Cultura

Tra dighe e ponti alla Triennale

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Tra dighe e ponti alla Triennale

Ne ha fatta di strada – ma anche di autostrada, viadotti, ponti, dighe e quant’altro – la Salini Impregilo, azienda nata 110 anni fa dal genio, ingegno e ingegneria di Vincenzo Lodigiani e Umberto Girola: i due nel 1906 costruirono un ponte sul torrente Chiavenna e un tronco della linea ferroviaria Cremona-Fidenza, per aggiudicarsi, dopo la Prima guerra mondiale, la ricostruzione del viadotto di Recco, simbolo della rinascita italiana postbellica.

Da Girola e Lodigiani la proprietà è poi passata a Pietro Salini, con acquisti importanti negli anni, come Impregilo e Lane Construction, e oggi quella lunga storia industriale si mette in mostra, alla Triennale di Milano fino a domenica prossima. Intitolata Beyond. Delivering the future for the past 110 years, l’esposizione ripercorre le grandi imprese dell’azienda in giro per il mondo, dall’ampliamento del Canale di Panama alla costruzione della rete autostradale italiana.

La mostra inizia proprio con un viaggio virtuale dentro al nuovo Canale di Panama: i visitatori sono portati direttamente a bordo di una delle navi che attraversano il canale, ripercorrendo e rivivendo tutte le fasi di realizzazione della monumentale opera. Oltre ai percorsi multimediali, si potranno vedere filmati storici, fotografie e video inediti delle “creazioni” di Salini Impregilo, quali il salvataggio dei templi di Abu Simbel in Egitto; le dighe in Africa, da Kariba (tra Zambia e Zimbabwe) all’Etiopia; le metropolitane di Parigi, Copenaghen, New York, San Francisco, Riad; l’Autostrada del Sole; il sistema ferroviario ad Alta Velocità...

Del gruppo, da quest’anno, fa parte anche Lane Construction, il maggiore costruttore di autostrade e il principale produttore privato di asfalto negli Stati Uniti: attualmente Salini Impregilo opera in 50 Paesi, impiega 35mila dipendenti, fattura oltre 6 miliardi di euro ed è leader mondiale nel segmento acqua. L’interesse per quel settore di mercato viene da lontano, già dagli anni Venti e Trenta del Novecento, quando entra in scena Pietro Salini, nonno dell’attuale e omonimo amministratore delegato: Salini, classe 1904, comincia l’attività di costruttore a Roma nel 1936, candidandosi precocemente alla costruzione di un nuovo stadio da centomila posti ai piedi di Monte Mario. Ma lo scoppio della Seconda guerra mondiale brucia ogni progetto ed entusiasmo.

La Salini viene poi rifondata nel 1956, da Pietro e dal figlio Simonpietro: sono gli anni in cui si rinsalda la collaborazione con Girola, Lodigiani, Giuseppe Torno e la Impresit, la società di “Imprese italiane all’estero”, creata dalla Fiat, presieduta da Alberto Pirelli e braccio operativo della Salini nella realizzazione di alcune opere, come ad esempio la Ferrovia trans-iraniana del 1933-36. Vent’anni dopo, grazie alla sinergia tra quegli imprenditori, si arriverà a progettare e realizzare la diga di Kariba sul fiume Zambesi, che allora era una delle più grandi al mondo.

Gli interventi in Africa sono tra i più importanti per l’azienda, che, in 110 anni, ha operato in Ghana e in Nigeria, in Marocco e in Algeria, in Libia e in Sierra Leone. Il progetto più significativo rimane certamente la costruzione della gigantesca diga di Assuan, voluta dall’allora presidente egiziano Nasser. Era il 1960 e il lago artificiale rischiava di sommergere i monumenti rupestri del tempio di Abu Simbel, costruito da Ramses II nel XIII secolo a.C. e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Tra il 1964 e il 1969, ben 113 Paesi presero parte all’impresa di spostamento e ricostruzione del sito: tra questi, c’era l’Italia con Impregilo.

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