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Le confessioni di Ratzinger

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Religione

Le confessioni di Ratzinger

La novità della coabitazione di un Papa regnante e di uno emerito non ha smesso di sollevare dissapori in taluni ambienti cattolici. A rassicurare gli animi ci ha pensato lo stesso Benedetto XVI che, in Ultime conversazioni, il suo recente volume-intervista, rispondendo alle domande di Peter Seewald afferma che non c’è rottura tra i due pontificati e che è soddisfatto del ministero di Bergoglio perché «c’è una nuova freschezza in seno alla Chiesa, una nuova allegria, un nuovo carisma che si rivolge agli uomini». Papa Ratzinger si confida con grande serenità ammettendo i propri limiti e raccontando particolari della sua intensa vita senza censurare nulla. È un Papa che sorride ed offre tante informazioni. Così si conoscono i rapporti e le divergenze con gli altri teologi da von Balthasar a Kung; rivela le impressioni avute sui grandi della politica, dicendo di Obama che «è un grande politico, che sa come si ottiene il successo. Ha determinate idee che non possiamo condividere» e di Michelle Bachelet, presidente del Cile, che «è atea e marxista, quindi non siamo d’accordo su molte cose, ma ho visto in lei una volontà etica di fondo vicina a quella cristiana». Sul Concilio Vaticano II, di cui è stato autorevole protagonista, precisa episodi e momenti rilevanti a partire dalla stesura, da parte sua, degli interventi dell’influente cardinale Josef Frings che ha impresso una svolta ai lavori impedendo l’affermarsi delle spinte conservatrici della curia vaticana. Frings, ormai quasi cieco, imparava a memoria i testi che gli scriveva Ratzinger. Si chiariscono, nelle brevi risposte di Benedetto XVI, tanti particolari che riportano a una dimensione di quotidianità i rapporti con Giovanni Paolo II a partire dal lontano 1982, quando fu chiamato a Roma per assumere l’incarico di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Si parlano in latino perché Ratzinger non conosceva ancora l’italiano, s’incontrano ogni settimana e quando concelebrano insieme «si percepiva la sua intima vicinanza al Signore, la profondità della fede». La conversazione, libera da equilibri “diplomatici”, porta il lettore ad apprezzarne l’umanità, la semplicità, gli affetti, la sincerità e, soprattutto, l’intensa passione per la Chiesa.

A collocare il pensiero e la vita di Joseph Ratzinger nelle vicissitudini del Novecento e del nuovo Millennio - dal nazismo (Ratzinger nasce nel 1927 in piena ascesa di Hitler) al crollo del Muro e delle Torri Gemelle, alla lacerante crisi dell’Europa – arriva l’accurato lavoro storico di Elio Guerriero. Papa Francesco nella “esclusiva” prefazione al volume scrive: «Quest’ampia biografia del mio predecessore Benedetto XVI è benvenuta. Tutti nella Chiesa abbiamo un grande debito di gratitudine con Joseph Ratzinger – Benedetto XVI – per la profondità e l’equilibrio del suo pensiero teologico». Guerriero è teologo e storico, conosce bene l’opera di Ratzinger, lo ha frequentato ininterrottamente sia in qualità di amico sia professionalmente curando la pubblicazione dei suoi testi presso Jaca Book e le Edizioni San Paolo. Ha vissuto l’esperienza della rivista internazionale «Communio», nata nel 1972 su iniziativa di Ratzinger, Henri de Lubac e von Balthasar, di cui ha scritto una fortunata e preziosa biografia nel 1991 tradotta in sei lingue (Jaca Book). Ai tre teologi, «i miei maestri», è dedicato il libro. Guerriero unisce - in questo fondamentale saggio con intervista finale a Benedetto XVI - la gradevolezza narrativa al rigore nella ricostruzione dei fatti. Non sfugge nulla e la cronaca si fonde con il dibattito teologico, sempre esposto con chiarezza. La storia personale di Ratzinger è storia della Chiesa tout-court, innanzitutto come partecipazione diretta alla riflessione sull’essenza del Cristianesimo e sulla missione del popolo di Dio nella storia che cambia (gli studi iniziali, la presenza al Vaticano II, il papato), poi in prima linea ai vertici dell’ex-Sant’Uffizio al fianco di Giovanni Paolo II al quale scrive la famosa Via Crucis in cui si chiede perdono per la «sporcizia nella Chiesa». Tema che affronterà da Papa con l’esplosione dello scandalo della pedofilia. Su questo complesso quanto delicato terreno il capitolo «La Chiesa nella tempesta» approfondisce, passandoli in sequenza, i fronti caldi del pontificato: la questione lefevriana e il negazionismo del vescovo Williamson, le critiche alla gestione del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e la richiesta del suo allontanamento, l’Aids in Africa, i preti pedofili con il caso irlandese in testa che porterà alla stesura della Lettera ai fedeli d’Irlanda (19 marzo 2010), il documento più articolato ed esauriente contro la pedofilia dei preti cattolici e la mancata vigilanza da parte dei vescovi. Altro intenso e interessante capitolo «Mi devo dimettere» sulla decisione, che ha stupito il mondo intero, di annunciare le proprie dimissioni l’11 febbraio 2013. Un atto meditato e maturato mentre si consumava lo scandalo Vatileaks con furti di documenti riservati dalla scrivania del Papa. Filo conduttore del grande lavoro di Guerriero è la narrazione di «un uomo onesto, innamorato della sua Baviera e dei libri, che a malincuore lasciò la cattedra del professore per quella del vescovo». Tutta l’esistenza di Ratzinger si distingue per obbedienza e amore alla Chiesa e l’autore lo rimarca nell’introduzione: «L’obbedienza e la vicinanza a Papa Francesco, soprattutto nei momenti più delicati, tolgono terreno ai cultori del sospetto e trasmettono l’immagine di un uomo che, essendo stato a lungo al comando, non aveva dimenticato la virtù dell’obbedienza».

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