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Tim Burton e il nuovo «Star Wars» sono i big della settimana

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Tim Burton e il nuovo «Star Wars» sono i big della settimana

È un weekend ricco di titoli importanti che si contenderanno il primato al box office: tra i più attesi c'è sicuramente «Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali», l'ultima fatica di Tim Burton.
Ispirato al noto romanzo «Miss Peregrine's Home for Peculiar Children» di Ransom Riggs, il film ha per protagonista Jake, un adolescente a cui il nonno ha sempre raccontato la storia di un mondo magico e di bambini dai poteri speciali. Prima di morire in circostanze misteriose, il nonno gli lascia alcuni indizi per raggiungere quel posto che era al centro delle sue fantasie fin da quando era piccolo.

C'è buona parte del classico immaginario burtoniano in questa pellicola ricca di freaks, poesia e scelte visive che faranno la gioia dei fan del regista di «Edward mani di forbice» e «Big Fish», anche se – come in quasi tutti gli ultimi lavori di Burton – quello stesso immaginario appare un po' edulcorato, più vicino a logiche commerciali che alla reale personalità del suo autore.

Così, «Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali», diventa un buon film per adolescenti, privo però dello spessore a cui Burton ci ha abituato in tanti lavori: il lato fantasy della vicenda si limita a colpire con le suggestive caratterizzazioni dei bambini speciali, mentre il resto sa di già visto e la metafora della minaccia nazista poteva essere maggiormente sfruttata.
Con tale materia di partenza si poteva fare di meglio, nonostante vi sia più di un momento efficace, e anche Eva Green fatica a risultare intensa al punto giusto.

Più riuscito e divertente è «Rogue One: A Star Wars Story», nuovo capitolo (e sorta di spin-off) della saga di «Star Wars», ambientato prima degli eventi narrati in «Star Wars ep. IV – Una nuova speranza» del 1977.

Al centro c'è un improbabile gruppo di eroi che intraprende, in un periodo di conflitto, una missione per sottrarre i piani della più potente arma di distruzione di massa mai ideata dall'Impero, la Morte Nera.
Chi pensava che questo film fosse soltanto un piccolo tassello del franchise, in attesa dell'ottavo episodio che uscirà l'anno prossimo, dovrà ricredersi: «Rogue One» è un'operazione brillante e avvincente, dotata di ottimo ritmo e valorizzata da notevoli effetti speciali.

Niente di memorabile, anche a causa di qualche scelta narrativa prevedibile e di personaggi non sempre riusciti, ma è un lungometraggio che fa bene il suo dovere e riesce a intrattenere nel modo giusto.
Così così, invece, «The Birth of a Nation» di Nate Parker.
Il regista interpreta anche il protagonista, schiavo e predicatore afroamericano che, nell'America di metà ‘800, si pone come guida spirituale per i suoi compagni e si metterà a capo di un movimento di liberazione.

Premiato al Sundance Film Festival, «The Birth of a Nation» alterna momenti di grande cinema ad altri eccessivamente retorici e sopra le righe.
Buona la fotografia e il lavoro generale del cast, ma sono davvero troppe le scene da dimenticare, a partire da un finale ricattatorio e forzatamente enfatico.
Il titolo riprende in chiave polemica il celebre capolavoro di David Wark Griffith del 1915, film monumentale per le innovazioni che ha apportato al linguaggio cinematografico ma anche ricordato per la sua eloquente patina di razzismo e per la celebrazione del Ku Klux Klan.

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