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Jean-Michel sulla strada dei guai

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Arte

Jean-Michel sulla strada dei guai

Ritratti. Jean-Michel Basquiat, «John Lurie», 1982, collezione privata
Ritratti. Jean-Michel Basquiat, «John Lurie», 1982, collezione privata

City as School era un liceo pubblico alternativo di New York rivolto a studenti di talento (come Jean-Michel Basquiat) che avevano difficoltà a integrarsi negli istituti convenzionali. Lo si sarebbe anche potuto definire, come fece Al Diaz, compagno di classe di Jean-Michel, come una «scuola per coglioni». City as School usava la città come aula, organizzando per i suoi ragazzi stage di lavoro e studio. Jean-Michel vi si trovò benissimo, nonostante il suo «talento per ficcarsi nei guai». Nel 1977, alla cerimonia di diploma della classe dell’amico Al Diaz, Jean-Michel, per sfida, riempì di crema da barba una scatola, salì di corsa sul palco e la rovesciò sulla testa del preside. Gli mancava un anno per diplomarsi, ma non tornò più.

Smise di frequentare City as School, ma la città di New York continuò a essere la sua scuola. Anche se non ebbe una fissa dimora, si sentiva totalmente a casa propria nella città. Non aveva bisogno di frequentare la scuola d’arte; non faceva altro che entrare tranquillamente nella School of Visual Arts e servirsi del materiale che gli occorreva. La gente pensava che fosse uno studente pagante. Fu lì che conobbe Keith Haring e Kenny Scharf, che erano effettivamente iscritti. Né aveva bisogno di studiare a scuola l’opera di Andy Warhol e William Burroughs se poteva incontrarli personalmente e collaborare con loro, come fece da quando ebbe poco più di vent’anni. Jean-Michel diventò presto non solo un habitué del Mudd Club e un frequente ospite del TV Party di Glenn O’Brien, ma anche una presenza attiva che contribuì a determinare l’influenza di tali istituzioni del downtown.

Fondamentale fu, nell’estate del 1980, il «Times Square Show» in cui fece la sua prima apparizione pubblica come artista di nome Jean-Michel Basquiat, dopo aver dichiarato che SAMO (il suo pseudonimo) era morto. Dipinse le pareti della Fashion Room, una delle installazioni più dinamiche della mostra. La mia recensione al suo lavoro, descritto in Art in America come «una combinazione da urlo di de Kooning e scarabocchi da metropolitana in vernice spray», fu il primo segno di attenzione che ricevette dalla stampa. Aveva solo diciannove anni ed era già uno dei più grandi artisti della generazione emergente.

L’ideologia della città multiculturale formò l’esperienza e la visione artistica di Jean-Michel. La comunità afro-caraibica di Brooklyn, in cui crebbe in quanto figlio di madre portoricana e padre haitiano, stava diventando uno dei settori più vivaci di New York. Un elemento essenziale dell’opera di Jean-Michel è la sua composizione multilinguistica. L’iconografia e l’energia delle strade di Brooklyn e del Lower East Side permeano i primi lavori di Jean-Michel. La griglia che i bambini tracciano con i gessetti sul marciapiede per giocare a “campana” ha ispirato la struttura di alcuni dei suoi primi dipinti più grandi. Flats Fixed, Peso Neto, All-Beef e altri cartelli della cultura commerciale dei quartieri operai di New York sono elementi fondamentali del suo repertorio iconografico. Le sue opere sono animate da ambulanze che ne attraversano sfrecciando la superficie e da aeroplani che le sorvolano. Non mancano immagini di incidenti d’auto, forse derivate dal traumatico ricordo infantile di quando era stato investito da un’auto. C’è un rapporto diretto tra i suoni e i ritmi della strada e la ripetizione di lettere e parole allitteranti. L’applicazione astratta di parole e lettere, inoltre, rispecchia una raffinata assimilazione dell’astrazione modernista del linguaggio che risale a Gertrude Stein.

Ben presto la sua opera va oltre l’evocazione della strada, arrivando a incorporare un discorso complesso sull’esperienza dei neri e sulle loro conquiste culturali. Irony of Negro Policeman, un possente dipinto del 1981, è un esempio precoce del suo messaggio politico. Molti dei suoi lavori ritraggono musicisti jazz neri, pugili neri ed eroi rivoluzionari come Toussaint Louverture. Oltre a sfruttare l’innovazione modernista del collage, che risale a Picasso e a Braque, Jean-Michel ha raccolto la tradizione africana e afro-americana dell’assemblaggio. Collage modernista, tecnica del cut up, strutture tratte dall’assemblaggio africano e l’arte di mixare i piatti del primo hip hop si combinano nella caratteristica logica formale di Jean-Michel. Le immagini si fondono fluidamente come segmenti di melodia in una complessa composizione jazz.

Jean-Michel morì tragicamente a soli ventisette anni, ma la sua capacità di proiettare la sua potente personalità e la sua acuta intelligenza nella sua opera la rende ancora molto attuale.

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