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Giocattolone di gran classe

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Cinema

Giocattolone di gran classe

Strano lo è davvero, di nome e di fatto. Anche prima di diventare un supereroe, il neurochirurgo Strange appartiene alla vasta schiera della persone “di confine”, con un ego smisurato, costantemente nutrito da un’innegabile eccellenza professionale. Come lui non opera nessuno, e nessuno come lui è avanti nella sperimentazione di nuove tecniche. Il problema è che il dottore va troppo sopra le righe, compresa la vita privata. Sempre al limite, sempre oltre i comuni mortali. Così, una sera, mentre è al volante della sua super (ovviamente) macchina, commette un’imprudenza e, dopo uno spaventoso incidente, si ritrova con il corpo devastato da un’innumerevole varietà di fratture. Le mani, soprattutto le preziosissime mani sono state colpite: e dunque, sembra proprio certo che non potrà mai più operare. Eccoci arrivati al punto chiave di ogni vicenda supereroica. D’ora in avanti si andrà alla ricerca di nuovi, mirabolanti poteri e subito dopo apparirà, se ne può stare sicuri, un antagonista cattivo quanto basta per far vedere i sorci verdi al Campione del Bene. Il cammino è noto, quello che ogni volta può rendere il piatto più o meno appetitoso è dato dall’originalità della ricerca, dal profluvio di effetti speciali, dalla fantasmagoria delle ambientazioni. Qui si parte per il Nepal, dove nella (una volta…) esotica Katmandu c’è chi coltiva ancora antichissime arti sapienziali, capaci di rigenerare la vita, dotandola di nuovi poteri. E poi porte magiche che immettono in un battibaleno in altre città e in altre dimensioni, salti temporali, luci e colori dei mondi dei fumetti trasportati pari pari sul grande schermo. Un giocattolone costoso, puro universo Marvel, cinema ottovolante. Ma con attori (Benedict Cumberbatch e Tilda Swinton sopra tutti) di categoria superiore.

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