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Più scienza col fantasy

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immaginazione logica

Più scienza col fantasy

I fans di Harry Potter hanno festeggiato nei giorni scorsi il ventennale della prima uscita della saga (Afp)
I fans di Harry Potter hanno festeggiato nei giorni scorsi il ventennale della prima uscita della saga (Afp)

Periodicamente ritorna la polemica contro la letteratura fantasy. Una decina d’anni fa Piergiorgio Odifreddi, commentando le cattive prestazioni degli studenti italiani nel campo della matematica, attribuiva i risultati negativi anche a una eccessiva diffusione tra i giovani di testi come Il Signore degli Anelli e Harry Potter. Edoardo Boncinelli, su «La Lettura» del 25 giugno, ha ripreso l’argomento, trovando un nesso tra il fantasy e «il dilagare del ricorso alle medicine alternative di tutti i tipi o di metodi di cura fai da te», senza dimenticare l’ «imperversare del complottismo come base di spiegazione degli eventi più diversi». Sono quindi costretto, ancora una volta, a prendere posizione e ripetermi: niente di più sbagliato.

Prima di tutto sarebbe interessante sapere se esistono delle analisi statistiche e sociologiche che certificano una relazione tra il fantasy e lo sviluppo dell’irrazionalità. Forse potremmo ragionare sulla questione in maniera meno superficiale. Credo però che possa essere sufficiente un po’ di buon senso. In genere, i ragazzi che gravitano intorno al mondo fantasy sono, prima di tutto, degli straordinari lettori e ciò basta a collocarli ampiamente sopra la media di quanto legge la metà degli italiani in un anno, cioè niente. Si tratta inoltre spesso di ragazze e ragazzi brillanti, che hanno anche degli ottimi risultati scolastici. Sfido chiunque a cimentarsi in uno dei complicatissimi giochi di carte o di ruolo, ricchi di complesse ed elaborate strategie, e dimostrare che queste attività non stimolano l’intelligenza e la razionalità, seppur ambientate in mondi popolati da orchi, streghe, fate e folletti.

Stesso discorso per la lettura di una saga come quella di Harry Potter, i cui fans (e quindi anch’io) hanno festeggiato il ventennale della prima uscita proprio lunedì scorso. Qualche anno fa, al Festival della Medicina di Bologna, mi sono divertito a far vedere che leggendo Harry Potter si ha una visione della medicina molto più razionale di quella della nostra quotidianità, dove invece i comportamenti magici certamente abbondano. Ma non è certo colpa di Harry o di Gandalf se ci sono persone che si curano con l’omeopatia o fanno ricorso a tutto ciò che viene definito come alternativo.

Un genere letterario può piacere o non piacere. Ma bisogna stare attenti a non fare correlazioni sbagliate. Galileo Galilei è stato capace di rivoluzionare la scienza moderna, ma amava immensamente anche l’Orlando Furioso, perché non ha mai confuso la realtà con l’immaginazione, che tuttavia rappresenta comunque uno stimolo per la creatività scientifica. Alcune delle parole più chiare sulla differenza tra scienza e fantasia sono state pronunciate da uno dei più grandi autori della letteratura del mistero e del sovrannaturale, Howard Philipps Lovecraft, che era un razionalista e uno scettico incallito, tanto da scagliare delle invettive terribili contro la pseudoscienza, la magia e l’esoterismo.

Il problema è un altro e sarebbe ora di affrontarlo una volta per tutte, senza esitazioni: le radici del perdurare di un atteggiamento magico nascono dalla scuola e, paradossalmente, proprio dall’insegnamento delle discipline scientifiche. Prima di tutto a scuola si insegna una scienza senza la sua storia, e questo è gravissimo perché le materie scientifiche sono presentate in maniera asettica, quasi mai accompagnate da una spiegazione che permetta di capire i motivi e le cause della loro origine e i problemi a cui sono dovute andare incontro nel corso del loro sviluppo. Di conseguenza, non si insegna neanche cosa sia e come funzioni la scienza. In sostanza, a scuola ci sono troppe nozioni da mandare a memoria (per poi essere rapidamente dimenticate, diventando inutili per coloro che non si iscriveranno a una laurea scientifica) e poche analisi dei metodi e dei valori alla base della ricerca: l’unica possibilità che abbiamo di insegnare ai ragazzi la differenza fra scienza e magia, tra ragione e fantasia, tra ricerca seria e pseudoscienza. Per fortuna, i lettori di fantasy la imparano da soli.

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