Cultura

Da Caravaggio a Gemito. Napoli svela 150 tesori nascosti

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dipinti e sculture dalla metà del duecento ai giorni nostri

Da Caravaggio a Gemito. Napoli svela 150 tesori nascosti

Alessandro La Volpe, Scene di pesca, 1866
Alessandro La Volpe, Scene di pesca, 1866

“I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito”, è il titolo della nuova grande mostra allestita a Napoli nella chiesa basilicale di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, in via dei Tribunali, dove rimarrà fino a fine maggio 2017. Rara occasione per apprezzare oltre 150 opere, tra dipinti e sculture, dalla metà del Duecento ai giorni nostri, poco note in quanto appartenenti a Fondazioni, istituzioni bancarie e collezioni private. Sarà aperta tutti i giorni e nei fine settimana (venerdì, sabato, domenica) sino alle 23.
A servizio dell'arte, peraltro, sono state adottate soluzioni tecnologiche avanzate. All'esposizione, a esempio, è dedicata un'app, scaricabile sugli smartphone, che offre la guida ai visitatori.

«Una mostra che in realtà è un museo», così l'ha definita Vittorio Sgarbi, che ha curato il progetto, è in realtà un excursus dell'arte italiana lungo un arco temporale molto lungo, collocato peraltro in un monumento, a sua volta, di grande interesse artistico. Tra i tesori infatti, la stessa chiesa, che di per sé è già un capolavoro, uno dei monumenti più antichi della città, appena restaurato. In altre parole, ciò che rende unico l'evento è che opere di grande pregio e valore artistico sono calate nella realtà del cuore di Napoli, a Spaccanapoli, dove l'arte è sempre presente, e dove lo stesso Vincenzo Gemito si formò prendendo ispirazione proprio dai vicoli del centro storico.

Collaborazione tra pubblico e privato
La mostra “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” dedica largo spazio all'arte locale, con capolavori di artisti nati o attivi in città, di grande fama, come Mattia Preti, Luca Giordano, Luca Forte, Solimena, Giaquinto, e ancora Domenico Morelli, Antonio Mancini, Michele Cammarano, fino a Eugenio Viti e Gennaro Villani. Accanto a queste, anche opere di altri artisti meno noti, non per questo di minore importanza, come Severo Ierace, Teodoro d'Errico, Andrea de Leone, Antonio de Bellis, Paolo de Matteis. L'esposizione offre inoltre significativi approfondimenti sulle principali scuole della complessa “geografia artistica” italiana: quella emiliana (Guercino, Guido Reni e Guido Cagnacci), la toscana (Alessandro Rosi e Giovanni Martinelli), la scuola veneta (Tiziano e Veronese), e quella lombarda (Bernardino Luini e Giampietrino).

L'iniziativa merita poi attenzione anche perché è il frutto di una sorta di virtuosa fusione tra pubblico e privato, mecenatismo e imprenditoria della cultura per mettere in risalto l'immenso patrimonio italiano.
Tra “i Tesori nascosti”, spicca la tela dipinta attorno al 1605/1606 da Michelangelo Merisi, il Caravaggio, raffigurante “La Maddalena addolorata”, che è infatti esposta in Italia per la prima volta accanto a maestri che recepirono la rivoluzione caravaggesca come Giovanni Francesco Guerrieri, Battistello Caracciolo e Jusepe Ribera detto lo Spagnoletto.

La mostra si apre con due magnetiche teste muliebri marmoree, prime sculture “italiane” riferite a un maestro federiciano della metà del Duecento, seguite da un San Giovanni Evangelista di Tino da Camaino, opera che rivela i caratteri propri della produzione partenopea dell'artista senese, impegnato dal 1323 nella progettazione del primo di una celebre serie di monumenti funebri legati alla famiglia angioina, il raffinato Sepolcro di Caterina d'Austria nella basilica di San Lorenzo Maggiore. Da qui, sino a Vincenzo Gemito, presente con significative opere in marmo, cera e bronzo, la mostra dà conto dell'evoluzione degli stili, delle correnti, degli snodi e delle figure principali della storia dell'arte italiana.
“I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito”. Napoli, Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, fino al 28 maggio 2017

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