
Tutti mi definiscono un filosofo conservatore ma non mi considero anti-moderno, nonostante io parli di cose che sono vecchie, antiche e venerande. Una persona moderna può anche essere aperta alla verità. La verità non cambia; è solo la moda a cambiare. Se ci guardiamo intorno, siamo gli eredi di una grande civiltà, voi italiani così some noi inglesi. Lo si può vedere nell’architettura, nel nostro modo di vivere – la vita, nella libertà, nella nostra letteratura, nella nostra religione – tutte queste cose sono a rischio, quindi perché non conservarle? E un filosofo conservatore è qualcuno che riflette sulle ragioni del conservare le cose, sul perché dovremmo dedicarci a queste eredità preziose che sono così fragili e in pericolo, e sono sempre più minacciate ogni giorno.
Nel mio libro Bevo dunque sono ho collegato filosofia e vino perché ero concorde con una considerazione di Platone, il grande filosofo greco, che non c’è beneficio più grande, dato agli uomini dagli dei, del vino. E lui intendeva non solo il beneficio del piacere ma il vantaggio per la società che ne deriva e la riflessione che ne consegue, quindi sono stato davvero entusiasta di elaborare questa idea.
Nel mondo in cui siamo oggi, tutti i nostri pensieri sono affrontati con movimenti veloci, rapidi cambi di attenzione, tentativi di fare le cose velocemente, distrazioni. Il vino è una delle cose che abbiamo che ci fa rallentare. Ti siedi per berlo, lo bevi con un amico – fermi tutti i tuoi affari e mediti sul resto della tua vita. Quindi ti porta automaticamente nella condizione di riflettere sul significato di quello che fai.
I vini italiani sono un soggetto molto interessante. Sono tutti connessi con piccoli paesi, piccoli villaggi, santi, speciali varietà di uve, e in tal modo il vino italiano è una sorta di preghiera per i piccoli paesi, qualcosa che rappresenta l’intensità della vita che è stata localizzata, quindi ha un grande significato filosofico – stai bevendo un pezzo di terra consacrata quando bevi un autentico vino italiano.
Quando mi è stato offerto il Premio Masi, ero ovviamente riconoscente e ho pensato a quanto è strano che ci sia un premio per la cultura del vino, devono esserci delle persone veramente intelligenti che fanno vino in Italia, perché c’è una cultura del vino e dobbiamo comprenderla ulteriormente»
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