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Steinbeck: dispacci dal Vietnam, «guerra di sensi, senza fronti e senza retrovie»

Amico del presidente Roosevelt, sovente ospite alla Casa Bianca anche durante gli anni di Lyndon B. Johnson, considerato un esponente della cosiddetta “generazione perduta”, premio Nobel per la letteratura nel 1962, John Steinbeck è uno scrittore che riserva sorprese. L'ultima si ebbe nel 1976 con la pubblicazione postuma (era morto nel 1968) dell'inedito The Acts of King Arthur and His Noble Knights, Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri.

Erano pagine che sorpresero i lettori dei suoi romanzi e che sembravano lontane dallo scrittore caro al cinema e persino alla commedia musicale. Il puntiglio erudito e certe finezze intellettuali non gli erano estranee. Sapeva padroneggiare gli strumenti della narrativa anche in territori apparentemente a lui lontani.

Steinbeck fu un corrispondente durante la seconda guerra mondiale. Nel 1943 trascorse sei mesi in Europa quale inviato del «New York Herald Tribune»; gli articoli saranno raccolti e pubblicati nel 1958 con il titolo Once there was a War, C'era una volta una guerra. Senza parlare di eroismi e di situazioni affini, Steinbeck trasforma la vita quotidiana dei soldati in protagonista di queste pagine. La loro disperata lotta per la sopravvivenza diventa la vera epopea.

E ora ecco un'altra sorpresa: lo scrittore americano lasciò pagine sulla guerra del Vietnam. Rimase là, spingendosi anche in Laos, Cina e Giappone, dal dicembre 1966 al maggio 1967 facendo l'inviato del «Newsday». Partecipò ad azioni militari, documentò la quotidianità con occhio disincantato. Entrò nella realtà, la toccò, ne descrisse quegli aspetti che non si conoscono se non calpestando la terra, il fango, se non incontrando direttamente il pericolo. O vedendo i bambini che sopravvivono rubando, “vomitati nel mondo senza che nessuno li volesse o li cercasse” (così nota il 14 febbraio, da Saigon).

“Questa guerra in Vietnam – scrive Steinbeck – lascia molto confusi non solo i vecchi osservatori come me, ma anche quelli che a casa cercano di capire. È una guerra di sensi, senza fronti e senza retrovie. È dappertutto come un gas finissimo e onnipresente”.

Ora, nell'edizione curata da Thomas E. Barden, nella traduzione di Rossana Macuz Varrocchi, esce di John Steinbeck per la Leg di Gorizia Vietnam in guerra. Dispacci dal fronte (pp. 288, euro 22). È l'ultima opera di un autore che ha saputo narrare e ha chiuso i suoi giorni senza bugie.

Nella prefazione al volume Cinzia Scarpino osserva che “Steinbeck suggellerà i suoi dispacci dal Vietnam ammettendo i propri limiti di reporter e la propria impotenza di uomo”. Avvertì problemi simili ai nostri, incapaci come siamo di capire quanto sta succedendo, senza peraltro riuscire a fare gran che.

John Steinbeck, Vietnam in guerra. Dispacci dal fronte
a cura di Thomas E. Barden, traduzione di Rossana Macuz Varrocchi
Leg Edizioni
pp. 288
euro 22

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