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Penelope la casta

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Penelope la casta

Penelope, moglie di Ulisse (o Odisseo che dir si voglia), donna della mitologica sovente indicata come modello di sposa fedele, conobbe una certa fortuna nella musica tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. Un libretto di Matteo Noris, intitolato “Penelope la casta”, venne musicato da Carlo Pallavicini nel 1685; l'anno successivo fu la volta di Giacomo A. Perti e Alessandro Scarlatti; nel 1716 toccò a Fortunato Chelleri.

Fino al dramma di Domenico Cimarosa, che è del dicembre 1794, la moglie di Ulisse non riuscì ad abbandonare le scene, né a riposarsi (le toccò anche con una “ballad-opera” al King's Theatre di Londra nel 1728). Il personaggio era gradito agli amanti del mondo classico e alla morale cristiana. Insomma, andava bene a tutti.

Non era ancora costume diffuso evocare quelle tradizioni posteriori a Omero, le quali sostenevano che Penelope cedette ai 129 pretendenti; anzi, taluni racconti testimoniano che da uno dei suoi incontri amorosi sarebbe nato il dio Pan. Dissero anche altro, persino che Ulisse l'avesse uccisa per la sua infedeltà, tanto che a Mantinea si mostrava la sua tomba.

Quel che sorprende resta la sua vitalità in musica, che continuò; e in letteratura, dove riappare ancora ai nostri giorni, fedele alla tradizione e a quanto testimoniò Omero. Tino Villanueva, una delle figure di spicco della Chicano Renaissance (il movimento culturale che dalla metà degli anni Sessanta si diffuse tra i messicani degli Usa), autore nato nel 1941, vivente, narratore e poeta, impegnato nel teatro e nel cinema, ha scritto un'opera dal titolo “Così parlò Penelope”.

L'editore Ariele l'ha appena tradotta (pp. 120, euro 14) con testo originale a fronte. La cura e il saggio introduttivo si devono a Paola Mildonian, la medesima studiosa che curò nel 2002 l'antologia di Villanueva “Il canto del cronista”, pubblicata da Le Lettere.

“So Spoke Penelope”, così il titolo originale, vede la celebre moglie come un'artista e in lei rappresenta - nota la curatrice - “l'eterno esilio della donna, ma anche l'esilio del poeta”. D'altro canto questa Penelope è straordinariamente contemporanea e “assume tutto il peso del ricordo, della lunga attesa, del dubbio e della lotta interiore che il poeta ha sostenuto per amore della poesia, in una solitudine e un silenzio spesso disperante”.

“So Spoke Penelope” uscì nel maggio 2013, dopo tredici anni di silenzio poetico di Villanueva. Penelope, in questo libro di versi, conduce tra l'altro il lettore a porsi domande sulle assenze e le attese che si creano nell'infinito gioco dei sentimenti. C'è una disperata speranza che governa le esistenze: “Poiché amore cerca amore/ merita essere amati in molti modi./ Odisseo, a cui donai libera il mio cuore,/ sa che deve tornare,/ sa che molto ancora tra noi/ rimane”.

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