Cultura

Costituente, dibattito istruttivo

  • Abbonati
  • Accedi
due o una sola camera?

Costituente, dibattito istruttivo

Il leader socialista Pietro Nenni, all’Assemblea costituente, si pronunciò contro il bicameralismo sostenendo che esso costituiva una minaccia per la funzione legislativa, potendo bloccare qualsiasi legge. Un altro socialista, Lelio Basso, si pronunciò contro una seconda camera composta di rappresentanti di interessi economici e sociali. Emilio Lussu fu ancora più critico, sostenendo che il Senato fascista era stato «una stalla» e che una seconda camera sarebbe stato un «duplicato vano», «una specie di dama di compagnia». Alberto Giacometti, anch’egli socialista, affermò, ribattendo alla critica per cui una camera unica avrebbe portato quasi inevitabilmente alla dittatura di un uomo, che la seconda camera era «la Camera della paura».

Non furono da meno i comunisti, alla Costituente, nel criticare il bicameralismo. Un deputato Pci, Vincenzo La Rocca, osservò che «o il Senato esprime la stessa volontà della Camera dei deputati e non serve a niente; o esprime una volontà diversa, e allora una delle due camere riflette meno fedelmente dell’altra la volontà del Paese». Il comunista Gullo si battette per «evitare un inutile doppione». Infine, Togliatti osservò che quelle sul bicameralismo erano «norme ispirate dal timore».

Per misurare la distanza delle posizioni della sinistra rispetto a quelle della Democrazia Cristiana, basti ricordare che Umbero Tupini, presidente della prima sottocommissione, quella che doveva redigere la prima parte della Costituzione, pensava che il bicameralismo dovesse «integrare e rendere più sicura la democrazia».

Queste e altre opinioni critiche della sinistra nel corso del dibattito parlamentare sulla Costituzione sono ora raccolte nel volume in due tomi, a cura di Gian Luigi Capurso, che raccoglie gli interventi all’Assemblea costituente dei parlamentari socialisti e comunisti, interventi che spaziano su tutti i tempi principali della Costituzione, ma che riguardano principalmente i diritti sociali, i rapporti Stato – Chiesa, la magistratura, le autonomie e la scuola, nonché il tema, ridiventato d’attualità, del bicameralismo. Questo volume fa seguito ad altri due volumi, anche essi in due tomi, che raccolgono il primo tutti i Quaderni del Partito d’Azione, l’altro una scelta degli articoli pubblicati da «Cronache sociali» (la rivista di Dossetti). In questo modo, la casa editrice ha contribuito a ricostruire il dibattito pre-costituente e costituente sulla Costituzione.

La lettura di quel dibattito fa emergere due punti importanti. Il primo riguarda le rispettive posizioni di socialisti e comunisti e di democristiani. Ora, i primi erano fortemente contrari alle due camere, che in un primo momento erano però considerate come corpi differenziati, con investiture e composizione diverse. La ragione era che così si poteva falsare la volontà popolare. Emerse poi il compromesso, quello di avere due camere sostanzialmente simili, che potessero riflettere nello stesso modo l’elettorato. Così Togliatti e De Gasperi furono ambedue soddisfatti, meno la sinistra democristiana, Dossetti e Lazzati, che erano monocameralisti e furono convinti da De Gasperi a non opporsi all’altra tesi.

Il secondo punto riguarda le radici storiche del dibattito tra monocameralisti e bicameralisti, che trovano echi in molti interventi socialisti. Il dibattito ebbe origine con la Rivoluzione francese, quando Sieyès si oppose al bicameralismo spiegando che questo codificava la divisione della società in classi e propose un sistema di garanzie che prefigurava un controllo di costituzionalità delle leggi. Il problema si affacciò nuovamente nel 1848, quando la commissione per la Costituzione venne chiamata a decidere, optando per il monocameralismo. Ne dette un resoconto un autorevole membro della commissione, Alexis de Tocqueville.

L’argomento di Sieyès ridiventa attuale, ora che si sono diffuse giustizia costituzionale e corti costituzionali e, accanto a queste, altri legislatori, come quello europeo e quelli regionali.

© Riproduzione riservata