Cultura

L’eros che lega suono e parola

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I MAESTRI CANTORI

L’eros che lega suono e parola

 Una scenografia per «I maestri cantori»
Una scenografia per «I maestri cantori»

Un giornalista triestino, Ugo Tomicich, nel 1899 pubblicò a Trieste un volumetto con interviste a vari musicisti sul tema: “Qual è l’opera migliore di Richard Wagner?” (il titolo del libro era in tedesco, Welches Werk Richard Wagners... ecc.). Così rispose Ferruccio Busoni: «Da qual punto di vista? Se l’unità di concetto e di stile è da stimarsi sopra ogni altra qualità, direi: Tristano. […] Se la grandiosità e l’estensione del soggetto hanno a dettar legge, affermerei: I Nibelungi. Se il lavoro puramente musicale e l’elegante perfezione del testo son da considerarsi principalmente, proferirei: I Maestri Cantori. Se l’elevatezza di spirito e sentimento è norma di valore, giudicherei: Parsifal. Dunque il miglior lavoro di Wagner sarebbe… il terzo periodo della sua produzione».

La risposta di Busoni privilegia Die Meistersinger von Nürnberg WWV 96 sotto l’aspetto formale e architettonico: se è lecito dirlo, assegna un primato alla qualità “logico-matematica” e al design. Siamo d’accordo: il giudizio, perfettamente formulato, corrisponde alla perfetta eleganza del testo segnalata da Busoni. Noi però aggiungiamo, più esplicitamente, l’elegante perfezione della musica, nella quale ogni minima microstruttura si svela limpidamente, potremmo dire a occhio, offrendo all’ascoltatore la felicità di “vedere” trasformarsi l’uno nell’altro gli elementi lessicali, morfologici e sintattici: i “Leitfaden”, naturalmente, battezzati “Leitmotive” dal barone Hans Paul von Wolzogen, fedelissimo esegeta di Wagner.

Bellezza della complessità e dalla tecnica: ma il fascino dei Meistersinger ha forse il suo nucleo di maggior forza nel suo essere una scatola cinese, un progetto nel progetto. Infatti, l’idea centrale e archetipica di quest’opera è il connubio tra poesia e musica, tra parola e suono, tra la struttura metrica del Lied coltivato dai “Meister”, poeti involontariamente e nobilmente comici, e la struttura musicale di ciò che essi stessi, compositori e cantori “Singer” autovincolati da regole costrittive, intonano. Ma ciò che è trama e sceneggiatura si riproduce, come gigantesca operazione di metalinguaggio, nel più che ventennale lavoro compiuto da Wagner per redigere il libretto (ideato il 16 agosto 1845 a Marienbad, poi ripreso tra Vienna e Parigi nel 1861-1862, concluso a Tribschen sul lago di Lucerna tra il dicembre 1866 e il gennaio 1867), e per comporre la musica in tre riprese: a Biebrich presso Wiesbaden, a Penzig presso Vienna, a Starnberg in Baviera (1862-1864), a Ginevra tra il 12 gennaio e il marzo 1866, infine a Tribschen tra il 15 maggio 1866 e il 24 ottobre 1867. In breve: il connubio musica- poesia, il “come comporre su un testo poetico-teatrale”, non è soltanto l’oggetto su cui Wagner lavora: è l’atto stesso del suo lavoro. Per questa ragione, Die Meistersinger di Wagner sono parenti stretti di altre opere anch’esse costruite su questo gioco a scatole cinesi: Prima la musica, poi le parole di Antonio Salieri, La critica di Niccolò Jommelli, Ariadne auf Naxos e Capriccio di Richard Strauss.

La bella fiaba per adulti e con lieto fine ci narra del giovane nobile Walther von Stolzing, che arriva a Norimberga e là s’innamora di Eva, figlia del ricco cittadino Veit Pogner, che è anche il capo della locale corporazione dei Maestri Cantori, la più prestigiosa del genere in tutto il mondo di lingua e cultura tedesca. Eva ricambia subito l’amore di Walther, ma suo padre l’ha destinata come sposa a colui che vincerà la prossima gara tra Cantori o aspiranti tali. Ai concorrenti s’impone un pesante fardello: rispettare alla lettera le regole per comporre un “Bar”, ossia la tripartita canzone-tipo che per la corporazione è un atto di fede e un oggetto di culto: due “Stollen” (strofe dalla metrica analoga) e un “Abgesang” di congedo dalla diversa struttura.

Il tutto, con abbellimenti canonici, metafore obbligate e catalogate, figure retoriche di prammatica. Walther è del tutto inesperto, ma per lui simpatizzano Hans Sachs (storica figura di poeta-calzolaio nella storia della letteratura tedesca), il giovanissimo David “famulus” di Sachs, e Magdalene ancella di Eva, e tutti costoro lo aiutano a vincere la gara e a conquistare Eva, malgrado l’ostilità di Sixtus Beckmesser, sgradevole censore e segnalatore degli errori di ciascun concorrente, e concorrente egli stesso in quanto aspirante alla mano di Eva, più in vista della ricca dote di lei che non infiammato da Eros. In questa geometria di ruoli s’insinua la segreta senile passione (presto saggiamente repressa) dello stesso Sachs per la ragazza. Forse proprio Eros, energia cosmica destinata, nel lascito del non religioso Wagner, a sostituire radicalmente qualsiasi traccia dell’idea di Dio, è ciò che unifica, nei Meistersinger, il legame Ton-Wort (suono-parola) del progetto wagneriano con la trama scenica.

Die Meistersinger von Nürnberg andarono in scena al Hoftheater di Monaco di Baviera domenica 21 giugno 1868 sotto la direzione di Hans von Bülow, con Franz Betz (Sachs), Franz Nachbaur (Walther), Mathilde Mallinger (Eva). La prima rappresentazione in Italia fu milanese, alla Scala, giovedì 26 dicembre 1889 (in italiano). Questo “Musikdrama” di ambientazione realistica e protoborghese, unico nel suo genere fra quelli wagneriani, pare richiamarsi, per contrappeso, ad altre opere tedesche che trattano una materia definibile con qualche sforzo come “popolare” ma non ignobile poiché filtrata attraverso i nobili splendori delle Forme. Un esempio, che tratta addirittura quasi la stessa vicenda storica, è Hans Sachs (1840) di Albert Lortzing. Fra le fonti storiche di Wagner, la principale fu De civitate norimbergensi (1697) del giurista e storiografo Johann Christoph Wagenseil (1633-1705), che ha in appendice una notizia sugli Statuti e sull’Arte dei Maestri Cantori. Fra le anticipazioni teatrali, oltre all’opera di Lortzing potrebbe aver avuto influenza la commedia Hans Sachs (1827) di Johann Ludwig Deinhardtstein (1794-1859). Nella stagione scaligera 2016-2017, l’opera andrà in scena giovedì 16 marzo 2017, diiretta da Daniele Gatti e con la regia di Harry Kupfer.

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