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Lutero l’antisemita

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Religione

Lutero l’antisemita

Lutero a Dresda. La statua del riformatore davanti alla Frauenkirche, chiesa luterana di Dresda
Lutero a Dresda. La statua del riformatore davanti alla Frauenkirche, chiesa luterana di Dresda

In questo anno scandito dalla memoria dei 500 anni dall’inizio simbolico della Riforma protestante con l’affissione pubblica delle “95 tesi” di Lutero alla porta della cappella del castello di Wittenberg, riserveremo ogni tanto uno spazio alla bibliografia del mondo protestante, che ha in Italia una presenza autoctona primigenia coi Valdesi (XII sec.) e con la loro vivace e importante editrice Claudiana che ha recentemente inglobato la Paideia di Brescia, la più significativa editrice di testi biblici. Ora, è noto che il protestantesimo si presenta come una galassia la cui mappa non è di facile elaborazione. Per un orientamento generale ricorderemo che esiste una grande matrice storica che è appunto espressa dalle Chiese valdese, luterana, riformata e dalla Comunione anglicana. Si ha poi una seconda fase di “risveglio” nel Sei-Settecento con le Chiese battiste e metodiste, a cui seguirà un terzo orizzonte molto fluido con le varie Chiese “libere” e le successive ondate “pentecostali” dalle mille iridescenze che non di rado attraversano le stesse Chiese originarie.

A questo microcosmo sono da allegare altre tipologie come quelle del protestantesimo avventista o del protestantesimo “radicale” (mennoniti, Amish, quaccheri) fino alle periferie ormai lontane dalla sorgente e del tutto autonome, come lo sono i mormoni o i Testimoni di Geova. La nostra è una semplificazione che, però, conferma l’immagine della galassia a cui siamo ricorsi che non vuol essere un giudizio di valore perché non di rado può significare una ricchezza, pur col rischio della frammentazione, della dispersione, dell’isolazionismo. A questo immenso delta ramificato si associano varie istituzioni con una loro identità. È il caso che vogliamo ora presentare coi Gruppi Biblici Universitari, un’associazione interdenominazionale indipendente sorta nel 1947 come International Fellowship of Evangelical Students e presente in Italia dal 1950 in varie università. Ebbene, questi Gruppi Biblici, che si riuniscono a scadenze regolari per approfondire gli studi delle S. Scritture, hanno un loro strumento editoriale molto attivo, le edizioni GBU la cui sede è a Chieti.

Non è la prima volta che segnaliamo una loro pubblicazione. Ora lo facciamo con un esempio che ci permette di illustrare in realtà una collana inglese di commentari biblici del passato, la Tyndale (dal nome di un personaggio delle origini della Riforma luterana, autore di una traduzione del Nuovo Testamento), ora rinnovata. Si tratta del commento di una teologa britannica, Debra Reid, a un libro biblico molto “femminile”, quello di Ester. È la storia esemplare di una Cenerentola ebrea che riesce a diventare regina, moglie del sovrano persiano Assuero (Serse), sventando un “progrom” ordito da un primo ministro fieramente antisemita. Il testo è giunto a noi in ebraico, ma l’antica versione greca comprende ampie aggiunte ulteriori.

La trama dell’opera è piena di colpi di scena, distribuiti su una trama che la commentatrice ricostruisce e accompagna con le sue spiegazioni piane ma costellate anche da tutte le notazioni filologiche indispensabili. La finalità di questo racconto – che, tra l’altro, è alla base della festa di Purim, il “carnevale” giudaico – è così scandita dalla Reid: «Dio è all’opera nel mondo, lavora tramite le azioni e le reazioni umane, protegge e salva il suo popolo richiamandolo alla fede». È, infatti, attraverso la sua bellezza che Ester (nome “pagano” desunto dalla Venere orientale Ishtar o dal persiano stareh, “stella”, mentre quello originario ebraico era Hadassah, cioè “mirto”) diventa uno strumento divino di liberazione per il suo popolo così da ribaltarne le “sorti” (i purîm, appunto).

È una rappresentazione controcorrente rispetto a una concezione biblica ove la donna è una “minorata” all’interno di un contesto patriarcale. In questa linea un’altra studiosa, l’americana Tammi J. Schneider, cerca di recuperare una matriarca silenziosa e persino un po’ meschina, nonostante il nome pomposo di Sara, in ebraico “principessa”: è la moglie di Abramo che viene presentata nelle pagine della Genesi come spalla del marito, passiva esecutrice dei suoi ordini. Schneider cerca, invece, di rileggere quei capitoli (dall’11 al 23) torcendoli in tutt’altra direzione rispetto all’ermeneutica dominante, anche se non esclusiva, incarnata da tre commentatori classici come Brueggermann, Speiser e von Rad. Ne esce un profilo “femminista”: Dio sceglie Sara allo stesso modo di Abramo e ne fa una testimone della promessa meglio di suo marito, che è invece sottoposto alla famosa prova del monte Moria, rendendola così una vera matriarca, tant’è vero che la sua morte lascerà un vuoto pesante nel figlio Isacco, vuoto che colmerà solo un’altra donna, la moglie Rebecca.

Questo volume è edito dalla citata Claudiana, della quale vorremmo segnalare il fatto che essa offre un’ampia panoramica di testi dedicati all’anno luterano. Ne citiamo per ora solo una trilogia. Il primo è un’imponente biografia di Lutero, opera di uno storico della Humboldt Universität di Berlino, Heinz Schilling, che non teme di aggiungere un altro titolo all’immane bibliografia dedicata al Riformatore (lui stesso ne seleziona una sequenza che occupa oltre trenta pagine, con una netta prevalenza tedesca). La sua definizione del personaggio è quella di «un uomo di un’epoca di fede e di cambiamenti radicali», che nel titolo del libro diventa però «un ribelle in un’epoca di cambiamenti radicali». Il ritratto procede secondo le tavole di un trittico: c’è il tempo delle origini e del monastero agostiniano (1483-1511), a cui subentra la grande svolta di Wittenberg che non esplode all’improvviso ma germina progressivamente, per diventare poi fiammeggiante (1511-1525) e si conclude col terzo quadro, forse meno noto al pubblico comune, quello che occupa gli anni 1525-1546 e che oscilla «tra coscienza profetica e fallimenti terreni».

Di fronte a una storia personale, sociale ed ecclesiale talmente complessa e complicata è facile avere approcci e letture diversificate; tuttavia è interessante seguire la trama di Schilling e i lineamenti che egli documenta di una figura così variegata da intrecciare fede e politica, mistica e carnalità, libertà e servitù, Parola di Dio e polemica aggressiva, antipapismo ma non iconoclastia e così via. A proposito, poi, del legame capitale di Lutero con la Bibbia, è interessante rimandare a un secondo volume della Claudiana, elaborato da un sacerdote cattolico, esperto del protestantesimo delle origini, Franco Buzzi. È naturale partire dalla traduzione tedesca che Lutero esegue sui testi scritturistici originali, adottando una scelta linguistica «sintatticamente semplice, foneticamente chiara e semanticamente trasparente». Pur non creando il tedesco della modernità – come talora si afferma – egli «è stato certamente uno degli scrittori che ha maggiormente contribuito alla nascita di quella lingua nazionale».

Naturalmente la parte maggiore del saggio di Buzzi è riservata ai principi ermeneutici sottesi alla lettura biblica di Lutero e a una ricca e molto suggestiva descrizione delle relative applicazioni sugli scritti antico- e neotestamentari. È facile, a questo punto, concludere con una questione rovente, quella del rapporto del Riformatore con gli Ebrei, da lui vissuta talora con l’ossessione che essi costituissero una minaccia per il cristianesimo. Il suo antigiudaismo, non di rado così veemente da essere stato strumentalizzato persino dal nazismo, viene accuratamente e non apologeticamente vagliato da Thomas Kaufmann dell’università di Göttingen secondo una corretta contestualizzazione: «storicizzarlo non significa affatto giustificarlo o renderlo irrilevante o sminuirlo..., significa collocarlo nel suo mondo e considerarlo entro i limiti che egli stesso vedeva».

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