Cultura

I manifesti? Strategici

  • Abbonati
  • Accedi
Storia

I manifesti? Strategici

Tutto. «Dubitare di tutto e credere a tutto sono due soluzioni, ugualmente comode, che ci dispensano, l’una come l’altra, dal riflettere» (Jules-Henri Poincaré).

Pubblicità. La propaganda della Grande Guerra, definita «la più grande avventura del mondo in pubblicità» e «un’enorme impresa dell’arte di vendere».

Strategia. Strategia della pubblicità durante la Grande Guerra: ottenere l’approvazione del pubblico e creare aspettative tanto potenti e coinvolgenti da riuscire a orientarne i comportamenti.

Propaganda. L’etimo di “propaganda” risiede nel latino propagare, che significa “diffondere”, ed è un termine che nasce in un contesto religioso, quando nel XVI secolo papa Gregorio XV organizza una commissione preposta alla propagazione della fede cattolica, inclusi credenze, misteri, leggende, racconti e parabole.

Fenomeni. Lo storico Alex Carey ritiene che la propaganda sia stata uno dei tre più rilevanti fenomeni che hanno contraddistinto il secolo scorso, fenomeni che sono strettamente concatenati tra di loro: lo sviluppo della democrazia, la crescita del potere economico, il potenziamento della propaganda per proteggere il potere economico dalla democrazia.

Selezione. Dopo il primo mese di combattimenti, durante la Grande Guerra, erano già morti 313mila soldati, ma lo Stato Maggiore francese non aveva confessato la perdita di un solo cavallo. D’altronde ancora oggi, senza causare scandali, «il criterio fondamentale nel moderno mondo dell’informazione è la selezione delle notizie».

Verità. «Quando la guerra è dichiarata, la prima vittima è la verità» (lord Ponsonby).

Senatori. Senatori che si sono opposti all’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917: 6 su 88.

Commerciale. Il presidente americano Wilson, a fine guerra, dichiarò che «noi tutti sappiamo che questa è stata una guerra commerciale».

Manifesti. Il pregio dei manifesti secondo George Creel (giornalista e direttore dell’agenzia americana Cpi nata per influenzare l’opinione pubblica) è quello di giocare «un ruolo decisivo nella lotta per l’opinione pubblica. La parola stampata può anche non essere letta, la gente può scegliere di presenziare a riunione o di guardare immagini in movimento, ma il manifesto era qualcosa che catturava anche l’occhio più indifferente».

Adesso. L’avverbio temporale «adesso», oltre modo presente nei manifesti propagandistici della Grande Guerra. Spesso è l’ultima parola scritta, quella che la maggior parte della gente memorizza più velocemente.

Prima chiamata. Slogan di un manifesto di James Montgomery Flagg: «Prima chiamata. Ho bisogno di te ora nella marina! Il nostro Paese sarà sempre fiero di coloro che risponderanno alla prima chiamata».

Angolo. Secondo la teoria della percezione moderna, l’angolo in basso a destra è una posizione privilegiata perché costituisce il centro ottico, ossia il luogo dove lo sguardo dello spettatore, e quindi anche la sua attenzione, si soffermano più a lungo.

Bistecca. «Non vendere la bistecca, vendine il profumo» (Elmer Wheeler).

© Riproduzione riservata