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Panorami dal treno

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ferrovie secondarie

Panorami dal treno

Sulla Ivrea-Aosta. Un Minuetto diesel presso la stazione di Hône-Bard.
Sulla Ivrea-Aosta. Un Minuetto diesel presso la stazione di Hône-Bard.

Ci sono treni che servono per viaggiare. E treni che servono per sognare e ricordare. I primi assomigliano sempre più agli aerei: sono le Frecce e gli Italo, i Tgv e gli Ice, carlinghe senza ali che volano tra le grandi metropoli. Gli altri sono treni che fanno ancora i treni: sono i convogli che percorrono le linee secondarie e turistiche italiane. Elettrotreni, littorine e vaporiere che tra sibili, grasso, fuliggini e clangore di metalli si agitano lentamente su curve dal raggio strettissimo, attraversano ponti di fine ottocento dalla campata futurista, penetrano colline e montagne, si aggrappano a costoni di roccia in bilico tra terra e mare. Salire su questi treni è come andare a lezione di economia, di storia e di geografia. Un inestimabile patrimonio italiano che Diego Vaschetto, nel suo “Le più belle ferrovie secondarie italiane. Il Centro-Nord”, ha pazientemente catalogato, fotografato, descritto e indagato, dalle radici ai giorni nostri.

La panoramica è inebriante. Convogli antichi e moderni sono ritratti in intimo rapporto con la roccia domata dall’uomo, con l’acqua di laghi, fiumi e mari, con il verde dell’Italia agricola, a distanze che appaiono siderali dalle metropoli e dai grandi snodi ferroviari. Ne esce fuori un’Italia di commovente bellezza. Alcune linee sono tratte minori ancora attive, altre sono percorse invece solo da treni turistici. Altre ancora sono diventate itinerari cicloescursionistici di grande valore storico e ambientale. Vaschetto ne identifica le ragioni economiche, scomparse o ancora attuali, ne ripercorre la storia, le opere di ingegneria, l’evoluzione dei rotabili. E spiega come arrivare e cosa vedere.

Quando ho parlato di questo libro a un ventenne, mi ha sorpreso con un’osservazione: «Se penso a una linea secondaria, preferisco immaginarla abbandonata. Perché così posso sognare che mi porti verso luoghi misteriosi, tutti ancora da scoprire». Ma anche quando non sono abbandonate, le linee ferroviarie secondarie conservano intatto il fascino del mistero. Chi sa identificare con esattezza il percorso della Torino-Aosta, della mitica Porrettana, della Terni-Rieti-l’Aquila-Sulmona, della Brescia-Edolo, della ferrovia della val d’Orcia? Castelli, valli, ponti, borghi sono uniti dal treno che, come un acrobata sul filo, percorre il duro e fragile territorio italiano. E ci aiuta a non dimenticarlo.
Diego Vaschetto, Le più belle ferrovie secondarie d’Italia. Il Centro-Nord, Edizioni del Capricorno, Torino, pagg.205, € 29

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