Cultura

Gli spazi sospesi di Nathalie

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Arte

Gli spazi sospesi di Nathalie

Per Nathalie Du Pasquier arte e design hanno sempre dialogato; francese di nascita, milanese d’adozione, Du Pasquier fu, negli anni ’80, la più giovane tra i fondatori del Gruppo Memphis Design, che ebbe al suo centro Ettore Sostass. Ma nel suo lavoro il design non ha mai avuto l’esclusiva. Du Pasquier si è sempre mossa molto liberamente tra autoespressione e collaborazioni con realtà produttive quali American Apparel, Rubberband, Kartell.

Ora la Kunsthalle di Vienna le dedica una grande mostra personale, Big Objects Not Always Silent, a cura di Luca Lo Pinto. Il percorso si presenta come un insieme di stanze tapezzate, di esterni/interni dalle pareti colorate e di ambienti di passaggio all’interno dei quali convivono, indipendentemente da qualsiasi cronologia, elementi di epoche diverse, aggregati intorno a temi e atmosfere. L’atmosfera è domestica, urbana. In uno degli ambienti il colore arretra e lascia spazio al grigio; il monocromo esalta i volumi, e l’elemento scultoreo e astratto del lavoro si fa potente.

Lo stretto rapporto tra i diversi aspetti del suo lavoro emerge così più chiaramente che mai, e nel carattere installativo della mostra nel suo insieme, il carattere unitario di un’opera fortemente caratterizzata risulta evidente.

I dipinti dal carattere metafisico rappresentanti case, città, nature morte, i tappeti coloratissimi che enunciano felici influenze africane, le sculture-totem di legno e gli oggetti quotidiani stilizzati, che si fanno colore e volume, convivono tra rigore, ironia e accenti psichedelici. Le immagini dipinte, così come gli oggetti, sono stilizzate, piatte, essenziali; un po’ magiche. Il senso di sorpresa che possiamo provare di fronte a una realtà conosciuta, ma sempre capace di straniarci, è del resto uno delle dimensioni a cui l’artista dichiara di tenere.

«Form follows fun» dichiarava il Gruppo Memphis nell’opera di Nathalie Du Pasquier la leggerezza è agio e piacere, senza mai scivolare nell’inconsistenza: ognuno degli ambienti si configura in uno spazio d’insieme psicologico, oltre che funzionale; uno spazio sospeso, come in attesa di essere abitato. Uno spazio denso, in cui si s’intrecciano le memorie dei viaggi in Africa compiuti da giovane e la conoscenza della pittura di Le Corbusier’s e Amédée Ozenfant, di Giorgio de Chirico e di Giorgio Morandi. La mostra è accompagnata da una pubblicazione in due volumi edita da Sternberg Press.

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