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Bob Dylan non ritirerà il Nobel: «Impegni precedenti»

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premio per la letteratura

Bob Dylan non ritirerà il Nobel: «Impegni precedenti»

Giusto per darvi una vaga idea della tempra del personaggio: se lo invitate a cena, state pur certi che non verrà. Succedeva ai tempi del «Café Wha?», quando era un giovanotto di belle speranze in mezzo al fervore del Greenwich Village di inizio anni Sessanta, figuriamoci adesso che è un pezzo imprescindibile della cultura (popolare e non) del Novecento.

Non viene a cena, neanche se a invitarlo dovesse essere il re. Né andrà dal re di Svezia a ritirare il premio Nobel per la letteratura conferitogli tra innumerevoli polemiche il mese scorso: Bob Dylan ha fatto sapere all'Accademia di Stoccolma che, il prossimo 10 dicembre, non sarà fisicamente presente alla cerimonia di consegna del riconoscimento, causa «altri impegni». Lo rendono noto gli stessi accademici in una nota ufficiale: «Avrebbe voluto ricevere il premio di persona – scrivono - ma altri impegni rendono la cosa sfortunatamente impossibile. Dylan ha voluto sottolineare di sentirsi estremamente onorato per questo premio Nobel».

Bob Dylan rompe il silenzio sul Nobel

Ricapitoliamo le puntate precedenti: nei giorni immediatamente successivi all'assegnazione del riconoscimento, il 13 ottobre, Zimmy si era reso irreperibile e gli accademici non erano riusciti a comunicargliela ufficialmente. Qualcuno lo aveva addirittura bollato come «maleducato e arrogante». Soltanto dopo una settimana il Menestrello di Duluth aveva rotto il silenzio in un'intervista esclusiva al «Daily Telegraph». Ringraziando pubblicamente. Poi l'ultimo dietrofront: accetta, ma non viene di persona alla cerimonia. Uno scenario alla «It ain't me babe», per restare all'interno del giochino che facemmo un mese fa, quando non rispondeva a telefono agli accademici.

Probabile che a questo punto perda l'assegno da 832mila euro che l'Accademia assegna, ma solo in cambio di una «lettura» da parte del premiato che, nel caso di Dylan, sarebbe potuta diventare anche un concerto. Il caso non è assimilabile a quello di Boris Pasternak, insignito nel '57 ma costretto a rifiutare dal Partito comunista sovietico, né a quello di Jean Paul Sartre (1963) che disse di no per gridare al mondo tutto il suo dissenso di essere oppresso dal baratro del nulla. Salvo provare a fare marcia indietro (senza successo) quando finì in ristrettezze economiche.

Dylan è diverso: accetta il premio, ringrazia ma non lo ritira. Con un patrimonio personale stimato in 180 milioni di dollari può permettersi di declinare l'invito a cena del re. Del resto declinò anche l'invito a Woodstock, quando abitava a pochi metri dalla fattoria di Yasgur. Preferisce approfittare della circostanza per mandare un messaggio: se il premio Nobel a un autore di canzoni deve essere un unicum, allora che lo sia fino in fondo. Dentro di sé, probabilmente, vuole sentirsi ancora rivoluzionario. E la rivoluzione - come diceva un altro rivoluzionario persino più suscettibile – non è un pranzo di gala. Figuriamoci un galà per la consegna del Nobel.

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