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Addio a Chris Cornell dei Soundgarden, padre del grunge. Si indaga per…

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LUTTO NELLA musica

Addio a Chris Cornell dei Soundgarden, padre del grunge. Si indaga per suicidio

Prima dell'esplosione dei Nirvana e del fulminante esordio dei Pearl Jam, al centro della scena di Seattle c'erano i Soundgarden. E al centro dei Soundgarden, quando non era ancora chiaro cosa significasse il termine grunge, c'era questo giovanotto di 24 anni che si sbatteva sul palco a torso nudo, appendendosi al microfono.

Chris Cornell, cantante e chitarrista di quella che probabilmente fu la band che contribuì di più alla definizione del genere principe dei primi anni Novanta oltre che degli Audioslave, è morto ieri a Detroit, all'età di 52 anni. La conferma, dopo una serie di indiscrezioni circolate sul web, arriva dall'agente Brian Bumbery che ha parlato di decesso «improvviso e inatteso» che ha lasciato la famiglia dell'artista in stato di shock. Sono in corso indagini per accertare la causa: per la polizia di Detroit l’ipotesi investigativa principale è quella del suicidio. I parenti chiedono il rispetto della privacy, per quanto sia possibile nel caso del leader di una band che ha venduto più di 20 milioni di copie in tutto il mondo, quando per comprare un disco dovevi infilarti una giacca e uscire di casa, accumulando un patrimonio personale stimato in 60 milioni di dollari. Un'altra stella del firmamento grunge che si eclissa, come fu un anno e mezzo fa per Scott Weiland degli Stone Temple Pilots, se proprio non si vuole risalire la corrente fino alla clamorosa uscita di scena del «santo bevitore» Kurt Cobain.

Romanzo di formazione grunge
La biografia di Cornell è un perfetto romanzo di formazione grunge, con il ragazzo conteso da due genitori separati che, a fine contesa, lascia il cognome del padre (era nato Christopher John Boyle) e prende quello della madre (Cornell). La migliore amica - per modo di dire - della sua giovinezza è la depressione, tratto comune a molti altri numi tutelari del genere cresciuti in quel di Seattle. Ma Seattle negli anni Ottanta è quel formidabile laboratorio che tutti conosciamo, con una rete di locali aperti alle sperimentazioni e l'etichetta Sub Pop pronta a fare la storia. E così il giovane Chris nel 1984 fonda i Soundgarden, progetto musicale che si muove dal territorio metal e viaggia verso una direzione imprecisata. Con abiti più «sporchi», perché la lezione di Iggy and the Stogees è viva e lotta assieme a noi.

L'esordio dei Soundgarden e la stima di Axl
Il debutto discografico arriva due anni più tardi («Ultramega Ok») e si guadagna la stima di un Axl Rose all'epoca rockstar all'apice che sceglie di portarsi i Soundgarden in tour, non avendo ancora chiaro che quei ragazzi e quel genere, tempo quattro o cinque anni, scaveranno la fossa ai suoi Guns n' Roses. I passi successivi saranno «Louder than Love» (1989) che sancisce il passaggio alla A&M e «Badmotorfinger» (1991) che arriva giusto un mese dopo la rivoluzione di «Nevermind». E così, mentre il grande pubblico si accorge dei Nirvana, alcuni tra i fan più svegli di Cobain e soci consigliano agli amici neofiti i titoli dei Soundgarden, «quelli che lo facevano prima dei Nirvana. E lo facevano meglio».

Capolavoro «Superunknown»
Nel marzo del '94, un mese prima che Cobain togliesse il disturbo, i Soundgarden pubblicano «Superunknown», la loro vetta creativa in formato album e Cornell ne firma alcune delle pagine più belle: «Spoonman», «Fell on black days» e soprattutto la ballata apocalittica «Black Hole Sun» che buca i palinsesti di Mtv grazie un videoclip con Barbie in versione barbecue. Un capolavoro che, col senno di poi, gli storici definiranno canto del cigno del movimento grunge.

Gli Audioslave e «i soldi per comprarsi una chitarra»
La band si scioglie tre anni più tardi e Chris, che aveva già partecipato al supergruppo Temple of The Dog (1991) in onore dell'amico morto di overdose Andrew Wood, nel '99 tira fuori «Euphoria Morning», il primo dei suoi cinque album solisti, prima di aderire al progetto Audislave, condiviso con tre quarti dei Rage Against the Machine. Ci sarà tempo per altri tre album (l'ultimo è «Revelations» del 2006), prima di rimettere in piedi i Soundgarden. Perché il grunge nel frattempo è diventato storia e Cornell quella storia la può e la deve raccontare a pieno titolo. «Ho fatto lavori che odiavo – dirà un giorno – perché avevo bisogno dei soldi per comprarmi una chitarra. So come ci si sente a essere depressi. D'altra parte so pure come ci si sente ad avere soldi, successo, a essere indipendenti, ma posso dirti che i soldi e il successo non risolvono mai i tuoi problemi». Neanche se sei un pezzo fondamentale della storia del rock degli ultimi 30 anni.

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