Che cos'è un'indulgenza? Apriamo il Vocabolario Treccani: “Nella Chiesa cattolica, remissione di tutte o parte delle pene temporali con cui si deve dare soddisfazione a Dio delle offese recategli con i proprî peccati”. Aggiungiamo che può essere concessa dall'autorità ecclesiastica ai vivi e anche ai defunti.
Fu Paolo VI con la costituzione apostolica “Indulgentiarum doctrina” del 1967 a dare avvio al riordino delle pratiche delle indulgenze che, nel corso della storia, hanno fatto parlare di sé e sovente causato scandalo per la loro vendita. Nel 1987 è nato anche un “Manuale delle indulgenze”, al quale ora fa riferimento il “Catechismo della Chiesa Cattolica” del 1992.
Osservandone la storia, è il caso di ricordare che dall'Irlanda si diffuse, intorno all'VIII secolo, la pratica delle commutazioni di opere: una penitenza ineseguibile per lunghezza o per particolari circostanze poteva essere sostituita con digiuni, preghiere e mortificazioni considerate del medesimo valore. Verso la metà del secolo XI ci furono remissioni generali, vale a dire condoni di un periodo di pena temporale (di giorni, settimane o anni) applicabili a tutti i fedeli in seguito a un pellegrinaggio o a elemosine o a particolari opere. Fu papa Urbano II nel 1095 ad applicare l'indulgenza plenaria in occasione della crociata; essa fu estesa alle mogli dei combattenti, a chi offriva denaro per la santa causa, persino agli informatori e a coloro che la predicavano.
Dopo il 1300, anno in cui si celebrò il primo giubileo con Bonifacio VIII, si ebbero le lettere di indulgenza, emanate dai vescovi; poi la facoltà toccò ai confessori, che potevano conferire la plenaria in punto di morte. Inevitabili gli abusi, soprattutto nel periodo rinascimentale. Durante il pontificato di Leone X (morto nel 1521) contro la pratica si scagliò Lutero. Era il tempo in cui il domenicano Johannes Tetzel sosteneva che ci si potesse liberare dai peccati con delle offerte; divenne celebre la sua frase: “Quando un soldo tocca il fondo della cassetta, un'anima vola in cielo”.
Al di là gli abusi, le indulgenze furono però una componente significativa della religiosità medievale. Molto popolari, celavano una poliedricità di applicazioni con ripercussioni sociali, culturali e politiche. Oltre le crociate, trovarono spazio con canonizzazioni, carità, repressioni di eresie, incoronazioni di papi e principi, costruzioni e sostentamento di chiese, ospedali e persino ponti.
Un libro, a cura di Etienne Doublier e Jochen Johrendt, intitolato “Economia della salvezza e indulgenza nel Medioevo” (Vita e Pensiero, pp. 248, euro 25) indaga, con nove saggi, questo mondo dell'età di mezzo e pone in evidenza tra l'altro le radici della pratica, il suo legame con i pellegrinaggi e le elemosine, con le crociate e la città di Roma. Le indulgenze modificarono la concezione della salvezza; e non soltanto.
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