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Autunno a Napoli con la Musa

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balletto

Autunno a Napoli con la Musa

Carla Fracci al San Carlo
Carla Fracci al San Carlo


Carla celebra e ricelebra, ormai dal 20 agosto scorso, le sue ottanta primavere; compare in tv, del tutto rilassata al cospetto della sua esilarante imitatrice. Rilascia focose interviste; scivola dentro il Salotto degli “Amici della Scala” a Milano. È loquace, diretta, senza peli sulla lingua. Chi l’ha eguagliata nel dirimere una carriera dorata, priva di compromessi e ricca di una caparbia serie di “no” pronunciati a voce alta, è stata, sino ad ora, solo Sylvie Guillem: classe 1965 ma già à la retraite. Carla invece balla ancora, eccome balla. Il Teatro di San Carlo, l’ha accolta in La musa della danza. Auguri Carla!, un Gala in suo onore durato due sere sold out.

Pochi dubbi su questo esito al botteghino, come sugli applausi, le standing ovation, i fiori, gli autografi, le corse per dare anche solo una sbirciata alla Ballerina Assoluta, alla Fracci diventata Fracci per talento naturale, ma anche per infinita dedizione all’ “artigianato” della danza che traspira pure in Domani futuro di giovinezza. Il raffinato cammeo, confezionato per lei dal marito, Beppe Menegatti, dava inizio alla seconda parte del nutrito Gala sancarlino dopo cimenti impegnativi, come Le Spectre de la rose, soprattutto gli estratti da La Sylphide, Raymonda, La Bella addormentata (passo a due dal terzo atto, ma anche L’Adagio della Rosa), in cui oltre alla bravura di Tyler Peck e Robert Fairchild, due ospiti americani nel balanchiniano Stars and Stripes, si è notata la crescita e la disinvoltura tecnica di taluni elementi del Corpo di Ballo napoletano.

Passi cesellati con leggerezza, stupore e rabbia
Davanti ad un cielo azzurro, con pannelli riflettenti, - sulle prime adornati dalla celebre colomba bianca, e di pace, di Picasso -, e in lungo abito setoso, Carla ha ripercorso, in sintesi, la sua vita, tra momenti di euforia, - le lunghe braccia al vento -, e di dolore, espresso con l’abituale vis da tragédienne. Ogni passo, in scarpette da ballo, cesellato con leggerezza, stupore, rabbia, per poi capovolgere quel sentimento oscuro, rivolto al pubblico, ma anche di spalle ai pannelli diventati neri, in una dolce speranza, accompagnata da quattro danzatori disposti a farla volare su di una suite dal Children’s Corner di Claude Debussy.
Il compositore prescelto anche per l’assaggio ritroso e sensuale di lei in un estrait dal Prélude à l'àprès-midi d'un faune, accanto all’aitante virtuoso Giuseppe Picone, si tramutava in messaggero di romanticismo. Volteggi di lei e di lui, lift e poi tête à tête in posa, sul famoso Clair de lune. Ma Domani futuro di giovinezza non poteva terminare con un squarcio d’amore maturo. E allora ancora musica di György Kurtág (dopo l'iniziale Sonatina da Actus tragicus e una trascrizione bachiana) perfettamente eseguita al pianoforte, in scena, da Alexandra Brucher e Roberto Moreschi. Ancora Carla in cammino verso la sbarra sulla quale aveva già steso una gamba e l’intero corpo flessuoso, sottobraccio a un esile bambino… e non a una bambina. Sottile e perdonabile malizia da Diva consapevole della sua unicità, ma anche visione di un futuro altrui e persino di diverso spessore linguistico.
Il Gala subiva infatti una svolta moderno-contemporanea, con musiche pop, danze veloci, pezzi di valore come Mercurial Manoeuvres di Christhopher Wheeldon, ancora interpretato dalla coppia statunitense, e un “tutti insieme” geometrico e tribale sul forte coro dei Carmina Burana. Il direttore della compagnia - proprio Giuseppe Picone - ama le serate composite e in questo “Autunno Danza” partenopeo ne darà ancora prova, lasciando spazio anche agli allievi della Scuola di Ballo. Ma chi mai scorderà il “domani”, da rivedere, della Fracci?
“La Musa della danza. Auguri Carla!” in “Autunno Danza
VII edizione, sino al 27 novembre
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