Pubblichiamo un passaggio del libro di Dario Fo «La figlia del Papa» (Ed. Chiarelettere) di cui il Sole 24 Ore aveva pubblicato alcuni passaggi il 13/4/2014, con questa introduzione di Camilla Tagliabue.
Nel Paese dei paradossi tocca al maestro dell'illusion comique «ricercare la verità», smascherando ogni «intento deformante, soprattutto dal punto di vista storico»: con il piglio dello studioso e la verve del giullare, il Premio Nobel Dario Fo riaffabula l'incredibile storia di Lucrezia Borgia, troppo spesso bistratta o gratuitamente etichettata come donna diabolica e incestuosa. La figlia del Papa (da cui è stata tratta la sceneggiatura che pubblichiamo in questa pagina) è una biografia godibile come uno romanzo, scrupolosa come un saggio: l'autore intende smontare ogni cliché sulla maliarda aristocratica, figlia illegittima di Alessandro VI, tre volte moglie con un amante letterato (Pietro Bembo) e un pargolo bastardo. Il luminoso Rinascimento non poteva che proiettare ombre lunghe: intrighi, omicidi, orge, specie alla corte della più potente e blasonata famiglia dell'epoca, con qualche ammiccante richiamo all'attualità. «La vittima da immolare è Lucrezia. È lei che viene buttata tanto dal padre che dal fratello nel gorgo degli interessi finanziari e politici, senza un briciolo di pietà. Di cosa ne pensi la dolce figliola non ci si preoccupa assolutamente. Del resto è una femmina». Già presentato in forma di spettacolo all'Università Bicocca di Milano (le prossime date saranno segnalate su Dariofo.it), il libro è pure seducente canovaccio, perché quella dei Borgia è una «commedia grottesca, pur senza maschere». C. Ta.
Narratore: Dario
Sulla vita, sui trionfi e sulle nefandezze più o meno documentate dei Borgia, si sono scritte e messe in scena opere e pièces teatrali, realizzati film di notevole fattura con attori di fama e, ultimamente, anche due serie televisive di straordinario successo.
Ma perché mi è venuto in mente di raccontare e mettere in scena questa storia?
Vedendo una di queste serie televisive mi sono reso conto che era tutto fonte di invenzione tesa a meravigliare e stupire.
Si raccontava solo quello che interessava al pubblico, l'emozione e la sessualità, e mi sono reso conto che tutto era giocato con l'interesse di andare nel fango, nello sporco pruriginoso di queste storie, che era pretestuoso, non stava in piedi. E allora ci siamo messi a studiare, la mia casa si è riempita di libri su Lucrezia Borgia, sul papa suo padre, sulle lotte, sulle guerre e sui macchinamenti feroci e ipocriti e piano piano mi sono reso conto di quante infamie e menzogne siano state raccontate su questi personaggi, in particolare proprio su Lucrezia Borgia, la figlia del papa.
Il clima in verità a Roma nel '500 era a dir poco osceno. Vi leggiamo un passaggio sulla situazione in Vaticano e sul comportamento di qualche papa.
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Il 23 luglio 1492 Papa Innocenzo VIII entra in coma, e si attende la sua fine entro pochi giorni. Questo pontefice era stimato come uomo colto e grande mecenate dell'arte. Tutti questi uomini di grande potere, a cominciare da Papa Innocenzo VIII, assicurano di essere profondamente esaltati dalla bellezza e dall'arte, ma in verità di lui Savonarola, fustigatore di vescovi e papi, diceva: «Il pretesto dell'arte è la stessa dannazione che sta dissacrando il trono di San Pietro in Roma ». E sempre Savonarola conclude: «Stiamo parlando di Papa Innocenzo VIII, nella cui esistenza la sola cosa innocente fu il nome, Innocenzo, appunto.» Eppure Dumas, che ha scritto una stupenda storia di Rodrigo Borgia e dei papi che l'hanno preceduto, dice che Innocenzo VIII era chiamato “padre del popolo”, poiché grazie alle sue attività amatorie aveva aumentato il numero dei suoi sudditi di otto figli maschi e di otto femmine – in una vita trascorsa con gran voluttà – naturalmente con amanti diverse. Non si sa come le scegliesse giacché, è risaputo, soffriva di una miopia disastrosa. Tant'è che aveva scritturato un vescovo accompagnatore che ad ogni incontro gli sussurrava il sesso, il nome, l'età e le fattezze fisiche della donna che in quel momento gli stava baciando l'anello.
Bisogna ammettere però che questo papa-peccatore aveva un senso elevato della famiglia. Le sue attenzioni verso i figli erano da giudicare atti d'amore più che indegno nepotismo.
Infatti riuscì a scegliere fattrici adatte – perché si protraesse nel modo migliore la stirpe – fra le figlie di uomini potenti e illustri, a cominciare dall'infanta prediletta di Lorenzo de' Medici che andò sposa al suo primogenito Franceschetto Cybo e altri giovani delle casate più illustri d'Italia per le sue numerose figliole.
Jacob Burckhardt nel suo libro La civiltà del Rinascimento in Italia descrive alcuni lati molto interessanti del comportamento di Innocenzo VIII e del suo Franceschetto: i due, racconta, «eressero addirittura una banca di grazie temporali, nella quale, dietro il pagamento di tasse alquanto elevate, si poteva ottenersi l'impunità per qualsiasi crimine, compreso l'assassinio: di ogni ammenda assolutoria centocinquanta ducati ricadevano alla Camera papale, il di più a Franceschetto.
E così Roma, negli ultimi anni specialmente di quel pontificato, formicolava da ogni parte d'assassini e delinquenti protetti e con l'impunità garantita”.
Si dice che i professionisti di quest'arte superassero il numero di mille e più.
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Ma ciò che più c'interessa è che a questo già ben nutrito gruppo di assassini se ne aggiungono, in quel luglio del 1492, altri duecento e passa. Vi sembrerà paradossale ma è proprio così: più di duecento morti ammazzati, e dunque altrettanti assassini, in poche settimane, uno in fila all'altro.
Come mai un massacro di quelle dimensioni?
È facilmente spiegabile: a ogni morte di papa, a Roma, in quel tempo si commettevano un sacco di omicidi, perché per tradizione secolare, al termine di ogni conclave in cui si elegge il nuovo pontefice, si concede la grazia a chiunque abbia commesso un crimine nei giorni d'interregno.
Quindi, tutti coloro che serbano in animo un atto di vendetta, approfittano del soglio vacante per togliersi lo sfizio, ammazzare oggi per tornare liberi domani, e tutto grazie ad una sicura indulgenza plenaria. Che bei tempi quelli!
E adesso, chiarito il clima, è proprio da questa morte di papa, e da ciò che avvenne nell'immediato seguito, che andremo a incominciare.
Il protagonista di tutta questa storia è senz'altro Rodrigo Borgia, allora cardinale di origine spagnola che da qualche anno è stato eletto vicario papale del Vaticano.
Si può dire che la scelta di tutti i nuovi papi che alla fine del '400 hanno occupato il trono di Pietro è stata frutto della abilissima gestione di questo straordinario personaggio. Egli ormai è inamovibile dalla sua preziosa carica ma bada bene di condurre una vita privata assolutamente integerrima, almeno così appare dall'esterno; in verità egli è fortemente preso da ogni avventura amorosa. Ma ad un certo punto decide di organizzarsi in modo apparentemente degno ed onesto, cioè si costruisce una famiglia composta da una moglie, in verità la propria amante, Vannozza Cattanei, che gli ha dato già quattro figli: Juan che ha 18 anni, Cesare che ne ha 16, Lucrezia che ne ha 12 e Jofrè che ne ha 11. Che bella famiglia! Ah dimenticavamo che, sempre per tener coperta e difesa questa sua condizione, il cardinale vicepapa ha dato un marito alla sua amante che, nello stesso tempo, appare come padre degli ultimi quattro figli che il cardinale Rodrigo ha generato e, a quel padre sostitutivo, ha procurato perfino una carica redditizia come impiegato del Vaticano. Purtroppo il padre di copertura muore ma viene subito rimpiazzato da un altro sostituto, sempre scelto dal cardinal Rodrigo: questa volta si tratta addirittura di un uomo colto e di bell'aspetto, più giovane della madre dei bimbi, che fungerà anche da precettore per i suoi pargoli. Ma il vicepapa è veramente legato da profondo affetto a quella famiglia, tant'è che non passa giorno senza vederlo giungere in quella casa per starsene con i suoi figlioli: raccontare storie, scherzare e far loro regali. Tutti in quella famiglia lo adorano. Ma qual'è il ruolo che il futuro papa ha scelto per se stesso onde evitare sospetti dall'esterno? Semplice: egli recita il ruolo dello zio, fratellastro di Vannozza, la madre. Questo suo talento del muovere le carte e gli interessi che contano lo rende sempre più inamovibile dal suo ruolo di vice-papa. Dopo aver contribuito all'elezione di quattro papi ora Rodrigo decide che è arrivato il momento di far eleggere se stesso al soglio più alto. A questo punto è inutile che egli continui a recitare in famiglia il ruolo dello zio munifico che giunge la sera e riparte all'alba. Ormai, giacché sarà fra poco il padrone della santa cattedra di Roma, può buttare nel pattume ogni eventuale pettegolezzo che esploderà di certo appena si saprà che il papa tiene figli e moglie morganatica.
Ora però bisognerà far sapere questa verità anche alla sua prole. Non abbiamo, a tal proposito, documenti, ma possiamo ben immaginare il dialogo che ne sarà sortito al momento della rivelazione.
A questo punto facciamo entrare gli attori che reciteranno gli interventi nella scena della rivelazione.
Maria Chiara recita la parte di Lucrezia ed Enrico che impersona il ruolo di Cesare.
Ci sono anche la madre, il padre putativo e due altri figli ma dal momento che in questa scena non parlano non li abbiamo fatti entrare.
Io naturalmente interpreto la parte di Rodrigo Borgia che fino ad ora s'è fatto passare per zio.
Entrano gli attori
«Cari figlioli, ho una straordinaria notizia da darvi, il vostro zio fra poco diventerà papa».
Gli attori gridano e applaudono
Dario
Grida e applausi, abbracci e sbaciucchi da parte dei bimbi in coro.
“Basta così”
Lucrezia, saltando fra le braccia di Rodrigo, gli chiede:
Attrice 1
«Ma noi potremo sempre chiamarti zio o dovremo aggiungere Santità?»
Dario
Rodrigo prende fiato un attimo, li invita a sedersi tutti intorno a lui, compresa Vannozza e il marito, e poi annuncia l'incredibile verità:
«No, non mi dovrete più chiamare zio, perché invero non sono il fratello di vostra madre, e Carlo Canale non è il suo vero secondo marito, e il defunto vostro padre non era affatto vostro padre». I ragazzi restano come annichiliti, Cesare chiede:
Attore 1
«E allora, se tutti qui siamo personaggi finti, fasulli, tu chi sei?»
Dario
«Sono il padre, il vero padre di tutti voi, non solo spirituale ma soprattutto carnale, che vi ha generato con vostra madre, l'unica persona reale».
Attore 1
«E avete continuato a raccontarci questa menzogna, hai recitato la parte dello zio per tutto questo tempo, perché?».
Dario
«Beh, menzogna è un termine un po' troppo pesante, diciamo finzione. Ho dovuto fingere perché sarebbe stato uno scandalo far venire alla luce la verità, cioè che il vice-papa, quale sono stato fino a questo punto, avesse una donna che amava e insieme a quella avesse generato quattro splendidi figlioli. E anche per voi sarebbe stato difficile uscirne indenni».
Lucrezia scoppia in lacrime e con lei anche il fratello più piccolo.
Attrice 1 singhiozzando
«Ci avete sempre raccontato che non bisogna mentire, che la verità non si può tradire né insozzare. Ed ora veniamo a sapere che tutto nella nostra casa era finto, truccato. Nostro padre mentiva, prendendoci in braccio, mentiva sdraiandosi nel letto con nostra madre, e anche lui, il nostro precettore, tutto finto. Cosa diremo ai nostri amici, alla gente che con ironia ci chiederà “Come stanno i vostri padri?”».
Dario
Tutta questa scena ha luogo quando Lucrezia ha 11 anni.
Due anni dopo il Papa e il fratello Cesare decidono che sia giunto il tempo di dare un marito alla bambina.
Viene scelto Giovanni Sforza, nipote di Ascanio Sforza, il potente cardinale che aveva favorito l'elezione di Alessandro VI Borgia.
È un matrimonio combinato per giochi politici. Serve a legare strettamente il papa a Lodovico il Moro, famoso Duca di Milano, potentissimo.
Il 12 giugno 1493 Lucrezia sposa il giovane rampollo degli Sforza in pompa magna. Il nuovo palazzo dove vivranno felici per ben quattro anni si trova a Pesaro, nelle Marche dove il marito è il regnante ufficiale.
Il ménage fra i due sposi sta navigando in acque tranquille. E come potrebbe essere altrimenti? Basta ammirare il famoso ritratto di Lucrezia, che vi mostriamo, per dover esclamare: “Che splendida figliola!”
Immagine ritratto
Ma gli interessi del papa e di tutta la famiglia dei Borgia cambiano all'istante. Il papa ha nuovi progetti: ha deciso di eliminare dal proprio carnet il re di Francia e, al contrario, di riversarsi completamente verso il regno di Napoli. Quindi bisognerà togliere Lucrezia dalle mani dello Sforza e spostarla fra le braccia di un nuovo marito legato alla corte partenopea.
Lucrezia, nota subito uno strano atteggiamento che il padre e il fratello da qualche giorno dimostrano verso suo marito, e ha intuito che i due nobili malandrini, hanno deciso di eliminarlo. Come?
Lucrezia va da Giovanni Sforza, suo marito, e subito gli confida di essere molto preoccupata.
Attrice 1
«Le cose non si mettono bene, mio caro. So di sicuro che mio fratello Cesare e il padre mio hanno intenzione di toglierti di mezzo. Sì, ho le prove, quindi ascolta il mio consiglio, tieniti pronto a fuggire e a startene dove puoi trovarti più sicuro».
Dario
Lo Sforza non si fa ripetere due volte il consiglio. Scende alle scuderie dove il suo cavallo turco è già stato sellato e pronto... un colpo di sperone e lo sposo di Lucrezia parte al gran galoppo, non fermandosi nemmeno un attimo alle fonti per dare il tempo al cavallo di abbeverarsi. Le cronache assicurano che era riuscito a raggiungere le Marche in ventiquattr'ore, una corsa che avrebbe ucciso ogni cavallo. Infatti, giunto alle porte di Pesaro, il destriero nitrisce EHEHEHEHEH e crolla a terra, morto.
A sua volta Lucrezia sparisce dal palazzo del Vaticano e il padre, santo padre s'intende, è molto preoccupato, teme che la ragazza combini qualche gesto irrimediabile. Alla fine grazie ai suoi informatori – di cui il Vaticano era già allora ben fornito – riesce a scoprire dove Lucrezia si è nascosta, in un convento delle suore di San Sisto a Roma, e la raggiunge.
I due attori si mettono in disparte
Ecco il dialogo fra il papa e la figlia nel convento delle suore.
«Lucrezia, credimi, ti voglio bene davvero, non so cosa farei per te. Credimi tu sei la persona che ho amato e amo ancora maggiormente nella mia vita».
Attrice 1
«Padre, un amore come quello che tu mi offri non mi interessa, è a mezzo servizio. Ti pare un'esistenza degna quella che mi hai imposto di vivere? Mi fai trascorrere tutta l'infanzia convinta che quell'uomo di poco talento che dormiva con mia madre fosse il mio autentico padre. Se non altro dimostrava di volermi davvero bene!
Nello stesso tempo tu ti presenti a me e a tutti i miei fratelli come il benefico cardinale, uomo di religione e di grande potenza. E, bello come il sole, all'improvviso ti riveli per quello che sei, prima di tutto non un munifico amico di casa ma l'amante di mia madre da vent'anni, e in questo tempo l'hai ingravidata per quattro volte a tuo piacere. E per finire ti scopriamo essere il cardinale più potente di Roma, prossimo papa, uno sciupafemmine che colleziona avventure amorose a non finire. Tant'è che ti invaghisci di una bellissima mia amica, una ragazzina, e te la confezioni da amante ma, per una questione di opportunità la fai maritare, e con chi? Col figlio della mia nutrice, un povero tapino senza né arte né parte e mancante pure d'un occhio.
Dario
«Si ma si presenta sempre di profilo così non si nota».
Attrice 1
«Per favore, ti sembra il momento di far dello spirito... neanche Santo oltretutto! Ah, poi viene il mio turno. Decidi con l'aiuto di mio fratello Cesare, tuo degno figlio, che ti posso servire per coinvolgere nel vostro progetto il duca di Milano, che normalmente ti impedisce di muoverti come ti pare. Scegli un suo nipote, anche lui figlio illegittimo, guarda caso del signore di Pesaro, altro Sforza, e me lo acconci per marito, senza neanche chiedermi, dopo avermelo presentato (nota bene, io ho 13 anni) senza neanche venirmi a chiedere se un uomo che ha il doppio della mia età mi possa interessare. Ti sei comportato con più delicatezza quando nelle scuderie papali mi hai mostrato un puledro di razza e hai aggiunto: «Questo è il meglio fra i cento cavalli del papa. Prima provalo, e poi se non t'aggrada e hai adocchiato un altro che ti dà più piacere cavalcare fai tu, gli infili la cavezza, lo fai strigliare come conviene e te lo porti a casa». Ma tornando all'altro puledro, il giovane Sforza, anche quello mi inviti a portarlo a casa. Io mi ci adatto, non è l'uomo che sognavo per la mia vita, ma prima di tutto si innamora di me, e poi con lui scopro per la prima volta cosa significhi venir considerata un essere umano e non solo una pedina da giocare sullo scacchiere dei tuoi affari».
Dario
«Brava! Devo ammettere che tu dimostri di conoscermi meglio di quanto io conosca me stesso. Quindi non sto a cercare nella retorica e nella commozione una difesa a ciò che ho combinato, per come ho condotto e sto conducendo la mia storia. Ma ti giuro che farò di tutto per uscire da questo labirinto dove mi trovo a sbattere qua e là, spesso, credimi, disperato al punto di pensare seriamente ad abbandonare tutto».
Attrice 1
«Ma non mi dire, padre. Quando dici abbandonare tutto pensi ad abdicare, o meglio dimetterti e ritirarti a tua volta in un convento? Padre, mi dispiace di non essere nello stato d'animo adatto ad emettere una serie di risate fastose. AHAHAHA (ridacchia)».
Dario
«Va bene, ho capito. Oggi per me non è giornata, ma spero che soprattutto tu abbia scelto di rimanertene fra queste mura, per meditare e tentare di comprendere e perdonare la follia che ci ha presi e trascinati tutti fuori di senno e pietà, anche per noi stessi».
Quindi, con un'uscita di scena degna di un ipocrites del teatro greco, il papa se ne va mostrando lacrime che scendono a rigargli il volto.
Applauso per favore.
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Dario Fo, La figlia del Papa, Chiarelettere, pagg. 208, € 13,90
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