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Simone Weil e la sacralità della persona

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Simone Weil e la sacralità della persona

Simone Weil nel 1942 lascia la Francia. Soggiorna un breve periodo negli Stati Uniti, poi torna in Europa, a Londra. Qui continua a scrivere, lavorando nella centrale in esilio della Resistenza francese. Tra le pagine che ci sono giunte, vi è l'opuscolo “La personne et le sacré”, che ora l'editore Castelvecchi ha tradotto, preceduto da una prefazione di Raimond Gaita, con il titolo “La persona è sacra?” (pp. 70, euro 8,50).
È noto che le opere della Weil uscirono tutte postume e che lei morì ad Ashford, nel Kent, nel 1943; queste pagine, tra l'altro, sono fra le ultime che la scrittrice e filosofia ci ha lasciato. In esse si pongono questioni che tornano di notevole attualità, giacché denunciano la disumanizzazione dei rapporti tra i viventi. Frasi quali “Tu non mi interessi”, che sempre più spesso si sentono nei luoghi di lavoro e non soltanto, vengono denunciate dalla Weil come atti di violenza. Pone in evidenza alcune coordinate che forse si stanno dimenticando: “In ciascun uomo vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. Non è neanche la persona umana. È lui, quest'uomo, molto semplicemente”.
Insegnante di filosofia in alcuni licei di provincia, Simone morirà a 34 anni ma riuscì a militare nelle file dell'estrema sinistra, pur senza aderire a una particolare formazione politica; quindi lavorò, dal 1934, come operaia in alcuni stabilimenti. Partecipò con gli antifascisti internazionali alla guerra civile spagnola; si ammalò, dovette ritornare all'insegnamento, occupazione che nel 1941 fu costretta ad abbandonare per le leggi razziali. Seppur per un breve periodo riprese il lavoro manuale per vivere. Frasi come la seguente, che si legge a pagina 36 del libro ora tradotto da Castelvecchi, nascono da un'esperienza unica: “Svilire il lavoro è un sacrilegio esattamente come calpestare un'ostia”.
Le pagine di Simone Weil sono una palestra per lo spirito. Si direbbero utilissime per chiedersi dopo aver commesso il male, magari involontariamente, come ci si deve comportare. Senza proporre un sistema filosofico fanno comprendere come il sacro sia declinabile con il bene, anche se non sono la medesima cosa. Tolgono con una notevole forza morale le illusioni che sovente si coltivano per questo o quel progetto di riforma della società o di qualche istituzione. La Weil, dopo aver ricordato che sindacati, associazioni politiche e chiese hanno non poche affinità, afferma: “I partiti e altre organizzazioni simili sono ugualmente estranei agli scrupoli dell'intelligenza”.

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