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Un francese doc con il sogno di ridistribuire redditi e risorse

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Un francese doc con il sogno di ridistribuire redditi e risorse

Maurice Allais, insignito del premio Nobel per l’economia nel 1988, è stato il primo cittadino francese a cui sia stato assegnato. In verità nel 1983 c’era stato Gerard Debreu (vedi Junior del 5/07/2015), francese di Calais, ma Debreu aveva preso la cittadinanza americana. Il legame tra i due studiosi era stato intenso. Proprio dalla lettura del primo e fondamentale lavoro di economia di Allais “Ricerca di una disciplina economica”, del 1943, Debreu aveva lasciato gli studi matematici per l’economia.

Stesso percorso aveva segnato la vita di Allais. Laureato in matematica e in ingegneria mineraria all’Ecole Polytechnique, studioso di fisica quantistica e fenomeni gravitazionali, dopo un viaggio negli Stati Uniti nel 1933, quando tocca con mano gli effetti della Grande depressione, dopo le agitazioni in Francia durante le elezioni del 1936 e, soprattutto, dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale, crede fermamente che uno scienziato non possa chiudere gli occhi di fronte alla realtà del suo tempo ed elabora le sue teorie per riuscire a distribuire meglio redditi e risorse.

Dal 1948 lascia ogni incarico amministrativo presso il Bureau des Mines, e si dedica all’insegnamento e alla ricerca in economia e in fisica. Costruisce da solo il pendolo paraconico, lungo solo un metro, che fa oscillare una palla di vetro e dimostra che l’attrazione della gravità non è uguale nei vari punti della terra: le anomalie che riscontra gli valgono nel 1959 il Galabert Prize of the French Astronautical Society.

Il modo pratico e al tempo stesso originale con cui affronta gli argomenti più difficili lo fanno notare come lo studioso dei paradossi. Per spiegare che ogni problema per essere risolto deve essere studiato da angolazioni diverse e deve tenere conto di diversi punti di vista, afferenti tutti alla stessa situazione, elabora la metafora del viaggiatore di Calais. Quante risorse consuma il viaggio di una persona da Calais a Parigi? Il capotreno dirà che una persona in più sul treno non costa quasi niente, il macchinista si preoccupa che magari bisogna aggiungere un vagone, il manager penserà che il numero dei treni sulla linea potrebbe aumentare... Insomma, dice Allais, la risposta è diversa a seconda del livello al quale si prende la decisione. Ognuno ha una sua ragione e nessuna è sbagliata, ma si deve trovare una sintesi, così come si devono operare compromessi nello stabilire una linea di politica economica, ma è importante capire se gli strumenti usati siano i più idonei a raggiungere le finalità previste senza danneggiare nessuno.

Tutto nella vita di Maurice Allais ruota intorno al convincimento che le situazioni di disagio possono migliorare e che si deve partire da uno studio accurato dei fenomeni. Senza dimenticare la passione. Forse il tutto è nato nel negozio di formaggi che i genitori gestivano e dove, dopo la morte del padre nella Grande guerra quando lui, nato nel 1911, aveva solo 4 anni, passava tanto tempo, portando lì i suoi libri e facendo compagnia alla madre. Un’infanzia difficile segnata dalla povertà, che lo ha portato a precoci responsabilità e a quella tensione etica che non lo ha mai abbandonato.

Oggi ci vorrebbe la sua chiarezza perché la metafora del “viaggiatore di Calais” non si trasformi, come sta accadendo, in un viaggiatore che non può viaggiare, impedito da un muro che gli nega la libertà di muoversi. Secondo l’etica di Allais non c’è alcun progresso se, per il vantaggio di una persona, un’altra sta male.

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