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Con «The Assassin» è grande cinema

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Con «The Assassin» è grande cinema

«The Assassin» di Hou Hsiao-hsien
«The Assassin» di Hou Hsiao-hsien

Un film da non perdere: emoziona e sorprende «The Assassin» di Hou Hsiao-hsien, il titolo più importante tra le novità del weekend.
Ambientato nel nono secolo, racconta la storia di Nie Yinniang, figlia di un generale iniziata alle arti marziali sin dalla tenera età.
Diventata col tempo una temibile assassina, incaricata di eliminare i crudeli governatori locali, la ragazza rivede dopo tredici anni di esilio la sua terra natale: qui dovrà affrontare il proprio passato.
Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2015, il film segna il grande ritorno dietro la macchina da presa di Hou Hsiao-hsien (regista nato in Cina ma di nazionalità taiwanese) a otto anni di distanza da «Le voyage du ballon rouge».

Appartenente al genere wuxia (il “cappa e spada” in salsa cinese), «The Assassin» ne rinnova le regole dall'interno, puntando più sui sentimenti che sull'azione, più sulle immagini statiche che sulle coreografie dei duelli (orchestrati alla perfezione).
Non è tanto la narrazione quanto la fotografia a rendere questo film coinvolgente e appassionante: la regia è straordinaria e ogni fotogramma sbalordisce per la forza della composizione visiva.
Hou Hsiao-hsien non filma, dipinge cinema, e con il suo pennello-cinepresa ha creato un lungometraggio maestoso e potente, tra i più significativi della stagione.

Risultati molto diversi sono quelli ottenuti da «Ben-Hur», nuovo adattamento del romanzo di Lew Wallace, già più volte portato sul grande schermo (la trasposizione più celebre è quella del 1959 con protagonista Charlton Heston).
In questa nuova versione il regista Timur Bekmambetov non punta a rinnovare la storia, ma soltanto a ripensarla con effetti speciali all'avanguardia: peccato che oltre a questi non ci sia davvero nulla da segnalare e, che, anzi, anche sul versante spettacolare il film non riesca mai a decollare come dovrebbe.
Fiacco e prolisso è un lungometraggio di cui non si sentiva alcun bisogno, girato male e recitato peggio da un cast totalmente spaesato e fuori parte.
Da dimenticare.

Infine, una segnalazione anche per un film italiano: «Indivisibili» di Edoardo De Angelis. Protagoniste sono Viola e Dasy, due gemelle siamesi che cantano ai matrimoni e alle feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Le cose procedono normalmente fino a quando non scoprono di potersi dividere e iniziare, così, una nuova esistenza.
Terzo lungometraggio di Edoardo De Angelis, dopo «Mozzarella Stories» e «Perez.», «Indivisibili» è un bel passo avanti per il regista napoletano: grazie a un soggetto efficace e a una notevole caratterizzazione dei personaggi è un film che funziona bene, soprattutto nella prima parte.
A lungo andare si segnala qualche limite in una messinscena ancora un po' acerba e in alcuni passaggi narrativi troppo forzati e studiati a tavolino, ma resta un prodotto interessante e piuttosto originale. Da vedere.

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