
Il cielo è uno spazio di proiezione incredibile per gli adulti e per i bambini, gli scienziati e i neofiti. Spazio onirico, luogo del possibile, si comporta come uno specchio per le società umane che in esso hanno proiettato i propri miti fin dalla notte dei tempi. Il visibile vi si mescola con l’invisibile, la luce degli astri disegna dei punti luminosi nel bel mezzo di incommensurabili distese di materia oscura.
Dal punto di vista in cui ci troviamo (una specie tra le tante sul pianeta Terra), la nostra visione del paesaggio è marcata dalla linea d’orizzonte sulla quale il cielo sfiora la terra.
Questo binomio cielo/terra è alla base di innumerevoli miti che nel loro insieme descrivono “il mondo” degli antichi. Questi sono i mondi che esploro da quindici anni.
La cosmografia scientifica, quella degli astrofisici, è uno studio di oggetti celesti che permettono di cartografare l’universo osservabile. Un’altra cosmografia, quella di cui mi occupo, consiste nell’esplorare i modi differenti di immaginare l’universo nella storia delle rappresentazioni. Questa singolare ricerca si affaccia su tutte le epoche e tutte le culture. Colleziono racconti e immagini nella storia delle scienze, delle religioni, dell’antropologia, rendendoli accessibili al grande pubblico attraverso ogni sorta di medium: illustrazioni, articoli di giornale, documentari, mostre, installazioni museografiche e libri, tra cui Il libro delle Terre immaginate e L’altro Mondo ( L’ippocampo Edizioni).
Il libro delle Terre immaginate (vincitore nel 2009 del Bologna Ragazzi Award), avvicina la storia misconosciuta della rappresentazione terrestre al giovane pubblico in maniera intuitiva.
Le Terre sono classificate a seconda della loro forma: terre-isola, poligonali, circolari e sferoidali. Quest’opera risponde a quella che secondo me è una lacuna nell’apprendimento tradizionale della Geografia.
Oggi, nelle società industrializzate, qualsiasi bambino di quattro anni sa che la terra è rotonda, perché glielo si dice, perché ne vede le rappresentazioni miniaturizzate e si diverte a far girare il suo mappamondo. È una tale evidenza che ci si dimentica quanto questa scoperta fondamentale testimoni un immenso salto concettuale della mente, e di una storia complessa, oltre che di oscuri malintesi. Tra Eratostene (276-194 a. C.), il primo ad averne misurato una circonferenza pressoché esatta, e Juan Sebastián Elcano (1476-1526), l’esploratore basco che ricondusse i sopravvissuti della spedizione di Magellano, sperimentando al contempo la prima circumnavigazione del mondo, trascorrono circa 1700 anni!
La consapevolezza della sfericità del mondo ha in seguito accompagnato i conquistatori europei nei loro incontri con le popolazioni autoctone. Da un lato vi erano coloro che padroneggiavano già la geografia sferica della Terra, e dall’altro quelli che credevano che la Terra fosse piatta. Questa bell’idea è stata purtroppo strumentalizzata da parte dei conquistatori divenendo un argomento di dominazione culturale, uno spartiacque tra conoscenza e ignoranza. Ma torniamo al nostro bimbo di quattro anni che sa che la Terra è rotonda. Molto probabilmente crescerà con questa nozione senza mai contestarla. Anziché lasciare che i bambini “ingurgitino” questa immagine, credo piuttosto che sia meglio accompagnarli in questo fondamentale percorso di apprendimento fondamentale. È una tappa chiave affinché la loro immaginazione possa fiorire, immaginazione per nulla incompatibile con il sapere scientifico.
Il mio ultimo libro, L’altro Mondo, è il compimento di tanti anni di ricerche, reso possibile da una mole di informazioni raccolte col tempo. L’idea sottesa è molto semplice, consiste nel confrontare le varie rappresentazioni dell’aldilà nelle società umane. Nelle mie precedenti opere avevo raccontato il mondo attraverso la storia del cielo (Zodiaco, L’ippocampo 2009) e dei suoi miti (Mondes, Mythes et images de l’univers, Seuil 2006), convenendo che i mondi delle tradizioni autoctone, benché diversi, erano spesso influenzati dalle grandi religioni. Quest’ultimo libro è stata dunque un’occasione perfetta per esplorare le religioni antiche, monoteiste e orientali. Ho confrontato queste visioni derivanti dai testi scritti a quelle delle culture autoctone, spesso basate sulla tradizione orale, e ad altre credenze, quali sciamanesimo, animismo e totemismo. L’accostamento rivela quanto le cosmologie siano permeabili, influenzabili, specie nelle società dominate, conquistate. Le grandi religioni hanno profondamente trasformato le società incontrate dando origine a rappresentazioni ibride in Africa, Sud America, nell’Eurasia, nel Sud-Est asiatico, e così via. Il Paradiso è un esempio emblematico di queste trasformazioni: apparsa tremila anni fa in Medioriente l’idea largamente diffusasi su tutti i continenti, viene veicolata soprattutto dalle grandi religioni monoteiste che hanno alterato l’immaginario cosmologico di svariate società autoctone.
L’opera ha molti livelli di lettura: dalle tavole a colori a piena pagina si passa agli schizzi illustrativi con spiegazioni a margine, accompagnati dal viaggio che l'anima compie, infine un terzo livello spiega le varie concezioni dell'anima proprie di ogni cultura. Questa relazione anima/mondo è il filo conduttore che permette di cogliere l’essenza di questi universi religiosi. Ne L’altro mondo , per la prima volta, do’ una veduta completa dei miei studi come cosmografo attraverso testi, illustrazioni e preziose fonti bibliografiche.
Ogni qual volta trovo all’interno di una biblioteca delle tracce cosmologiche di culture passate, dimenticate o a rischio di estinzione, mi sembra di agire come un archeologo dell’anima. Questi mondi fanno parte del patrimonio immateriale dell’umanità che abbiamo il compito di tramandare e condividere.
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