Cultura

A ciascuno la sua Roma

  • Abbonati
  • Accedi
CRONACA VERA

A ciascuno la sua Roma

L’identità di Roma

Una cinquantina tra artisti, scrittori, filosofi, architetti, urbanisti (tra i quali Selvetella, Scego, Berdini, Echaurren, Albinati, Prestinenza Puglisi, Perniola, eccetera) sono stati chiamati da Giorgio De Finis e Fabio Benincasa, curatori di Rome. Nome plurale di città (Bordeaux, 391 pagg., 24 €), a riflettere su Roma. Quello che emerge è il ritratto di una città frantumata, disordinata, stratificata, priva di un “centro” sociale, politico e urbanistico; una città dove ogni abitante riadatta su di sé la storia della città, reinventando in base alla propria condizione l’identità romana, impossibile da definire unitariamente. Questo rende la Capitale un contenitore policentrico e disomogeneo, eppure tollerante, caldo, accogliente, benché la sua accoglienza sia il frutto di una molteplicità in minima parte organizzabile. Ogni romano lo è a modo suo, cosicché Roma è la città di tutti coloro che cercano una forma anarchica di libertà: in questo senso è una città ideale di inquiete individualità.

L’America razzista

Larghi strati sociali degli Usa soffrono il decentramento del potere mondiale e l’emergere al proprio interno di minoranze “non bianche”. Il “fenomeno” Trump è il sintomo di un problema psicologico reale, che travalica i confini del mondo repubblicano. È perciò utile un libro come Wasp. L’America razzista dal Ku Klux Klan a Donald Trump (Fandango, 313 pagg., 16,50 €) di Guido Caldiron, che aiuta a riannodare i fili di una vicenda – allo stesso tempo religiosa e identitaria – che solo per comodità si definisce razzista. Chi è il wasp? È, alla lettera, il bianco di origine anglosassone e di religione protestante. Il mito della “purezza” americana è un ossimoro politico che esprime al contempo una debolezza e una forza: la debolezza culturale nel negare che la forza storica degli Usa sia tutta nella sua “impurità”, e la forza di rilanciare la propria potenza superba a partire dall’esclusività di un’appartenenza che, se è di tutti, non è più di nessuno e che, se è pacifica e tollerante, è perdente.

© Riproduzione riservata