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Alle periferie 500 milioni

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Arte

Alle periferie 500 milioni

Era il 26 gennaio 2014, e sulla prima pagina della «Domenica», Renzo Piano lanciava una parola destinata a molta fortuna. Questa parola, che evoca l’abilità del soggetto e nello stesso tempo il valore dell’oggetto, era “rammendo”. Un termine che evoca un mondo antico, intelligente e parsimonioso, capace di discernere ciò che è prezioso, e può (e deve) essere recuperato. Le periferie, scriveva Piano, sono le parti più fragili di un Paese fragile come l’Italia. Ma sono queste le città del futuro, perchè è qui che nascono i bambini e crescono i giovani. Però i soldi oggi non ci sono, o sono scarsi: dunque la soluzione non può essere quella del piccone e della ricostruzione (con annesse deportazioni degli abitanti), bensì quella di intervenire con intelligenza su ciò che esiste, brutto o bello che sia, per valorizzare spazi abbandonati, rigenerare il verde pubblico, creare luoghi dove la gente possa incontrarsi, tornando a sentirsi parte di una comunità.

Da quella pagina (oltre alla traccia di un tema proposto alla maturità dello stesso 2014) è nata un’iniziativa del governo, che (sia pure con qualche lentezza) ha portato lo scorso 1 giugno alla pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» di un bando per l’assegnazione di 500 milioni destinati ad interventi per la riqualificazione urbana e la sicurezza nelle periferie delle città metropolitane, dei capoluoghi di provincia e di Aosta. La prima fase si è già conclusa il 30 agosto con la raccolta dei progetti, che entro il 28 novembre saranno esaminati da un nucleo di valutazione. Entro il 28 dicembre saranno stipulate le convenzioni per realizzare le idee dei vincitori, ciascuna delle quali potrà raccogliere sino a 40 milioni se riguarderà una città metropolitana e 18 milioni se un semplice capoluogo di provincia. Durante la fase di valutazione, tuttora in corso, verranno privilegiati i progetti capaci di attivare sinergie tra finanziamenti pubblici e privati.

Nel frattempo Renzo Piano, insieme a un gruppo di giovani architetti pagati con il suo stipendio da senatore a vita, ha definito una serie di progetti-modello, tutti puntualmente raccontati sulla «Domenica», per aree periferiche di Roma, Torino, Milano, Catania, e, in ultimo, per Marghera, che a causa della deindustrializzazione versa in condizioni di crescente degrado. Quest’ultimo “rammendo” prevede il riuso del patrimonio immobiliare pubblico oggi inutilizzato, a cominciare dall’ex istituto tecnico Edison, da trasformare in nuovo polo culturale e sportivo. In collaborazione con l’Università di Udine è stato anche messa a punto una tecnica di bonifica del suolo intossicato dagli scarichi industriali attraverso il cosidetto “fitorimedio”, cioè l’impianto di particolari piante e arbusti. Sabato 8 ottobre, il progetto del team di Piano sarà illustrato alla cittadinanza durante una camminata con architetti e urbanisti che dalle 14.15 attraverserà tutta Marghera, partendo dagli Orti della Cita, a Nord, per arrivare fino alle Vaschette, a Sud.

Il nuovo incarico affidato dal governo a Renzo Piano per guidare la ricostruzione post-terremoto (vedi articolo a fianco) non arresterà il lavoro sul fronte delle periferie; anzi, il 28 settembre il suo gruppo, denominato G124, si è riunito a Roma proprio per fare il punto su tutto il lavoro in corso. Semplicemente, la tecnica dell’intervento leggero, pensata per le metropoli, sarà ora applicata anche ai piccoli centri dell’Italia a rischio sismico.

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