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Uno spirito realista

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filosofi d’oggi/A colloquio con cora diamond

Uno spirito realista

Etica al centro. Cora DIamond
Etica al centro. Cora DIamond

«Sono grata di essere stata a Oxford nel momento in cui insegnavano Mary Warnock, Elizabeth Anscombe, Iris Murdoch e Philippa Foot. Mi hanno mostrato, tra le altre cose, che cosa può voler dire essere una donna in filosofia». A parlare è Cora Diamond e no, questo non è l’inizio di un articolo sulla discriminazione di genere. Qui si tratta, piuttosto, di una discriminazione di metodo.

Cora Diamond è William R. Kenan Jr. Professor of Philosophy Emerita all’università della Virginia e autrice di The Realistic Spirit: Wittgenstein, Philosophy, and the Mind (MIT Press 1991). Deve la notorietà alla sua interpretazione del pensiero di Wittgenstein, ma anche al modo altrettanto originale di portare all’attenzione la centralità di temi etici poco discussi.

Il titolo del libro che sta scrivendo riporta fedelmente i suoi interessi principali: Reading Wittgenstein with Elizabeth Anscombe and Going on to Think About Ethics. «Studiare problemi riguardo a Wittgenstein che erano importanti per Anscombe mi ha guidato direttamente verso l’esame di problematiche etiche. Qui, e in altri scritti sull’etica, mi preme illustrare opzioni che non sono riconosciute dall’etica analitica tradizionale». G.E.M. Anscombe è forse nota ai più per la traduzione delle Ricerche Filosofiche di Wittgenstein, ma un suo saggio del 1957, Intenzione, è un capitolo fondamentale nella teoria dell’azione contemporanea. I suoi scritti di etica non sono meno importanti, benché l’etica analitica abbia fatto molta fatica a metterne a fuoco il valore; e ciò non per la vocazione laica e liberale dei suoi maggiori esponenti, quanto per una scelta di metodo. Sono, infatti, proprio le questioni di metodo che dividono i filosofi analitici, una verità che insieme a Iris Murdoch ha predicato fin dagli anni cinquanta. Con un articolo sulla filosofia morale moderna, Anscombe ha innescato un profondo processo di ripensamento del ragionamento pratico. È stata Diamond a dare nuova voce a questa posizione, rimasta comunque di minoranza, leggendo Murdoch ed Anscombe come filosofe morali. «Un’idea centrale nel mio lavoro sull’etica viene da Iris Murdoch, ed è che ciascuno dei modi familiari di delineare lo studio dell’etica riflette visioni particolari; il problema è che non riusciamo a riconoscere modi di pensiero morale che possono essere molto diversi dai nostri. A questa convinzione di Murdoch si accompagna l’idea della grande varietà dei modi in cui le persone comprendono l’etica. E quindi il bisogno che la filosofia rispetti le differenze e non ceda alle analisi semplicistiche. Quando Murdoch argomenta in questo modo cita Wittgenstein, e questo per me è un punto importante di convergenza tra l’influenza di Wittgenstein e quella di Murdoch. In filosofia non bisogna ignorare le differenze, ma cercare di trovare una forma dietro di esse. Possiamo imparare da Murdoch quanto sia importante per la filosofia essere attenti a ciò che è veramente la nostra esperienza. Questo emerge in modo meraviglioso nell’ultima frase dell’Idea di Perfezione. Ciò che lei stessa ha sostenuto sull’etica, dice, deve essere giudicato dal suo potere di connettere, illuminare, spiegare e indicare nuovi ambiti di riflessione».

Un metodo del genere ci spinge a guardare in posti poco frequentati dagli analisti del linguaggio morale o, anzi, resi inaccessibili per un vizio di metodo. «Finito questo libro, ho in progetto un saggio sulle “nozioni sospette”, concetti in uso nel pensiero ordinario sull’etica che non si adattano facilmente al modo in cui i filosofi analitici trattano l’etica. Un esempio è l’uso della nozione di “mistero” in connessione con la vita e la morte degli esseri umani. Mi piacerebbe anche scrivere qualcosa sugli straordinari esempi di pensiero morale che si trovano nel Gettysburg Address e nel II Inaugural Address di Lincoln». L’esempio, anziché l’argomento è, infatti, uno dei modi in cui procede il pensiero morale. Si possono fare dei progressi nella comprensione di un caso morale leggendo la letteratura o inventandoci dei casi esemplari. «Mi considero una filosofa analitica, ma allo stesso tempo non ho molta simpatia per certe tendenze della filosofia analitica. In particolare, rifiuto la specializzazione, che credo abbia un effetto distorsivo per molta filosofia analitica contemporanea. I filosofi come Anscombe, Bernard Williams e Paul Grice, in modi diversi, esemplificano un approccio che penso vada più a fondo. I problemi particolari di una certa disciplina filosofica sono visti insieme e in relazione altri problemi che possono essere etichettati come appartenenti ad altre discipline filosofiche. Molti dei miei interessi nascono a proposito della relazione complessa tra la filosofia e la letteratura e della loro importanza nella vita».

Uno dei risultati degni di nota è che Diamond mette a fuoco l’incapacità del linguaggio di comprendere adeguatamente la vulnerabilità degli animali, umani e non umani. Lo fa, per esempio, partendo da La vita degli animali di J.M. Coetzee. Diamond accusa la filosofia analitica di evadere le proprie responsabilità verso gli animali che non parlano. Le dottrine sbagliate hanno effetti disastrosi nella vita pubblica; e proprio per questo bisogna attrezzarsi con metodi adeguati.

«Ci sono molti modi in cui la filosofia può essere significativa nella vita pubblica. Ci sono alcuni modelli meravigliosi, come G.H. von Wright in Finlandia. Ma penso che spesso si affronti la questione avendo in mente una nozione sbagliata di ciò che è “pubblico” e di ciò che “l’impegno pubblico” può comportare per un filosofo. Si ignora un modo molto centrale di impegno pubblico e, invece, si presta attenzione a casi marginali di impegno, come firmare un editoriale oppure offrire una consulenza o la testimonianza di esperto a proposito di una proposta di legge. Di solito, si pensa alla questione nei termini di formazione dell’opinione pubblica, in senso generale. E ci si dimentica che il pubblico principale verso il quale i filosofi hanno un impegno inderogabile sono gli studenti, la nuova generazione del pubblico. Molti di noi parlano di problematiche sociali, politiche e etiche con gli studenti. E questa è la ragione per cui molti esponenti della destra negli Stati Uniti vogliono interferire con le università. Ma la nostra responsabilità verso questo “pubblico” non è quella di far loro riconoscere gli argomenti più forti per questa o quella tesi sull’aborto, sull’eutanasia o sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. La nostra responsabilità principale è rendere giustizia ad una certa figura pubblica piuttosto strana, Socrate».

24 - Continua (le puntate precedenti sono state pubblicate dalla Domenica nei numeri dal 5 giugno al 13 novembre)

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