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Cantare la migrazione

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Cantare la migrazione

«Accogliendo l’harmattan in traduzione, il vecchio Oyo rabbrividisce/ sotto le coperte sospeso tra isole lontane, incandescente/ aria secca libera i polmoni intasati di pioggia, trasforma fiumi/ in preludi per il mare, in fredda cenere» Così inizia «Da Lagos a Lampedusa: interludi di isole» di Tade Ipadeola, una delle poesie pubblicate nell’antologia «migrazioni migrations» ideata da Wole Soyinka, a cura di Alessandra di Maio (66thand2nd, pagg. 172, € 22). Il volume nasce da un confronto di poeti italiani e nigeriani che si tenne al Black heritage festival di Lagos. Il Nobel per la letteratura Wole Soyinka aveva infatti deciso di raccontare il moderno esodo da una prospettiva insolita, chiamando a raccolta autori di sponde opposte del Mediterraneo. Sedici poesie in tutto - più una dello stesso Soyinka che anticipammo sul Domenicale dell’8 aprile 2012 (si veda www.archiviodomenica.ilsole24ore.com)- in omaggio a quella che per gli Yoruba, la stirpe da cui Soyinka discende, è una cifra religiosa, il numero dell’ordine cosmico. Gli autori comprendono giovani autori nigeriani come Jumoke Verissimo e Chris Abani, e classici, quali J.P. Clark-Bekederemo (di cui anticipiamo la poesia qui a fianco) e Odia Ofeimun. Tra gli italiani Valerio Magrelli, Silvia Bre, Milo De Angelis, Stefano Benni, Ascanio Celestini, Erri De Luca e Ubah Cristina Ali Farah.

Poesia migrante

(per Wole)

Visitatori da acque lontane

i delfini, saltuariamente

emergevano a respirare

negli estuari del Delta del Niger,

prima del flutto del greggio;

e gli uomini, lungo la riva

attratti da quel loro giocare

vi scorgevano disegni, incisi a fondo

come era d'uso fra le donne loro.

Quanti in quelle nidiate

non ce la fecero a rientrare in mare?

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