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Il nostro boom

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MIRACOLO ECONOMICO

Il nostro boom

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«C’era una volta il Marsala per ricevere gli ospiti e il Fernet per curare gli eccessi. C’erano una volta tre semafori: uno in via Orefici, uno in piazza Cairoli e uno in Monte di Pietà»: una bella storia non può che avere un incipit da favola, come questo Boom di Carlo Alberto Carutti, ingegnere, imprenditore, collezionista, poeta, pittore, musicista e tanto altro. Nato a Milano nel 1923, Carutti ha frequentato il meglio degli istituti lombardi – il Politecnico, le scuole di musica – e il meglio dell’intellighenzia lombarda, come ad esempio Giovanni Testori, suo compagno di liceo, con cui condivise la passione per l’arte e di cui sposò la sorella Maria Luigia. L’ingegnere ha attraversato quasi un secolo di storia d’Italia e ora riaffabula il suo lungo e picaresco tranche de vie in un saggio su «gli oggetti del miracolo economico tra vita, passione e lavoro». Non ci si faccia, però, ingannare dal pragmatismo di tale sottotitolo e del titolo, Boom, appunto: gli oggetti sono solo un pretesto, una pudica maschera del tipico pudore milanese, per raccontare «la varia umanità» nascosta dietro le cose. Nota infatti Andrea Kerbaker nella presentazione: «Carutti è sì ingegnere, ma anche umanista; dietro ognuno di questi oggetti c’è la vita, anzi le vite: quelle delle tante, tantissime persone che su questi oggetti hanno lavorato».

Dalla bottiglietta della Coca-Cola al motore del Mosquito, dalle valvole per pneumatici alle cerniere per mobili, il libro è un viaggio nella vita sentimentale degli oggetti e degli uomini che li hanno creati, prodotti e commercializzati – quei grandi nomi dell’imprenditoria degli anni 60 (Guzzi, Garelli, Fiat, Zoppas, Ignis, Zanussi...) con cui l’autore ha collaborato, tutti uomini per cui vale la massima di Lev Tolstoj: «Possiamo vivere una vita meravigliosa se sappiamo lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo».

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