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Parola di Raimon Panikkar

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Parola di Raimon Panikkar

Raimon Panikkar, scomparso il 26 agosto 2010 nel suo ritiro di Tavertet nei pre Pirenei spagnoli, sta diventando un teologo indispensabile per il mondo contemporaneo. Chi scrive riuscì a parlare con lui nella primavera di quel 2010, poco prima della Pasqua. Ricordò i suoi studi di chimica in Germania, dove aveva conosciuto e a lungo frequentato Heidegger; rivelò confidenze avute da Mircea Eliade, suo collega di insegnamento negli Stati Uniti; descrisse fatti e vicende del Concilio Vaticano II (in quei giorni era a Roma, attivo e ascoltato). Infine si perse in dettagli della religione indiana: parafrasando il titolo di un suo libro, tra il silenzio di Dio e le risposte del Buddha.
Insisteva su un punto: non è il caso di preoccuparsi troppo dell'anima, invenzione dei greci, concetto malato di filosofia, piuttosto occorre credere nella resurrezione della carne. Il vero scandalo del cristianesimo per lui era qui. Parafrasando Paolo sussurrò: “Se Cristo è risorto ma io non risorgerò, vana è la mia fede”. Ci ripeté nell'originale di Tertulliano il passo del “De carne Christi”, divenuto celebre in una sistemazione medievale: “Credibile est, quia ineptum est” (“E' cosa credibile, proprio perché inadeguata”). Il padre della Chiesa riferiva tali parole alla morte del Figlio di Dio e le stesse in seguito diventarono “Credo quia absurdum est” (“Credo perché è assurdo”).
La sua vita, dopo essere stato ordinato sacerdote, fu consacrata alla ricerca della verità (oltre i confini del cristianesimo), convinto che ogni cultura ha un carattere essenzialmente religioso e ogni religione ne ha uno salvifico. Panikkar riteneva che “il linguaggio religioso non è sinonimo di Sacra Scrittura”. Dopo aver notato che “Dio non scrive, e neppure Cristo”, né l'hanno fatto Pitagora o Socrate, ci ha lasciato un'osservazione che vale la pena meditare. Eccola: “La lingua religiosa è Parola, non Scrittura. E' anche suono e non solo significato. E' dialogo e non solo monologo. Non si parla da soli. E' parlata e non solo scritta”.
La frase è stata tratta dall'ultimo libro di Panikkar uscito da Jaca Book, editore presso il quale si stanno pubblicando le opere complete del teologo: “Fede Ermeneutica Parola” (pp. 384, euro 35; è il volume IX/2, a cura dell'autore e di Milena Carrara Pavan). La stessa Jaca Book ha da poco pubblicato anche “L'utopia concreta” (pp. 192, euro 12). In tal caso Panikkar affronta la crisi in cui versa il mondo contemporaneo con il mito della divinità hindù Indra.
Qui il discorso si amplia e le soluzioni passano da quella “conflagrazione cosmica” che ha luogo nel nostro tempo. In esso osserva come scienza e tecnologia possano salire sul piedestallo di Indra, ma per salvarsi dalle conseguenze è il caso di credere in una nuova utopia.

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