Cultura

Maestro delle letterature comparate

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REMO CESERANI (1933-2016)

Maestro delle letterature comparate

Le Letterature comparate, di cui Remo Ceserani, spentosi lunedì scorso a 82 anni, è stato il principale rappresentante accademico italiano nei decenni a cavallo tra fine del Novecento e inizio di questo secolo, sono una disciplina dall’identità complessa e, malgrado l’ancor breve storia, stratificata. Formatasi in Europa al principio del secolo scorso sulle ginocchia della Filologia romanza, la comparatistica ne ereditava l’attitudine ottocentesca al confronto tra lingue, culture e tradizioni, e ne trasferiva il focus dal medioevo all’età moderna, divenendo poi (per naturale vocazione, si direbbe) sempre meno europea e sempre più (iper)contemporanea grazie a spunti e a sviluppi di cui proprio Ceserani è stato, in Italia, tra gli interpreti esemplari.

Nell’opera – vastissima, neanche a dirlo – di questo studioso formatosi come italianista nella Milano di Mario Fubini e sbarcato ancor giovane nella Yale di René Wellek, alcune tendenze di ciò che è oggi la comparatistica letteraria emergono con nitore, tanto da potersi isolare, pur senza pretesa d’esaurirle, in alcuni nuclei ben riconoscibili. Primo: l’idea di studiare la letteratura indipendentemente dalle singole tradizioni linguistiche e storico-culturali, idea che – sovente esposta all’arbitrio per le epoche passate – può divenire ben legittima se applicata con intelligenza al panorama odierno della globalizzazione (un titolo: La letteratura nell’età globale, il Mulino, 2012). Secondo: l’idea di studiare la letteratura repertoriandone i temi, cioè adottando una prospettiva distinta e complementare rispetto a quella tradizionale della storia e geografia o dell’isolamento di generi o altri istituti formali (e qui, più che un titolo, una piccola pleiade di lavori scritti o diretti, come il Dizionario dei temi letterari, Utet, 2007, con Mario Domenichelli e Pino Fasano, o la fortunata collana laterziana dell’Alfabeto letterario, aperta da Ceserani stesso con un volume sullo Straniero, 1998, e illustrata da monografie come quelle di Pierluigi Pellini sulla Descrizione, 1998, o di Alberto Casadei sulla Guerra, 1999). Terzo: l’idea di studiare la letteratura in rapporto con altre arti, scienze o discipline che con essa si trovano a interagire, appuntandosi in particolare su forme di produzione tipiche del mondo attuale, quali il cinema o la fotografia (e qui, più che come esempio, come punto estremo della riflessione di Ceserani valga il volume Convergenze, Bruno Mondadori, 2010, in cui si mostra come siano spesso i cultori delle altre discipline e scienze a far proprie le categorie e i riferimenti tipici dell’analisi e della teoria letteraria, con effetti di produttiva contaminazione).

Uscito dai ruoli dell’insegnamento già da vari anni, dopo essere passato per cattedre prestigiose e, almeno in certe fasi, pionieristiche, a Pisa e a Bologna, ma anche in sedi straniere come visiting, dall’America alla Svizzera della cattedra zurighese intitolata a De Sanctis, Remo Ceserani continuava a guardare alla trasmissione del sapere con un interesse genuino ed aperto. È lo stesso atteggiamento che lo aveva portato, molti anni fa, a imbarcarsi insieme a Lidia De Federicis nell’impresa del Materiale e l’immaginario, Loescher, 1978-1980: dieci volumi pensati per uno studio innovativo e approfondito della letteratura italiana nella scuola. Un suggerimento che molti insegnanti, negli anni successivi, seppero cogliere, decretando il vasto successo di un’opera la cui ricezione nei licei non poteva considerarsi scontata nemmeno alla fine del secolo scorso.

Alla memoria di Remo Ceserani sarà dedicato, a metà dicembre a Venezia, il convegno dell’associazione dei comparatisti italiani (Compalit), di cui egli stesso fu membro fondatore e primo presidente, dal 1994 al 1999.

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