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Fiction, ci piace «stagionata» e on demand

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Bilancio e trend della stagione televisiva

Fiction, ci piace «stagionata» e on demand

Luca Zingaretti nel ruolo del commissario Montalbano
Luca Zingaretti nel ruolo del commissario Montalbano

Tra gli eventi più importanti che si sono svolti a Roma durante la Festa del Cinema, non si possono non citare gli incontri del MIA, il Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, che si sono tenuti nella capitale dal 20 al 24 ottobre.
All’interno di un ricco calendario, dove si è discusso di cinema, televisione, documentari e tanto altro, ha trovato spazio un’interessante riflessione sulla produzione televisiva italiana, volta a fare un bilancio della scorsa stagione e dei trend più recenti.

Ad aprire le danze dell’incontro sono state le parole di Milly Buonanno, direttore dell’Osservatorio della Fiction Italiana, che ha proposto un’analisi sulle attuali linee editoriali e sulle performance di ascolto della fiction RAI, Mediaset e Sky.
Innanzitutto, l’esperta ha voluto sottolineare come si sia registrato un vero e proprio calo di produzione fiction in Italia negli ultimi anni, sia dal punto di vista del monte orario, sia della quantità di titoli: tenendo conto delle produzioni delle reti principali, rispetto a dieci anni fa il numero complessivo di fiction è inferiore di circa il 40%.

Tutto concentrato nel «prime time»
Un calo che riguarda decisamente più Mediaset che RAI, anche perché – per fornire un altro dato rilevante – il primo canale dell’azienda pubblica, Rai Uno, ha programmato da solo circa il 51% dell’intera offerta di fiction italiane del 2015-2016. La contrazione complessiva è dovuta anche alla mancanza di fiction per l’outside prime time: tutto, o quasi, viene ormai prodotto unicamente per il prime time e i numeri così non possono che diminuire drasticamente.
Tornando all’ampia offerta di Rai Uno, colpisce come il filone crime (seppur si tratti di un “crime per tutta la famiglia”, piuttosto leggero) sia sempre ai primi posti di gradimento, con «Il Commissario Montalbano» che, proiettato in due serate durante la stagione, ha ottenuto circa il 40% di share, seguito dal confermato grande successo di «Don Matteo», giunto alla decima stagione e assestatosi sul 29%. Il sottogenere “mafia” continua a essere presente nei palinsesti («Il Commissario Montalbano» per la RAI, «Squadra Antimafia» per Mediaset, «Gomorra» per Sky) seppure, secondo la Buonanno, soffra ormai di una certa sovraesposizione.

La produzione italiana Sky è ancora giovane e questo spiega la bassa percentuale di fiction proposte: ha però grande fortuna critica e un forte prestigio internazionale, destinato a crescere (lo dimostra ad esempio il successo straordinario di pubblico ottenuto dalle prime puntate di «The Young Pope» di Paolo Sorrentino).
Considerando una possibile “scala d'innovazione”, se Mediaset sembra puntare meno alle fiction di casa nostra e RAI si assesta a metà tra tradizione e innovazione, Sky sembra invece indirizzata a scommettere su progetti più freschi e distanti dai canoni tradizionali.

Molto interessante, inoltre, la riflessione su come in Italia riscuotano più successo le fiction “stagionate” rispetto a quelle “di stagione” (ovvero le nuove produzioni), perché le prime hanno fidelizzato il pubblico in anni in cui non c’era la competizione odierna e ancora oggi ne raccolgono i frutti.
Ad arricchire l'intervento della Buonanno ci sono le parole di Bruno Zambardino, docente di Economia dei Media alla Sapienza di Roma e Direttore Osservatorio Media di I-Come, con un intervento dal titolo «La (S)volta buona, le dinamiche della fiction italiana nell'era dell’audiovisivo connesso».

Cresce la fruizione «on demand»

Molto pregnanti e attuali le sue prime considerazioni su come un ruolo sempre più importante nel mercato della fiction televisiva sia da attribuire alle repliche e agli ascolti in differita. Cresce infatti la fruizione on-demand di film e serie televisive: il vero valore, così, è la permanenza, addirittura raddoppiata dal triennio 2007-2009 a quello 2013-2015.
Diversi gli spunti lanciati da Zambardino nei confronti del mercato internazionale, dove la convergenza è un trend sempre più decisivo (si veda la recente acquisizione di Time Warner da parte di AT&T): sarà da capire il futuro in Italia di un colosso come Netflix, da un solo anno nel nostro paese e fortemente in crescita in termini di utenza e investimenti in contenuti a livello internazionale.

Analizzando proprio investimenti e contenuti, Zambardino ha fatto notare come Mediaset abbia diminuito la produzione di contenuti propri puntando più sull’acquisto di prodotti stranieri e come dal 2008, anno della crisi anche televisiva, fino al 2014 i due principali broadcaster italiani (RAI e Mediaset) abbiano ridotto gli investimenti nelle fiction. Nel 2015, per la RAI in primis, c’è stato un aumento rispetto all’anno precedente ma si resta comunque lontani dalle cifre del periodo pre-crisi. In questi anni di crisi, comunque, sono soprattutto le società più piccole produttrici di fiction ad accusare maggiori difficoltà sul mercato.

Elaborando i dati Agcom, Zambardino ha poi sottolineato come in Italia circa il 31% degli investimenti sia destinato alla fiction.
Infine, da segnalare come una spinta importante per il presente, ma soprattutto per il futuro, venga dalle nuove misure per il sostegno fiscale al mercato audiovisivo, di cui stanno beneficiando anche le fiction. La maggior parte dei progetti ha ottenuto crediti tra 100.000 e 500.000 euro nei primi dieci mesi e la speranza è che questo investimento supporti al meglio un'industria che è sempre più importante nel nostro mercato dell’audiovisivo.

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