Ennesimo punto a favore di quanti ritengono che il graphic novel rappresenti la nuova frontiera della narrativa: le biografie a fumetti, più o meno impegnate e impegnative da leggere, fioriscono da una parte all'altra del pianeta. Gli autori italiani a quanto pare si concentrano sulle alterne vicende di chi visse d'arte. E di musica in particolare: si veda il caso di «Uomo Faber», biopic a strisce su Fabrizio De André, o di «Giètz!», meravigliosa favola sulla diffusione del jazz nel nostro Paese pubblicata da Tunué. I tedeschi si prendono molto più sul serio: Reinhard Kleist, classe 1970 e un curriculum pieno di prestigiosi riconoscimenti internazionali, si cimenta per esempio con «Castro», romanzo a fumetti ora pubblicato in Italia da Black Velvet che ripercorre le gesta del lìder maximo dall'infanzia agli ultimi anni di vecchiaia e malattia, spesi in clinica con indosso l'inseparabile tuta Adidas.
In mezzo, tutta la parabola della rivoluzione cubana, da avventura senza speranza di un centinaio di uomini con la barba e senza nulla da perdere se non la propria indignazione contro la dittatura di Fulgencio Batista a moto di popolo che riscopre l'orgoglio latinoamericano, ancora a regime delle contraddizioni che, per tutelare la propria libertà, affama gli uomini e sopprime ogni voce in disaccordo.
Il punto di vista di Karl. La parabola di Castro nel graphic novel è descritta dal punto di vista di Karl Martens, fotoreporter tedesco che approda nella Sierra Maestra a caccia di uno scoop, osserva da vicino tutti i protagonisti della rivolta dei barbudos – dal «Che» a Camilo Cienfuegos, da Raul allo stesso Fidel -, si innamora di una guerrigliera, invecchia tra i cubani. È evidentemente l'alter ego dell'autore che, nella prima parte dell'opera, non può non subire il fascino della causa rivoluzionaria, ma a rivoluzione avvenuta finisce per interrogarsi sulla legittimità della violenza come metodo sistematico per salvaguardare l'esito della rivoluzione stessa. A fine lettura si torna inevitabilmente alla citazione di Octavio Paz con cui Kleist apre il libro: «Quando assume il potere, il rivoluzionario assume anche l'ingiustizia del potere».
I barbudos che fecero l'impresa. «Castro» passa in rassegna tutte le imprese dei barbudos e le vicende del regime: dai primi tentativi del giovane Fidel che cercava di incitare allo sciopero persino gli operai dell'azienda agricola di suo padre allo sbarco del gramma, dall'invasione fallita della Baia dei Porci alla conseguente crisi e ai decenni di privazione e persecuzione dei dissidenti. Superlativi e mai agiografici sono i ritratti dei personaggi che portano la rivolta sull'isola: Guevara è un sognatore ma anche un abile stratega, Cienfuegos un ottimo soldato, Raul un sopraffino «organizzatore» della macchina burocratica che gestirà il Paese. Su tutti svetta Castro, vittorioso nei giorni della presa dell'Avana, perdente nel finale. Nel silenzio della clinica che lo accudisce, mentre sul web a giorni alterni impazzano notizie false sulla sua morte, l'autore lo fa parlare con le parole che furono di Simon Bolivar. «Quelli che hanno servito la Rivoluzione hanno arato il mare». Amen.
Reinhard Kleist
«Castro»
Black Velvet
Euro 19
pp. 288
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