Cultura

Le acquose mutazioni di Roni Horn

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Basilea

Le acquose mutazioni di Roni Horn

Camaleontiche nelle loro fissità di cilindri plastici riflettono luminescenze acquose e neri d’abisso: sono bianchi di ghiaccio, di nero assoluto o nel celeste chiaro dei mari incantati i “Water Double” di Roni Horn; hanno la consistenza magica del vetro e al tatto vibrano di smeriglio, mentre affacciati al colmo gli occhi si disperdono come davanti ad un oceano. Sono creazioni mutanti nella loro persistente fissa identità. Perché l’artista statunitense proprio sul concetto di realtà fisse eppure cangianti identifica il motore primo dell’esposizione che a lei dedica la Fondazione Beyeler.

Creazioni mutevoli dunque in grado di scalfire le apparenze, anche - e forse soprattutto - quelle codificate, e che trova nell’elemento acquoso e nelle sue valenze di cambio di stato il paradigma perfetto. Le installazioni della Horn sono prima di tutto riflessioni acutissime che si declinano dai solidi alla lingua (Rose is a rose...) in grado di farsi gioco ed exemplum financo delle trasfigurazioni del tempo - compreso quello meteorologico - nel segno di una costante: quella del cambiamento.

In linea con la sua poetica, non stupisce che la Horn abbia scelto di vivere in Islanda, isola dai panorami mutevoli: «Grande abbastanza da potervici perdere. Piccola abbstanza da potervi ritrovare me stessa».

A delineare la cifra di questa artista sono presenti a Basilea i disegni su carta di grandi dimensioni ( due metri per tre) ottenuti con l’uso di pigmenti minerali che si compongono in forme astratte e stilizzate e che subiscono poi un’opera di minuzioso taglio per essere infine ricomposti in varie rappresentazioni di grandi dimensioni.

E ancora i “Selcted Gifts” che coprono un arco che va dal 1974 al 2015 e che, attraverso la giustapposizione di ritratti fotografici, sono in grado di rendere aspetti e momenti dell’essenza variegata e molteplice del vivere quotidiano di ogni singolo, oltre a raccontare attraverso la ritrattistica di amici e conoscenti, una parte significativa del vissuto, quasi una biografia per ritratti, dell’artista newyorchese.

Da ultimo la serie “Still Water (The River Thames, for Example)” dedicata al Tamigi offre uno spaccato cangiante delle superfici del fiume londinese, in grado di assumere sotto la sua lente le più inusitate movenze gelatinose come quelle placide o increspate.

La mostra “Roni Horn”, alla Fondazione Beyeler di Basilea fino al primo gennaio 2017 è stata realizzata in stretta collaborazione con l’artista, e come sempre nel caso di questa istituzione, costituisce un vero punto d’arrivo e un’eccellenza ancora una volta degna di particolare nota.

Roni Horn
Fondazione Beyeler di Basilea
fino al primo gennaio 2017

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