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I paesaggi innevati del belga Buyckx trionfano al Sony World Photography Awards

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I paesaggi innevati del belga Buyckx trionfano al Sony World Photography Awards

1° Landscape - “WHITEOUT”, Frederik Buyckx, Belgio ©  2017 Sony World Photography Awards
1° Landscape - “WHITEOUT”, Frederik Buyckx, Belgio © 2017 Sony World Photography Awards

LONDRA - Gli alberi bianchi e il paesaggio di cristallo sotto la neve, con le figurine dei passanti e gli animali a segnarne il passo d'incanto. Inaspettatamente è stato il fotografo belga Frederik Buyckx ad aggiudicarsi l'Iris d'or, il titolo di Fotografo dell'Anno e un premio del valore di 25.000 dollari con il suo reportage “Whiteout” dedicato alle trasformazioni del paesaggio sotto la coltre invernale. «La natura subisce una forte trasformazione quando arriva l'inverno: la neve e il ghiaccio iniziano a dominare sul paesaggio e uomini e animali devono affrontare condizioni climatiche estreme. La serie mostra la lotta intrapresa per evitare di scomparire», spiega il vincitore assoluto. L'aver fissato le immagini della lotta dell'uomo alle prese con le intemperie in Scandinavia, nei Balcani e nell'Asia centrale ha fruttato al belga il maggior riconoscimento del Sony World Photography Awards 2017, che con oltre 227.000 candidature provenienti da 183 paesi costituisce il più grande concorso fotografico al mondo.

All'ironia british e alla maestria dell'inglese Martin Parr è andato il premio Outstanding Contribution to Photography. L'italiano Alessio Romenzi è invece risultato vincitore della categoria Attualità con la serie “We are taking no prisoners”, dedicata alla tragedia dell'occupazione della città libica di Sirte. Il volto dei soldati e dei combattenti dell'Isis, il dramma delle madri alle prese con una guerra brutale e lo scempio dei cadaveri in una città in rovina - la foto con il lampadario crollato ne è un significativo emblema - sono documentati dall'audace fotografo italiano che si è distinto su tutti. «L'offensiva per liberare Sirte è stata lanciata a maggio. I soldati libici erano per lo più civili, senza alcun addestramento militare. Oggi Sirte è una città fantasma. Nessuno sa con esattezza quanti militanti dell'Isis ci fossero nella città prima dell'offensiva, né quanti di loro siano stati uccisi. Ma quello che è certo è che i soldati libici non hanno fatto prigionieri e oggi a Sirte ci sono decine e decine di cadaveri seppelliti sotto le macerie», ha commentato Romenzi durante la presentazione alla Somerset House di Londra, che ospiterà le fotografie del concorso fino al 7 maggio prossimo.

Gli incroci come serpenti in un intrico di curve e sopraelevate hanno valso il primo premio nella sezione Architettura alla cinese Dongni. Merito della fotografa è l'aver reso in maniera esemplare la gestione degli spazi cittadini delle metropoli cinesi in un'ottica per noi quasi straniante. La svizzera Sabine Cattaneo si è aggiudicata il premio per la sezione concettuale con la sua serie di foto dedicata ai suicidi assistiti. La scelta della fotografa è stata quella di non riprendere né i pazienti delle cliniche dedicate al suicidio assistito né accompagnatori o addetti ma soltanto le camere degli ultimi giorni di vita di chi ha fatto tale scelta, ponendo l'accento sulle battaglie portate avanti dalle organizzazioni che sostengono tale pratica. Un'astrazione che crea nello spettatore un forte senso di vuoto e vacuità, ma anche una costrizione alla riflessione su un tema così dirimente per molte società, e che la Svizzera ha deciso di regolamentare pur tenendo ferma la legislazione che vieta l'eutanasia.

La saudita Tasneem Alsultan ha agguantato il premio per la sezione Contemporary Issues. Con un reportage tratto da matrimoni, e autorizzato dalle persone ritratte, la fotografa ha inteso così rispondere alle domande se “dobbiamo sposarci per sapere cosa sia l'amore” e “abbiamo bisogno di un marito perché la nostra vita abbia senso?”. Il suo progetto è nato dall'esperienza autobiografica di maritata a 17 anni e di genitore single per gli ultimi 6 anni di un infelice matrimonio durato 10 anni. E se all'inizio - come spiega lei stessa - «molti ritenevano folle la mia scelta di divorziare, oggi ho realizzato che sono in tante le donne a vivere la mia stessa condizione, molte di più di quanto potessi immaginare». La Alsultan ha incontrato nel suo lavoro, in un paese stretto da una dittatura confessionale che lo rende incompreso e incomprensibile per gli occidentali, decine di donne che vivono matrimoni davvero complessi, divorziate, vedove. Esplorando il concetto “dell'amore” e incrociando i destini delle protagoniste della sua serie la Alsultan spiega di avere notato «che la cosa che accomuna queste donne è il successo nell'avere affrontato le numerose prove e ostacoli frapposti dalla socità saudita e dallo stato».

La tedesca Sandra Hoyn si è aggiudicata il premio nella sezione Daily life con un toccante reportage sulla prostituzione minorile in Bangladesh, mentre il russo George Mayer ha vinto il primo premio nella sezione Portraiture, con - a giudizio di chi scrive - gli scatti “malevichiani” più belli e raffinati in concorso. Il britannico Will Burrard-Lucas ha guadagnato il podio nella sezione Natural World con una serie di scatti realizzati in Zambia e caratterizzati dalle ineccepibili qualità stilistiche e tecniche. Il colombiano Henry Agudelo ha vinto per la sezione Still Life, mentre il cinese Yuan Peng in quella sport, Colombia. La sezione Open Photographer of the Year è stata infine aggiudicata al russo Alexander Vinogradof con il bel ritratto della giovanissima “Mathilda”.

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