Intervista con Jim Kay, illustratore del libro di J.K. Rowling “Harry Potter e la camera dei segreti” , edizione illustrata (Salani)
Un turbine di acclamazioni della critica e vendite planetarie ha accolto la pubblicazione dell’edizione illustrata di “Harry Potter e la pietra filosofale”, ma l’illustratore Jim Kay era già al lavoro sul secondo libro della saga, “Harry Potter e la camera dei segreti”.
«La lavorazione del primo libro ha richiesto più di due anni», mi racconta Jim Kay, «ma per il secondo avevamo pochi mesi, perciò ho fatto un “modellino” della versione illustrata finale, mettendoci dentro tutte le cose che volevo vedere. Il fattore limitante era il tempo, avevo la possibilità di eseguire solo il 50 per cento di quello che avevo pianificato originariamente. Nessun libro illustrato è mai veramente “finito”: semplicemente, a un certo punto devi consegnare il lavoro».
Grande attenzione al dettaglio
L’approccio di Kay all’illustrazione dei classici moderni della Rowling si basa su un’intensa attenzione per il dettaglio. Trovare persone reali da “scritturare” come personaggi e disegnarle mentre invecchiano è stato fondamentale per la visualizzazione di Harry e dei suoi amici.
«Cerco di vedere le persone che “scritturo” come modelli almeno una volta l’anno», spiega. «I bambini crescono così in fretta! La cosa interessante è che le persone non invecchiano mai come ti aspetti. Ho un amico che è piuttosto attraente, con un sorriso che conquista, ed era la scelta più ovvia per Lockhart. Per un eccezionale colpo di fortuna, il suo compagno è perfetto per Severus Piton, e dico perfetto per davvero, perfino la voce. Di tutte le immagini su cui ho lavorato, la cosa che mi è piaciuta di più finora è stata dipingere Severus Piton per Harry Potter e il prigioniero di Azkaban».
Ma per alcuni personaggi è difficile trovare un modello reale a cui ispirarsi, per esempio l’elfo domestico Dobby.
«Non avevo idea di quanto fosse popolare Dobby finché non ho cominciato a lavorare alla Camera dei segreti», ammette Kay. «Dal mio punto di vista è stato veramente impegnativo. Il testo lo descrive in modo molto accurato e ho cercato di attenermici il più possibile, ma il problema sono stati gli occhi. Secondo il libro sono grossi come palline da tennis, e il rischio era di scadere nel fumettistico. Ho realizzato un modellino del corpo di Dobby con la plastilina e una serie di teste con occhi finti. Una di queste, che aveva delle orecchie da pipistrello, mi è sembrato che funzionasse, che mi facesse scattare qualcosa. Come gran parte dei modellini che realizzo l’ho riciclato (ora è il sedere di un ippogrifo), ma adesso me ne pento, mi ero affezionato a quel piccoletto. Ma ora dovrò ricostruirlo per i libri successivi!».
Come per il primo libro, anche la Camera dei segreti contiene illustrazioni eseguite con tecniche differenti, dagli schizzi a matita al guazzo e agli acquerelli. E i riferimenti alla storia dell’arte e alla storia naturale abbondano: la pagina sulla mandragora che allude a uno schizzo di Leonardo, i riferimenti giocosi ai manuali di classificazione delle specie animali e vegetali. Tutto nasce dall’amore di Kay per i libri e la natura.
«Io adoro i libri. Da bambino in camera da letto avevo una libreria che scricchiolava sotto il peso di enormi enciclopedie di storia naturale e da allora la mia vita è ruotata intorno ai libri, dagli archivi della Tate Britain alla biblioteca dei Royal Botanic Gardens a Kew. Per me, quindi, è semplicemente una continuazione dell’infanzia: a mio parere la fantasia funziona se la mantieni radicata nella realtà, e io voglio dare alle creature che popolano il mondo di Harry Potter questa sensazione di autenticità, descrivendole dettagliatamente con tavole scientifiche e note a piè di pagina».
Illustrare il fantastico
Illustrare il fantastico può essere anche impegnativo. «Sì, può suonare strano», ammette Kay, «ma lavorare pancia a terra su un libro che contiene tantissime cose che non esistono è sfibrante mentalmente! Devi disegnare qualsiasi cosa partendo da zero. Ci sono giornate in cui provo un disperato desiderio di uscire in giardino e scovare un folletto, giusto per avere qualcosa di tangibile da ricopiare sulla scrivania. La fenice, per esempio, è basata su diversi uccelli, in particolare il meraviglioso hoatzin».
Ma un luogo in cui l’immaginazione ha avuto il sopravvento per Kay è la scena di Diagon Alley, in continuo arricchimento.
«Diagon Alley è diventata una sorta di diario per me (è un po' spudorato, mi rendo conto, inventare nuovi negozi). Dopo aver letto testi sulla medicina dell’epoca vittoriana ho dato al mago dei denti il nome di “Mr. Trismus” (il trisma è lo spasmo dei muscoli masticatori che provoca un blocco della mascella). Il “Caput Mortuum” (il negozio dell’Articolatore di Ossa) è uno dei colori che ho usato maggiormente per dipingere Diagon Alley, ma il nome è associato anche all’alchimia e significa “testa morta” o “resti senza valore”».
«Il mio uccello preferito è il nibbio reale, nome scientifico milvus milvus, parecchio diffuso nella zona in cui vivo. In inglese si chiama red kite, e kite significa anche “aquilone”: l'idea del negozio di aquiloni mi è venuta mentre lavoravo su Diagon Alley e fuori sentivo lo stridio familiare di un nibbio. Nel Grizedale, una zona del Lake District, nel Nordovest dell’Inghilterra, era in corso un vasto programma di reintroduzione di questo rapace, perciò mi è sembrato logico chiamare il negozio di aquiloni “Milvus Grizedale, fabbricante di aquiloni”».
«Altri nomi o slogan pubblicitari sono piccoli giochi di parole che mi divertivano: la bancarella che vende sanguisughe, se guardate attentamente, ha sopra la scritta “We’ll bite them on the features” (li morderemo sul volto), parodia del famoso discorso di Churchill (We'll fight them on the beaches, li combatteremo sulle spiagge). La facciata del negozio del Myomancer (indovino che si basa sull’osservazione dei topi) si ispira all’organo suonato dai topini nella serie per bambini anni 70 “Le magiche storie di Gatto Teodoro” (sono un fan sfegatato di quella serie). “What Larks!”, il negozio dell’esperto di canti di uccelli (larks significa «allodole») naturalmente viene da Dickens (what larks! è l’esclamazione ricorrente di un personaggio di Grandi speranze). A dirla tutta, però, l’illustrazione di Diagon Alley è semplicemente un omaggio al cartone animato che amavo di più da bambino, Mr. Benn: questa è la mia festive road».
In questo libro ci sono scene più oscure e le storie diventano progressivamente più cupe: come ha gestito la cosa?
«Per questi primi due libri ho dovuto frenarmi molto sul dar corpo all’aspetto cupo della storia; nella mia testa ho già un’immagine precisa dei Doni della Morte, e cerco di arrivarci poco a poco, bisogna lasciarsi una meta. E poi non è il caso di spaventare i giovani lettori di questi racconti magnifici».
Ma ci sono tantissimi ragni in questo libro, è un bel problema se uno è aracnofobico!
«Io adoro i ragni, ne abbiamo tantissimi nel mio studio. Questa settimana si è aperta una sacca di uova di folcidi (i ragni gambalunga) e abbiamo almeno sessanta ragnetti adesso. Abbiamo scitocidi (ragni sputatori) sul davanzale, salticidi (ragni salterini), tegenarie domestiche, zygielle, e per l’illustrazione andrò a prendere le grosse femmine di ragno vespa gravide che ho in giardino e me le metterò sulla scrivania. Il mattino dopo mi ritroverò con una bellissima ragnatela circolare sopra il tavolo da disegno. Perfetto!».
Il libro è pieno zeppo di dettagli e cose che rivestono un significato personale per Kay. Le immagini della serra dell’insegnante di erbologia, la professoressa Sprout, che si trovano nel risguardo sono ispirate ai Kew Gardens londinesi. «Mi manca Kew», mi dice Kay. «L’erbario era l’ambiente più bello che potesse esistere e le camminate attraverso il palmeto di prima mattina sono un ricordo che conservo gelosamente. Il risvolto in questo libro mostra la serra n. 1. È stata l’ultima illustrazione che ho disegnato per la “Camera dei segreti”, e purtroppo il mio cane Leroy è morto il giorno prima che finissi il libro. Per questo l’ho messo sul risvolto. È straziante guardare quella figura, mi manca ancora».
Quali sono le illustrazioni e il personaggio che preferisce in questo libro?
Tra le illustrazioni, Kay ammette che la sua preferita è «Diagon Alley, semplicemente perché mi sono potuto prendere delle libertà! Tra i personaggi, Harry è sempre il più difficile. Hagrid è senza dubbio il mio preferito: ha una tale corporatura e così tanti capelli che non puoi proprio sbagliarti, ti basta scarabocchiare un po' finché non si materializza».
(Traduzione di Fabio Galimberti)
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