Cultura

Sfida perenne tra spiritualità e aspirazione al potere

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Sfida perenne tra spiritualità e aspirazione al potere

1815, Congresso di Vienna: le potenze della futura Europa decretano ufficialmente la sconfitta di Napoleone e si dividono potere e territorio. Ma la Germania, così come la conosciamo oggi, non esiste, né come Stato, né come territorio.

La storia della Germania come nazione unita è dunque recente. Nel 1815 era un insieme di 39 Stati, Confederazione Germanica, dove si parlava un’unica lingua, oltre all’idioma, la lingua della profonda convinzione di essere determinati a consolidare il territorio e a difenderlo, senza altri padroni che se stessi. Eppure, in mezzo al sentimento nazionalista, che serpeggiava in tutta Europa e che determinerà le insurrezioni del 1830, a smentire in parte lo spirito guerriero, la grande rivoluzione culturale che accompagna gli anni prima e dopo il congresso di Vienna, nasce proprio in quelle terre. Lo “Sturm und Drang”, il movimento che darà vita al romanticismo, si materializza in mezzo ai colpi di cannone, veri o diplomatici. Le parole di Goethe e la magnifica musica che segue da vicino la nascita del romanticismo, e quasi l’accompagna con le melodie di Beethoven e Schumann, riflettono chiaramente i cambiamenti che avvengono nella politica degli stati tedeschi.

La Confederazione, presieduta da un’Austria sempre più in difficoltà di fronte alla prepotenza della Prussia, ha dei problemi interni di bilanciamento di potere tra gli stati del Nord e quelli del Sud. Sarà la Prussia, con l’accorta politica del re Guglielmo I° e del suo cancelliere Otto von Bismarck, ben noto anche all’Italia del Risorgimento, a prevalere sugli altri Stati con abili accordi, e a spingere per la guerra austro-prussiana del 1866 e quella franco-prussiana del 1870. Solo nel 1871 nasceva la Germania come nazione, dieci anni più tardi dell’Italia. Questa maturità di Stato viene accompagnata e quasi scandita, oltre che dalla bandiera nera rossa e gialla, dalla cultura tedesca, dai poeti, dagli scrittori, e soprattutto dai filosofi. Regno della riflessione, delle domande scomode sull’esistenza e sull’etica, la Germania sembra evolversi proprio seguendo le strade parallele del pensiero e dell’azione.

Quanto aveva scritto Kant, «La ragione umana ha questo peculiare destino: che essa viene afflitta da domande che non può respingere, e a cui però non può neanche dare risposta» (Ragione pura A VII), costituiva la testimonianza più chiara delle inquietudini che erano serpeggiate nella Confederazione Germanica, espresse nei moti del 1830 e del 1848, accompagnati dallo spirito del romanticismo. L’influenza della cultura tedesca in Europa cresce e si amplia, nonostante le censure e i divieti stabiliti nella Conferenza di Carlsbad fin dal 1820, così come è impetuoso il risveglio culturale che accompagna gli anni bui della Repubblica di Weimar, 1918-1933, prologo del Nazismo. La Germania era uscita sconfitta, umiliata e misera, da una guerra voluta dalla Germania militarista. In questa situazione difficile, ancora una volta fiorisce la cultura con un meraviglioso fermento di novità artistiche e culturali (vedi sotto). La ragione di Kant sarà spazzata via dal “superomismo” di Nietzsche, che alimentava il nazionalismo e la superiorità della razza germanica. Sconfitta una seconda volta nel 1945, ricostruita la sua forte identità con tenacia e coraggio, riunificata nel 1990 con la sua parte orientale, la Germania vive ancora la sfida perenne tra spiritualità e aspirazione al potere, forse appena attenuata, ma non finita.

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