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Nelle «Cantigas» un mondo senza tempo che sarebbe piaciuto a Borges

Jorge Luis Borges amava ricordare che le emozioni letterarie si trovano ovunque, non sono il privilegio di una corrente, né di uno scrittore o di una particolare epoca. Per questo esplorò autori e opere che di solito si considerano marginali o “minori”, quasi correndo dal moderno all'antico e viceversa. Assecondava, in questi viaggi realizzati attraverso letture, il bisogno di meravigliarsi. Trovava cose, idee, uomini, bellezze e situazioni lottando contro i capricci del tempo; non si curò delle raccomandazioni dei manuali o dei professori, non visse per essere premiato (forse per questo si dimenticarono di coronare la sua magnifica opera con il Nobel).

Per Borges una ballata medievale norvegese conteneva qualcosa capace di parlare all'uomo della nostra epoca, anche se trattava di “un'oscura orchessa”; oppure questo filologo del fantastico e dell'incanto dedicava interi giorni per cogliere qualcosa dell'avventura di Galvano nipote di Artù, il quale “aveva passato, da solo, nudo,/ un'intera notte in compagnia/ di una bellissima e gentile fanciulla,/senza provare a toccarla”.

O ancora, ipotizziamo, Borges avrebbe gradito soffermarsi con l'ironia necessaria sulle “Cantigas” di Alfonso Anes do Coton, trovatore galego del XIII secolo, che nei suoi versi rammenta la tempra beffarda di Cecco Angiolieri.

Qui conviene soffermarsi, giacché questo poeta celebrava cortigiane a cui gli indelicati colpi del tempo avevano rigato e deformato irrimediabilmente le sembianze, nobili senza un quattrino, donzelle dalle voglie saffiche, medici più ignoranti in materia dell'ammalato e altra umanità che andrà a popolare romanzi e cronache di ogni epoca. Alfonso non esita a ricorrere al linguaggio scurrile e irriverente, a citare senza problemi organi sessuali, a ricordare che per una vecchia serva prova “odio dal profondo del cuore”. E ancora: Maria Garcia è da lui posseduta ma vorrebbe chiederle un compenso, perché “non esiste che io fotta gratis”.

Queste citazioni, dalla ballata norvegese a Galvano e ad Alfonso Anes do Coton corrispondono ad altrettanti libri pubblicati recentemente nella “Biblioteca medievale” dell'editore Carocci di Roma. Anzi, l'ultimo, su cui ci siamo soffermati strizzando l'occhio a Cecco Angiolieri, vede le sue “Cantigas” nell'edizione critica e traduzione italiana, con preziose note e glossario, a cura di Michele Marcenaro (pp. 140, euro 16). Libri che contengono un mondo quasi ignorato e simile al nostro. Libri che sarebbero piaciuti a Borges.

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