Cultura

Spaventapasseri, arte contemporanea e grande giornalismo a fumetti

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i fumetti della domenica del sole. intervista a federico maggioni

Spaventapasseri, arte contemporanea e grande giornalismo a fumetti

“Piccole storie di giorno e di notte”, di Federico Maggioni
“Piccole storie di giorno e di notte”, di Federico Maggioni

Conversare con Federico Maggioni è come possedere, per qualche istante, le chiavi che danno accesso a un mondo irraggiungibile. Perché Maggioni, 72 anni, da raffinato illustratore di libri per ragazzi e adulti può raccontare i segreti di un’arte, il disegno, che confina con i sogni, i desideri e gli incubi di tutti noi. Ma Federico è anche un profondo conoscitore del mondo dei fumetti e delle sue potenzialità, per certi versi ancora inespresse. Non a caso ha fatto parte, nella prima metà degli anni ’70, della pattuglia di giovani “eroi” che, con il direttore Giancarlo Francesconi, animò la straordinaria esperienza del Corriere dei Ragazzi. Un giornale che attraverso il fumetto raccontava i grandi fatti di cronaca, i grandi eventi storici, le vite dei campioni dello sport. Che faceva satira e informazione in un modo nuovo, moderno e controcorrente. Maggioni, autore di “Piccole storie di giorno e di notte” per “C’è qualcuno che sa leggere” della Domenica del Sole, è grafico, illustratore, giornalista, osservatore privilegiato della transizione tra fumetto e graphic novel, dell’evoluzione delle grandi scuole fumettistiche belga e francese, della metamorfosi che sta vivendo l’editoria per i ragazzi.

Nei tuoi disegni c’è qualcosa di onirico, di fiabesco, spesso di grottesco. Come nascono?

Di solito i lavori che realizzo per gli adulti sono grotteschi, aggressivi, a volte molto cupi. Sono gli stessi temi, del resto, a suggerirlo: I Promessi Sposi, Rigoletto, la Prima Guerra mondiale, Il viaggio di Mozart in Italia, lo stesso Cuore. Sicuramente, il ricorso al grottesco permette di avvicinarsi di più alla verità. Certi resoconti di guerra dei tedeschi, per esempio, come “Der Krieg” di Otto Dix, sono terribili, sono definitivi. C’è il sangue, c’è il vomito. Ma, come si sa, da noi in Italia il grottesco non è un genere molto apprezzato. Una volta un editore mi disse: «Mi dispiace, lei ama un genere che da noi è odiato: la deformazione, da noi, non piace». Per quanto riguarda invece i miei lavori per i ragazzi, c’è sicuramente un’attenzione maggiore al colore, alla vivacità, alla gioia. Nelle “Piccole storie di giorno e di notte”, il racconto che ho disegnato per la Domenica del Sole 24 Ore, ci sono lo spaventapasseri buono e quello cattivo. Quello cattivo è un personaggio comico, da teatro, è dedito alla maldicenza, è crudamente realista, mentre l’altro è un sognatore, è un buono. Il finale è aperto, è un sogno che si conclude con un accenno positivo: gli amici, lo spaventapasseri buono, ce li ha veramente. Il gioco tra veglia e sonno, alla base della storia dello spaventapasseri, è sempre un elemento di grande fascino, che ci tocca tutti perché c’è, sottile, il contrasto tra conscio e inconscio.

Come hai visto cambiare il mondo dell’editoria per l’infanzia in tutti questi anni?

Non ci sono più, come una volta, pubblicazioni molto curate e molto belle dedicate al mondo dell’infanzia e degli adolescenti. In alcuni casi non esiste più, o è in crisi, il giornale-madre, come potevano essere la Domenica del Corriere per il Corriere dei Piccoli e dei Ragazzi o, nel caso del Giornalino, Famiglia Cristiana. Oggi i giornali, come sappiamo, non vanno tanto bene, quindi non c’è più euforia. Basti pensare che il Corriere dei Ragazzi vendeva 150mila copie alla settimana, e ci sembrava poco. Poi la storia di queste pubblicazioni si è conclusa, non c’è più un mondo. Oggi, invece, c’è molta editoria libraria e, secondo me, una cosa che è andata molto avanti è l’immagine dei libri per ragazzi, che è molto migliorata. Ci sono illustratori molto bravi. C’è una cura grafica che a volte non trovi nelle pubblicazioni per adulti.

Si dice che i giornali di carta siano destinati a scomparire. Anche i fumetti esisteranno solo in modalità digitale?
Per ora mi sembra che la tendenza sia opposta. In libreria non ho mi visto tanti fumetti. Una volta il fumetto era solo da edicola, ora è anche da libreria. Certo, l’edicola è ancora importante, e da questo punto di vista la casa editrice “regnante” è la Bonelli, quanto a personaggi di grande tiratura. Basti pensare a Tex, a Dylan Dog. Sono fumetti popolari, ma dal testo curatissimo. Il fumetto non va bene come 10-15 anni fa, ma esiste ancora.

Si annullano sempre di più le differenze tra il fumetto e le altre arti visive?
Io ho sempre tenuto a distinguere le due cose . L’arte ha i suoi canali, ha una sua possibilità, ha una sua libertà che chi lavora su commissione, come gli illustratori, non hanno. L’arte contemporanea, poi, segue una strada molto particolare, molto poco applicata al piano. Non è un’arte da quadro. Si tratta di performance, di installazioni, di video. Tra il fumetto e le altre arti c’è sicuramente contaminazione, questo sì. Sono d’accordo sul fatto che l’arte contemporanea abbia preso qualcosa da altri settori, anche dal fumetto, però l’arte contemporanea vive la sua vita. L’illustrazione nasce da un’applicazione, c'è qualcuno che ti chiede un’immagine che si riferisca a un testo. Ed entro quel testo bisogna stare. Questa, però, è la mia idea, ci sono molti invece che tendono a fare di tutto arte: è arte la cucina, è arte la moda. Io sono più cauto.

Il Corriere dei Ragazzi, oltre a divertire e a educare, faceva vero e proprio giornalismo a fumetti. Consideri ripetibile quell’esperienza?
In teoria sarebbe ripetibile perché non c'è più un settimanale dedicato ai ragazzi. Ma io, adesso, utilizzerei l’idea sui giornali quotidiani. L’idea di Francesconi fu quella di usare il fumetto per raccontare la cronaca, la Storia, lo sport. Noi raccontammo con i fumetti-verità, per esempio, l’attacco terroristico alle Olimpiadi di Monaco, pubblicammo ogni anno un fumetto sui fatti della Resistenza. Mi meraviglio molto che i giornali quotidiani non usino questa possibilità, perché il fumetto ti aiuta a capire. È vero che molti dicono: ormai c’è l’informazione online, c’è la tv, il quotidiano arriva sempre il giorno dopo. Ma questo, secondo me, non è un argomento decisivo. Tu le cose hai bisogno di vederle per capire, di rivederle con attenzione per meglio capire. E il fumetto, in questo, sarebbe adattissimo. Nelle pagine culturali dei quotidiani, il fumetto può servire a questo.

La vecchia scuola belga e francese del fumetto è in declino?

Il fumetto belga ha ancora successo, ma di rimbalzo, Tin Tin è ancora una star, continuano a uscire ristampe. Il fumetto francese vive invece ancora una stagione da protagonista. I fumetti francesi sono di altissimo livello non solo per il disegno, per il colore, ma anche per gli argomenti, per l’enorme vicinanza all’attualità. Il fumetto francese si indirizza spesso al mondo politico, prendendolo in giro in tutti i modi. Penso a Quai d’Orsay di Christophe Blain e Abel Lanzac, al Gatto del rabbino di Joann Sfar: qualità del testo, oltre che del disegno, grande scrittura. Gli autori d’oltralpe prendono spesso in giro con garbo, e a volte con meno garbo, il mondo contemporaneo.Gérard Lauzier ha sfottuto in maniera precisa, con un disegno splendido, il management parigino, soprattutto quello pubblicitario e del marketing, denunciandone anche la violenza, il cinismo. Nel fumetto belga, attualmente, non ci sono autori del livello di divulgazione di un Peyo, di un Morris, ma il Belgio rimane comunque uno dei Paesi dove si vendono e si leggono più fumetti.

Che differenza c’è tra l’essere un illustratore, un fotografo, uno scrittore, un pittore?

L’illustratore è uno che lavora a comando. A volte ha l’idea, e magari la propone all’editore. Ma, normalmente, l’illustratore è legato al testo.

Che differenza c’è tra fumetto e graphic novel?

La graphic novel racconta la realtà con un taglio più complesso del fumetto. La graphic novel è sempre fumetto, ma certamente è un fumetto che va oltre l’evasione. Faccio riferimento, per esempio, a “Maus” di Art Spegelman.

Molti illistratori e fumettisti sconfinano nel design industriale...

Forse non ne ho avuto l’occasione, preferisco rimanere legato al mondo della fantasia, all’editoria pura, anche se mi occupo, come altro lavoro, di grafica aziendale.

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