Cultura

Gli oggetti che fecero l’impresa

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Economia e Società

Gli oggetti che fecero l’impresa

Prototipi. Il progetto e la realizazzione di «La Cupola», caffettiera di Aldo Rossi ispirata alla cupola dell’Antonelli di Novara (Museo Alessi, 1990). Il primo modello della Vespa 98, progetto di Corradino D’Ascanio (Museo e archivio storico Piaggio, 1940),  e «Il sandalo Invisibile» (Museo Salvatore Ferragamo, 1947)
Prototipi. Il progetto e la realizazzione di «La Cupola», caffettiera di Aldo Rossi ispirata alla cupola dell’Antonelli di Novara (Museo Alessi, 1990). Il primo modello della Vespa 98, progetto di Corradino D’Ascanio (Museo e archivio storico Piaggio, 1940), e «Il sandalo Invisibile» (Museo Salvatore Ferragamo, 1947)

Anche un determinato campionario di congegni e di materiali, di procedimenti tecnici e di pratiche commerciali, può dare un’idea emblematica del complesso itinerario compiuto dall’industria italiana nel corso del tempo, dai suoi albori ai giorni nostri. È quanto si può riscontrare da una serie di oggetti e prodotti, di scritti e disegni, di immagini e manifesti pubblicitari, raccolti e man mano ordinati nell’ambito di alcuni archivi e musei d’impresa. Dopo essere stati illustrati nella rubrica «Oggetti d’impresa» apparsa dal 2012 nelle pagine della Domenica dal «Sole 24 Ore», sino alla Mostra 50+1 Il grande gioco dell’industria organizzato in occasione di Expo 2015, vengono adesso presentati in un apposito volume iconografico, curato da Francesca Molteni, in capo a un appropriato lavoro di selezione.

Da quest’opera dedicata alla descrizione, attraverso una sequenza di note esplicative, di taluni reperti significativi appartenenti agli archivi e ai musei d’impresa associati a Museimpresa, si ha modo di ripercorrere talune fasi salenti dell’evoluzione industriale del nostro Paese, dai suoi primi sviluppi ancora semiartigianali (come quelli del settore tessile e alimentare) ai suoi progressi più recenti in diversi comparti, che preludono al passaggio alla produzione 4.0.

Scorrendo le pagine illustrate di questo album il primo dato che salta agli occhi è quanta strada ha dovuto fare la Penisola, dopo l’unificazione nazionale, per colmare in parte il profondo divario che la separava dai “Paesi del cavallo a vapore”, dalla Gran Bretagna e dalla Francia, ma pure dal Belgio, e poi, una volta scongiurata la bancarotta e superata la crisi economica di fine Ottocento, per compiere nel primo decennio del Novecento, durante l’età giolittiana (coincisa con l’avvento di una democrazia liberale), un decollo industriale che permise all’Italia una sorte economica migliore rispetto a quella di altre contrade dell’Europa mediterranea. Ma quel settimo posto fra le nazioni industrializzate appena conquistato venne subito dopo la Grande Guerra messo a repentaglio sia dai gravi oneri imposti alle finanze pubbliche dalle operazioni belliche per il riscatto di Trento e Trieste dal dominio asburgico, sia da un biennio di rovente conflittualità sociale. Successivamente, la seconda Guerra mondiale in cui il regime fascista precipitò il Paese nel 1940 annullò pressoché del tutto lo sforzo avvenuto negli anni Trenta, grazie all’intervento dello Stato, per porre rimedio sia pur solo in parte ai contraccolpi della Grande crisi del 1929.

Alcune testimonianze tangibili, consistenti sia in certi manufatti e ritrovati, che in determinate soluzioni tecnologiche o in efficaci espressioni del design industriale, riportate e annotate dall’Autrice in questo libro, rendono debito conto dei progressi realizzati negli anni del “miracolo economico”, nonché del clima di grande fervore e ottimismo di quell’epoca. In effetti, se allora vennero ponendosi le basi che avrebbero poi proiettato la nostra industria al secondo posto in Europa dopo la “corazzata tedesca”, per il volume delle sue esportazioni, lo si dovette soprattutto alla formazione di un sistema polisettoriale e in virtù di eccellenti attitudini in fatto di intraprendenza e di progettualità, di cui diedero prova concreta diverse grandi aziende private e pubbliche come quelle dell’automotive e della metalmeccanica, della chimica e della petrolchimica, dell’ingegneria impiantistica.

Dopo che gli anni Settanta e Ottanta furono funestati (come sappiamo) da una spirale perversa fra una persistente stagnazione e una prolungata iperinflazione, l’irruzione sulla scena di tante piccole imprese ha segnato una nuova fase di crescita e vitalità, caratterizzata (grazie al passaggio di alcune di queste imprese a uno stadio di medie dimensioni e al ruolo di “multinazionali tascabili”) da una feconda combinazione fra talento e ingegnosità. Di queste nuove valenze creative e qualitative, sbocciate talora da uno “zoccolo duro” di particolari mestieri e singolari esperienze artigianali, questa antologia offre un compendio mediante l’assortimento di alcuni pezzi e progetti che, dai campi della moda e dell’abbigliamento, spaziano a quelli dell’arredamento e dell’architettura domestica, a quelli dei mezzi di trasporto e delle biotecnologie e altri ancora, documentando perciò alcune brillanti realizzazioni del “made in Italy”.

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