Cultura

Sold out per i grandi orchestratori

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Musica

Sold out per i grandi orchestratori

Premesso che quanto a peso dei direttori, dei solisti - o per l’accoppiata direttori e solisti - non c’è data nel cartellone da non mettere in agenda, per una volta presentando una stagione viene voglia di parlare della musica, prima, e poi degli interpreti. Prima del programma e poi degli esecutori. La nuova locandina della Filarmonica della Scala infatti dimostra che non servono tante date, per fare una stagione di qualità. Basta al contrario un progetto artistico originale,
incisivo, curioso.

Sul tronco snello di soli dieci concerti possiamo leggere diverse ramificazioni, fatte di temi sostanziosi e mirati: il primo che balza all’occhio è la musica ungherese, autentica miniera per vitalizzare il repertorio del Novecento, qui rappresentata da Bartók, Kodaly, Ligeti, Kurtág, Eötvös. Quest’ultimo, anche direttore, con una prima milanese. Altra presenza evidente è quella di Dvorak e Strauss, i grandi orchestratori, di pennellata grassa. Brahms, Bruckner, Šostakovič hanno una Sinfonia a testa: tre capolavori lontani, per raccontare un mondo sfaccettato. Alle loro spalle, monumenti alla memoria, alcuni cippi beethoveniani: due Concerti per pianoforte (Primo e Quinto) e due Sinfonie (Quinta e Settima). Qualcuno noterà che mancano i padri del classicismo viennese, Haydn e Mozart, che sono assenti i Romantici e che per una volta non si suona una Sinfonia di Mahler. Ma come si può far star tutto in dieci serate? Meglio scegliere inediti punti di vista. Come il rapporto pianoforte-orchestra: in Liszt (Secondo Concerto) e in Carlo Boccadoro, con una prima assoluta, commissione della Filarmonica, affidata alla bravissima Beatrice Rana.

La carrellata dei dieci direttori si apre con il ritorno a Milano di Daniel Barenboim. Una data esclusiva e solo per la Filarmonica. Il suo nome sarebbe bastato a far faville. Non paghi si è puntato anche a un solista. Clamorosamente, per la prima volta in stagione, è arrivata Martha Argerich. Il Primo di Beethoven e la Settima di Bruckner andranno a ruba. Peccato non ci sia più una televisione (accanto alla benemerita RadioTre) a raccontare queste esecuzioni. Chapeau a Riccardo Chailly, che cavallerescamente ha ceduto il concerto inaugurale, riservandosi poi l’appaiata con Maurizio Pollini e l’“Imperatore”: altra data che sbancherà il botteghino.

Ma il discorso biglietti non preoccupa la Filarmonica: abituata alla sala sempre esaurita, beata lei, vanta uno zoccolo di abbonati fedelissimo, che copre il 70% della sala. Negli ultimi anni poi si è inventata un pubblico alternativo, meraviglioso, nelle prove benefiche. E ora lancia un nuovo tipo di abbonamento: lo ha chiamato “under 35”, perché lo sconto rispecchia l’età di questa Signora Orchestra, da sempre solo sostenuta da privati, zero contributi pubblici. Compiendo 35 anni, va in cerca di nuovi appassionati. Giovani, come i giovani orchestrali entrati ultimamente nelle sue file, davvero eccellenti. Così che musicisti e pubblico continuino ad accompagnarsi, come sempre hanno fatto, anche nella famiglia Filarmonica del futuro.

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