Cultura

Refeorrendo

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NON È MAI TROPPO TARDI

Refeorrendo

  • – di Asif

«Benvenuti a casa nostra, anzi a casa mia!»

La d’Urso, si sa, è una delle nostre preferite. Solo lei riesce a passare dall’attualità al gossip, dalla politica al gossip, dall’astrologia, la medicina, la cucina al gossip, senza esitazioni.

Solo lei sa indossare quei vestitini un po’ rigidi, a fiori, lustrini o pois, che su chiunque altro farebbero l’effetto “paralume della nonna” e che su di lei, invece, diventano delle mise azzardate e sexy. Se sei una lampada da tavolo.

Solo lei ospita nel suo salotto domenicale Berlusconi e Renzi.

Preceduto da una standing ovation euforica, sillabata a colpi di «Sil-vio! Sil-vio!», uno dei due – indovinate voi quale – fa il suo ingresso.

Barbara dà il via ai 30 minuti a disposizione delle ragioni del “No” al quesito referendario, e Silvio che fa? Spiega che i suoi mali fisici sono dovuti alla “indignazione” per gli ingiusti processi («me l’hanno detto i miei medici»), racconta quanto il nipotino treenne gli somigli nell’inclinazione per le donne procaci («e lui mi ha chiesto: nonno posso baciarla?»), si dice pronto a rimettere in sesto il Milan («una nuova squadra fatta da giovani, tutti italiani»).

Ah già: e il referendum?

Machissefrega, tanto la frase cult l’ha già ribadita – “il senso di responsabilità mi ha costretto a scendere in campo” – e il tempo è scaduto: tocca a Matteo.

Entra quindi Renzi, accompagnato da un applauso flebile e incerto, e sfrutta i suoi 30 minuti per parlare delle ragioni del “Sì” come se stesse raccontando una fiaba noiosa a dei bambini scemi («oggi le leggi le fanno sia le camere che il senato: bing bong, bing bong»); la D’Urso ripete qualche domanda di cui ignora, evidentemente, il significato, e il siparietto si conclude, tra uno sbadiglio e l’altro.

Finalmente si può parlare del litigio tra Gigi D’Alessio e Valeria Marini: il pubblico si ringalluzzisce, e tutto il resto – oltre a essere noia – è presto dimenticato.

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