Cultura

Convivenze forzate di donne e appendiciti

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Il premio malaparte a Elizabeth Strout, scrittrice newyorkese

Convivenze forzate di donne e appendiciti

La celebrazione del Premio Malaparte nella Certosa di San Giacomo, a Capri
La celebrazione del Premio Malaparte nella Certosa di San Giacomo, a Capri

Premio Malaparte a Elizabeth Strout, scrittrice newyorkese nata a Portland, nel Maine, dove ha ambientato molte delle sue storie. Il premio, alla XIX edizione, le è stato assegnato in particolare per il suo ultimo libro, “Mi chiamo Lucy Barton”, pubblicato in Italia da Einaudi. Ma, per uno strano scherzo del destino, la scrittrice statunitense non ha potuto ritirare il suo riconoscimento nel corso della due giorni appena celebrata (1 e 2 ottobre) a Capri: arrivata a Napoli, è stata ricoverata e operata d’appendicite, proprio come una delle due protagoniste del romanzo. Non ha potuto ritirare il ceppo di limoni capresi che rappresenta il premio, ma ha mandato un suo messaggio.
Prima della Strout, nelle precedenti edizioni, il premio Malaparte è stato assegnato a scrittori stranieri tra cui Saul Bellow, Isabel Allende, Donna Tartt, Emmanuel Carrère, Julian Barnes e Karl Ove Knausgård. Ritenuti dalla giuria (composta anche da Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Giovanni Russo, Emanuele Trevi e Marina Valensise), secondo la filosofia del Premio, «autori stranieri che nelle opere manifestano tratti di particolare vitalità»”.

Giochi di memoria (e amarezze) tra madre e figlia

Mi chiamo Lucy Barton, tradotto in Italia da Susanna Basso, mette in scena una madre e una figlia, ritrovatesi per cinque giorni in un ospedale di New York dove la giovane è ricoverata in seguito a un’operazione di appendicectomia. La convivenza forzata porta le due donne a divagare su una serie di temi alti e bassi, con ricordi che si alternano al presente, lasciando emergere difficoltà e incomprensioni lontane. Particolarmente interessanti, poi, i riferimenti alla scrittura: nelle giornate ospedaliere la giovane ricoverata, scrittrice di professione, riflette anche sul senso della narrativa.
Si tratta del quinto romanzo di Elizabeth Strout, autrice di libri molto apprezzati anche dal pubblico italiano: come Olive Kitteridge, una raccolta di racconti, premiata negli Stati Uniti con il Pulitzer e adattata per la televisione per una fortunata serie prodotta da Hbo. L'altro suo titolo più recente è “I ragazzi Burgess”, storia di tre fratelli nati in una famiglia del Maine, separati dalla vita, ma riuniti per una crisi familiare che li porta a ritrovarsi. Anche in questo caso, la trama si snoda attraverso l’intreccio del presente con il passato comune, spesso difficile, rievocato attraverso un costante gioco della memoria.

La seconda vita del Premio Malaparte

Il Premio Malaparte è un riconoscimento letterario italiano per personalità internazionali. Nasce nel 1983 su iniziativa della mecenate Graziella Lonardi Buontempo e di Alberto Moravia, primo presidente della giuria, con lo scopo di rilanciare la vita culturale dell’isola di Capri attraverso attività e incontri intellettuali. Il premio, intitolato allo scrittore Curzio Malaparte, il cui nome è strettamente legato all’isola, dopo 12 anni non continuativi, si è fermato tra il 99 e il 2011, finchè nel 2012 lo hanno rilanciato Gabriella Buontempo, nipote della fondatrice Graziella Lonardi Buontempo, e Ferrarelle S.p.A., unico sponsor.
«Quest’anno è il quinto da quando abbiamo deciso di far ripartire il Premio - dice Gabriella Buontempo - Un traguardo non banale in tempi di tante iniziative. Posso dire che sono incantata dalla capacità della giuria di individuare vincitori sempre diversi e sempre all’altezza. Credo che mia zia Graziella sarebbe molto contenta di questa seconda vita del premio, che aveva fondato con tanta convinzione>.
«Il Premio Malaparte è un progetto che completa i nostri investimenti in cultura e i nostri valori di impresa responsabile, gli unici ingredienti che possiamo aggiungere all’acqua che imbottigliamo, dono perfetto di madre natura - precisa Michele Pontecorvo Ricciardi, a nome della famiglia Pontecorvo di Ferrarelle - Attraverso progetti come il Premio Malaparte, costruiamo la nostra identità d’impresa, e siamo fermamente convinti che anche questo genere di attività contribuisca ad imprimere sui nostri marchi un indelebile segno di qualità 100%, italiana e responsabile>.

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