida dell'ancora viva Ikeda, la giovanissima Maï Ishiwata ha così intrapreso, sempre allo “Zandonai”, quel viaggio tra nascita e morte del 1981. In Utt il suo volto coperto di biacca e la bocca arrostita di rosso-sangue, si scoprono solo allorché, divenuta una sorta di immota principessa del Kabuki, si libera con furore dei suoi stratificati costumi. L'esplicito ritorno a un passato remoto del teatro giapponese è un volo onirico. Ne fuoriesce una ragazzina biancovestita, quasi allegra: respira, beata, assieme a una musica da carillon, prima di un denudamento entro un cono di luce.
La parte finale di Utt è la messa alla prova di una donna nerboruta - coperta per intero di biacca - la cui energia poco alla volta si fiacca a terra, non senza aver lottato sino allo stremo delle forze. L'idea del combattimento guida anche Scenario di Luca Veggetti e Paolo Aralla, un'intensa installazione prodotta anche dal Mart, interpretata dal vivo da quattro, radiosi, interpreti (tra cui Alice Raffaelli e Filippo Porro), più una cantante (Ljuba Bergamelli). Importante il video di Stefano Croci: resterà a ricordo di un evento riuscito ed apprezzato in uno dei musei italiani più adatti a consimili eventi.

Il combattimento di Tancredi e Clorinda
Il coreografo Veggetti, di stanza a New York, si è ispirato al Combattimento di Tancredi e Clorinda, ma il progetto canoro di Aralla sfiora appena Monteverdi, mentre i danzatori da soli o in coppia emanano coraggio e doloroso languore. Spostandosi con assi e pendoli, i quattro creano suoni e movimento, su e giù per i piani del museo. Il finale disegno dei loro corpi mossi, ma anche stesi al piano terra, tra lunghissime assi e un albero di Giuseppe Penone, invece issato in verticale -, si ammira dall'alto al basso.
Da osservare da vicino è senza dubbio la lotta agrodolce della struggente Chen-Wei Lee, ex danzatrice della Batsheva Dance Company e Abdiel Cedric Jacobsen, tuttora nella compagnia di Martha Graham. Sullo sfondo, quadri scelti da Veggetti per intensificare il suo Scenario: spiccano Savinio e Robert Morris, quest'ultimo espunto da una sua ricca esposizione “olistica” in corso.

“Bolero” e “Two”/ Ballet National de Marseille; “Utt”/Ariadone; “Scenario”/Luca Veggetti “Oriente Occidente” al Mart in video sino al 16 ottobre

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