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Dall’amore ai sogni di gloria: campionario filosofico delle…

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Dall’amore ai sogni di gloria: campionario filosofico delle felicità italiane

Probabilmente nacque prima il dolore, poi fu la volta della tristezza e infine vide la luce la felicità. Perché? La risposta suggerita da alcuni scrittori e poeti (tra cui Leopardi) è semplice: appena si esce dal ventre della madre si piange. Tutti, comunque, cercano la felicità. Disperatamente e da sempre. Bisogna ammettere però che pochi la incontrano. Pensatori e politici non hanno mai smesso di offrire formule per trovarla e qualcuno, come il rivoluzionario Saint-Just, uno degli artefici del Terrore, affermò nel discorso del 3 marzo 1794 alla Convenzione Nazionale, a Parigi: “La felicità è un'idea nuova in Europa”. Ma il 28 luglio di quel medesimo anno egli perdeva la testa sotto la ghigliottina.
Forse Saint-Just si era sbagliato, forse non era d'accordo con il fatto che la felicità si trovasse già definita nei frammenti dei primi filosofi greci. Talete, che apre la grande stagione del pensiero occidentale, riteneva felice “colui che ha un corpo sano, buona fortuna e un'anima bene educata”. Platone negava la possibile identificazione con il piacere; per tale motivo invitava a cercarla nella virtù.
Altri, più semplicemente, come l'antica scuola dei Cirenaici, la accostavano, oltre che ai godimenti dei sensi, al denaro. Principi che valgono ancora, o almeno hanno numerosi sostenitori. Una vera scrittrice come Marguerite Yourcenar in pieno XX secolo ne “Le memorie di Adriano” ha scritto: “Ogni felicità è un capolavoro”.

Ora un libro, che è un vero e proprio campionario filosofico, curato da Dimitri D'Andrea, Enrico Donaggio, Elena Pulcini e Gabriella Turnaturi, appena uscito presso il Mulino, tratta di “Felicità italiane” (pp. 224, euro 18). In esso non si trovano consigli per essere felici, nemmeno si cerca di stabilire cosa sia la felicità, ma in diciassette brevi saggi si offre una rassegna di quello che ci rende felici. Argomenti toccati? Dall'amore al lavoro, dalle vite di successo alla politica (quella che resta), dall'indifferenza alle sensazioni recate dalla tecnologia. Ci sono anche psicofarmaci, religione, imprese sportive come l'alpinismo, generosità e sogni di gloria. C'è anche il mattone, vale a dire l'acquisto della dimora. Tuttavia – e lo scegliamo tra i tanti esempi possibili – come nota Costanza Tabacco nel suo intervento: “La casa di proprietà non equivale più a un'aspettativa di benessere, poiché l'acquisto può inaugurare una situazione finanziariamente complessa, che richiede sacrifici e finisce spesso in una spirale di incertezze se non addirittura in un incubo”. Intende parlare di insolvenza, morosità, sfratti e problemi simili. Poi ci sono le tasse. Ma di esse diremo un'altra volta, magari trattando dell'infelicità.

“Felicità italiane”
di Dimitri D'Andrea, Enrico Donaggio, Elena Pulcini e Gabriella Turnaturi
Il Mulino, pp. 224 - euro 18

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